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Covid, perdita di gusto e olfatto: i sintomi pesanti della variante Xec

(Adnkronos) – Cresce la nuova variante Xec del coronavirus di Covid, che secondo gli esperti ha tutti i numeri per diventare dominante nel mondo. Ma come riconoscerla? I nuovi mutanti di Sars-CoV-2, con Xec che “sarà la variante dell’inverno”, senza test sono “non differenziabili dalle altre malattie respiratorie”, causando infezioni con “sintomi molto variegati da […]

Covid, più rischi di infarto e ictus fino a 3 anni dopo la malattia: lo studio

(Adnkronos) - Il Covid ha aumentato significativamente il rischio di infarto, ictus e morte fino a 3 anni dopo l'infezione. In particolare dopo una forma grave, tra le persone che hanno contratto il ceppo originale di Sars-CoV-2 durante la prima ondata, prima dell'arrivo dei vaccini. E' la conclusione di uno studio finanziato dai National Institutes of Health (Nih) americani e pubblicato sulla rivista 'Arteriosclerosis, Thrombosis, and Vascular Biology', dal quale emerge anche un'altro dato: le persone con gruppo sanguigno 0 sembrerebbero più protette dagli effetti gravi di Covid-19.  

Ricerche precedenti hanno già indicato una maggiore probabilità di eventi cardiovascolari dopo un'infezione Covid, ricordano gli Nih. Ma i nuovi risultati, precisa l'agenzia governativa, sono i primi a suggerire che questo rischio aumentato potrebbe durare fino a 3 anni dopo il contagio, almeno per le persone che si sono infettate nel corso della prima ondata. Il nuovo lavoro, aggiungono gli Nih, è anche il primo a dimostrare che la maggiore probabilità di infarto e ictus dopo una forma grave di Covid-19 potrebbe avere una componente genetica relativa al gruppo sanguigno. Gli autori hanno infatti osservato che un ricovero per Covid ha più che raddoppiato il rischio di infarto o ictus tra i pazienti con sangue dei gruppi A, B o AB, ma non in quelli di gruppo 0. Questo perché avere sangue di gruppo 0 sembra associarsi a un rischio inferiore di Covid grave. 

Lo studio ha coinvolto 10mila pazienti della Uk Biobank, di età compresa fra 40 e 69 anni, di cui 8mila avevano avuto una positività al coronavirus pandemico e 2mila erano stati ricoverati in ospedale per Covid-19 grave, tra il primo febbraio e il 31 dicembre 2020. Nessuno era stato vaccinato contro Covid, perché i vaccini allora non erano ancora disponibili. I due gruppi sono stati confrontati con un terzo, composto da quasi 218mila persone che in quel periodo non erano state contagiate da Sars-CoV-2. I ricercatori hanno quindi monitorato i pazienti dei primi due gruppi dal momento della diagnosi di Covid-19 fino allo sviluppo di infarto o ictus, o alla morte, per quasi 3 anni. Considerando le persone con cardiopatia preesistente, pari a circa l'11% in entrambi i gruppi, gli scienziati hanno calcolato che - rispetto a chi non aveva mai avuto Covid - il rischio di infarto, ictus e morte era 2 volte più alto tra chi era stato infettato e 4 volte maggiore tra chi aveva avuto una forma grave, da ricovero in ospedale. Per tutti i 3 anni di follow-up, inoltre, la probabilità di un evento cardiovascolare maggiore restava significativamente più alta nelle persone che avevano avuto Covid, rispetto ai controlli. In alcuni casi, il pericolo di infarto o icuts era paragonabile a quello conferito da un fattore di rischio cardiovascolare noto, come il diabete di tipo 2, o addirittura superiore.  

"Questo studio getta nuova luce sui potenziali effetti cardiovascolari a lungo termine di Covid-19", che rappresenta "una minaccia per la salute pubblica ancora incombente", afferma David Goff, direttore della Divisione di Scienze cardiovascolari del National Heart, Lung and Blood Institute, parte degli Nih "Questi risultati, soprattutto se confermati da un follow-up a lungo termine - aggiunge - supportano gli sforzi per identificare strategie efficaci di prevenzione delle malattie cardiache per i pazienti che hanno avuto una forma grave di Covid-19. Ma serviranno altri studi per dimostrarne l'efficacia". 

"Considerando che oltre 1 miliardo di persone in tutto il mondo hanno già contratto l'infezione" da Sars-CoV-2, "le implicazioni per la salute cardiaca globale sono significative", avverte Hooman Allayee, professore di Scienze della popolazione e della salute pubblica alla University of Southern California, Keck School of Medicine di Los Angeles, responsabile dello studio. "La questione, ora - sottolinea - è capire se Covid-19 grave debba essere considerato un altro fattore di rischio per le malattie cardiovascolari, proprio come il diabete di tipo 2 o la malattia arteriosa periferica". 

Gli autori puntualizzano che i risultati del lavoro si applicano principalmente alle persone che sono state infettate da Sars-CoV-2 all'inizio della pandemia, mentre non è chiaro se il rischio di malattie cardiovascolari persista o possa persistere in chi si è ammalato gravemente di Covid dal 2021 a oggi. Gli scienziati spiegano anche che i risultati andranno confermati con ulteriori indagini su una popolazione etnicamente più differenziata da quella della Uk Biobank. Infine, poiché i partecipanti allo studio non erano vaccinati, saranno necessarie future ricerche per determinare se lo stato vaccinale influenza o meno il rischio cardiovascolare da Covid. Serviranno poi studi sul legame tra infezione e gruppo sanguigno, perché il meccanismo di interazione gene-virus resta poco chiaro. 

Trump e Putin, dal covid alle telefonate: il feeling tra Donald e Vladimir

(Adnkronos) - Donald Trump in aiuto di Vladimir Putin durante la pandemia di covid. I fatti risalgono al 2020, come ricostruisce Bob Woodward, firma di punta del Washington Post, nel suo nuovo libro 'War'. Putin, alle prese con l'emergenza coronavirus, ha ricevuto il soccorso dell'allora presidente degli Stati Uniti. Trump ha inviato al leader del Cremlino forniture di test e tamponi a stretto uso personale. Un dono gradito, anche se scomodo. 

"Non voglio che tu lo dica a nessuno, la gente se la prenderebbe con te. Non con me", avrebbe detto Putin al 'collega' accettando il regalo. Il legame tra il presidente russo e l'ex presidente degli Stati Uniti, secondo Woodward, è rimasto solido nel corso degli anni. All'inizio del 2024, Trump e Putin si sono sentiti in una telefonata privata: The Donald, dalla sua residenza di Mar-a-Lago in Florida, ha chiesto ad un collaboratore di lasciare la stanza e, una volta solo, ha telefonato. 

I dettagli della conversazione non sono noti. Secondo il collaboratore di Trump, anonima fonte citata dal giornalista, i colloqui con Putin sarebbero stati almeno 7 dal 2021, quando il mandato dell'ex presidente si è concluso. "Trump è stato il presidente più sconsiderato e impulsivo nella storia americana e sta dimostrando lo stesso carattere come candidato alla presidenza nel 2024", scrive Woodward nel suo volume, con affermazioni a cui la campagna di Trump non ha replicato. 

Nel libro, l'autore si sofferma anche sulla posizione di Trump in relazione alla guerra tra Ucraina e Russia. Woodward fa riferimento all'opposizione dell'ex presidente all'invio di massicci aiuti a Kiev e evidenzia il peso di Trump nell'opposizione di un'ala del partito repubblicano al maxipacchetto da 61 miliardi autorizzato dal Congresso solo a maggio, dopo mesi di melina. Ad ammorbidire la posizione dell'ex presidente è stato lo speaker Mike Johnson. Trump si sarebbe convinto non per un genuino sostegno alla causa ucraina ma per valutazioni elettorali: aiutare almeno in parte Kiev porterà vantaggi nel voto del 5 novembre. 

 

Ospedale, donazione per il reparto di Medicina in memoria del dottor Paolo Biagini

Si è tenuta stamattina (24 settembre), all’ospedale di Città di Castello, una cerimonia di donazione in memoria del dottor Paolo Biagini, stimato medico prematuramente scomparso. L’evento è stato un’occasione per ricordare il suo impegno professionale e umano, oltre che per celebrare la solidarietà della comunità. La donazione è frutto di una somma raccolta da una pedalata […]

Harris-Trump, dall’Ucraina all’aborto: i punti chiave del dibattito

(Adnkronos) - Dall'Ucraina all'Afghanistan in politica estera, dall'aborto all'immigrazione per quanto riguarda la politica interna fino ai rapporti commerciali con la Cina e al rilancio dell'economia. Questi i temi centrali del primo dibattito televisivo andato in onda sull'Abc tra la vice presidente americana e candidata democratica Kamala Harris e l'ex presidente e candidato repubblicano Donald Trump. 

 

Sul ruolo degli Stati Uniti rispetto all'aggressione russa, Harris ha affermato che se Trump fosse attualmente in carica, il presidente russo, Vladimir Putin, avrebbe preso il controllo di Kiev. Putin "ti avrebbe mangiato a pranzo", ha detto la vice presidente Usa all'ex inquilino della Casa Bianca. "Credo che il motivo per cui Donald Trump dice che questa guerra finirà entro 24 ore è perché lui semplicemente rinuncerebbe", ha aggiunto Harris mentre lui vantava rapporti amichevoli sia con il leader del Cremlino, sia con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. 

Evitando di parlare di aiuti militari, Trump ha detto che "voglio che la guerra finisca. Voglio salvare vite. Ci sono milioni di persone che sono state uccise". Quando gli è stato chiesto se fosse nel miglior interesse degli Stati Uniti che l'Ucraina vincesse, Trump ha detto che "penso che sia nel miglior interesse degli Stati Uniti porre fine a questa guerra, negoziare un accordo, perché dobbiamo impedire che tutte queste vite umane vengano distrutte". 

 

La guerra nella Striscia di Gaza tra Israele e Hamas dopo l'assalto del 7 ottobre è stata tema del dibattito tra Harris e Trump. Per la vice presidente si è creata un'altra occasione per chiedere un cessate il fuoco e un accordo sugli ostaggi a Gaza, esprimendo al contempo vicinanza sia per gli israeliani sia per i palestinesi colpiti dal conflitto. Harris quindi ha condannato l'attacco del 7 ottobre di Hamas al sud di Israele, ma ha affermato che "troppi palestinesi innocenti sono stati uccisi" dall'offensiva militare in corso di Israele a Gaza. 

Trump, invece, ha affermato che la guerra non sarebbe avvenuta sotto la sua Amministrazione e ha sostenuto che Israele "non esisterà" più entro due anni se Harris venisse eletta presidente. "Odia Israele e odia gli arabi", ha ripetutamente detto di Harris ricordando la sua assenza durante il discorso del premier israeliano Benjamin Netanyahu al Congresso. Lei, invece, ha detto che "darò sempre a Israele la possibilità di difendersi", chiedendo la fine della guerra e una soluzione a due stati che fornisca sicurezza al popolo israeliano "e in egual misura ai palestinesi". 

 

Trump ha provato a mettere in difficoltà la sua avversaria sul ritiro dall'Afghanistan, ma Harris ha ricordato che fu il tycoon a concludere un accordo disastroso invitando i Talebani a Camp David. "Quattro presidenti hanno detto che si sarebbero ritirati e Joe Biden lo ha fatto", ha detto Harris. "Di conseguenza, i contribuenti americani non stanno pagando i 300 milioni di dollari al giorno che stavamo pagando per quella guerra infinita, e ad oggi, non c'è un solo membro dell'esercito degli Stati Uniti che sia in servizio attivo in una zona di combattimento in nessuna zona di guerra nel mondo, la prima volta in questo secolo". 

Harris ha poi attribuito la colpa dei problemi ereditati dall'Amministrazione Biden-Harris alla gestione delle relazioni tra Stati Uniti e Afghanistan da parte dell'ex presidente Donald Trump. "Donald Trump, quando era presidente, ha negoziato uno degli accordi più deboli che si possano immaginare. Si definisce un mediatore. Anche il suo consigliere per la sicurezza nazionale ha detto che era un accordo debole e terribile''. Harris ha criticato Trump per aver negoziato direttamente con i Talebani. 

 

Harris ha anche accusato Trump di aver venduto gli Stati Uniti alla Cina ''per dare a Pechino la possibilità di rafforzare il suo esercito'' e ha ricordato come durante la pandemia causato dal coronavirus ''ha persino ringraziato Xi Jinping''. Trump ha replicato definendo Harris ''una marxista che ha distrutto il paese con politiche che sono folli''. 

 

Delicato, ma anche senza esclusioni di colpi da parte di Trump, il tema del diritto all'interruzione di gravidanza. ''Il popolo americano ha votato per la libertà riproduttiva'', ha detto Harris promettendo di difendere il diritto all'aborto e ad avere un figlio. Sottolineando, quindi, le difficoltà che affrontano le donne americane in quegli Stati dove è vietato interrompere la gravidanza, ma anche dove alle aspiranti madri è difficile accedere alle cure ormonali e alla fecondazione in vitro. E insistendo sul fatto che debba essere il governo a occuparsi di queste questioni. 

Per contro, Trump non ha risparmiato colpi e affermazioni allarmanti, sostenendo che i democratici sono a favore dell'esecuzione dei bambini al nono mese di gravidanza e anche dopo la nascita. Trump ha tuttavia chiarito di ritenere utile fare eccezioni sull'aborto nei casi di stupro, incesto e minacce alla vita della madre. 

 

Un autoelogio, sia da parte Harris, sia Trump, per il loro lavoro svolto per migliorare l'economia. Harris si è affrettata a spiegare la sua ''economia delle opportunità'', ovvero un piano che include riduzioni fiscali per chi avvia piccole attività, agevolazioni per i neo-genitori e gli acquirenti di prima casa e una stretta sui prezzi che pagano le aziende. ''Sono l'unica persona su questo palco che si occupa di sostenere la classe media'', ha detto Harris, sottolineando la sua provenienza da una famiglia della classe media. 

Trump, nel frattempo, ha descritto come quella sotto la sua Amministrazione come la "migliore economia" e ha accusato Harris di aumentare i costi per le famiglie americane. "La gente non può uscire e comprare cereali, o bacon, o qualsiasi altra cosa", ha detto. L'inflazione è salita sotto l'amministrazione Biden-Harris, ma è calata altrettanto rapidamente. Ad agosto, il tasso di inflazione degli Stati Uniti si è attestato al 2,9%, al di sotto della media di quasi il 3,3%. Trump ha anche pubblicizzato la sua posizione sui dazi , ai quali intende dare priorità se tornerà alla Casa Bianca. 

 

Nel corso del dibattito Trump ha spostato il suo discorso sull'immigrazione, parlando di criminali accolti nel paese e di città in cui gli animali domestici, ''cani e gatti'' per la precisione, vengono mangiati dagli immigrati in arrivo. Harris dal canto suo ha sottolineato come è stata "l'unica persona sul palco che ha perseguito organizzazioni transnazionali". E ha anche accusato Trump di aver chiesto al GOP di opporsi alla legislazione per rafforzare il confine. "Preferiva affrontare un problema piuttosto che risolverlo", ha affermato. 

 

Harris ha quindi accusato Trump di aver fomentato la rivolta violenta del 6 gennaio del 2021 a Capitol Hill e che ha minacciato un ''bagno di sangue'' se non vincerà a novembre. Lui ha ribattuto dicendo che quel 6 gennaio ''non è morto nessuno'' e ha sostenuto che quella che si è svolta è stata una manifestazione pacifica condotta da persone che poi ''sono state trattate male''. Harris ha ricordato i 140 poliziotti feriti, ma Trump ha per contro citato l'attacco subito durante il comizio in Pennsylvania e accusando il partito democratico di fomentare l'odio contro di lui. ''Forse ho preso quasi una pallottola in testa per la loro retorica contro di me, per avermi additato come una minaccia alla democrazia'', ha dichiarato. 

Covid, vaccino nasale blocca contagio: speranza anche contro l’aviaria

(Adnkronos) - Un vaccino nasale potrebbe rappresentare la svolta contro le infezioni respiratorie, riuscendo a fare quello in cui i vaccini iniettabili hanno fallito: prevenire la trasmissione del virus. Dal Covid all'influenza stagionale, dal virus respiratorio sinciziale (Rsv) fino all'aviaria considerata da molti esperti la nuova minaccia pandemica, i patogeni che viaggiano per via aerea troveranno un ostacolo difficile da superare nei cosiddetti vaccini mucosali che si spruzzano nel naso o si fanno cadere nella bocca. Lo hanno dimostrato i ricercatori della Washington University School of Medicine di St. Louis, grazie a un articolato esperimento condotto sui criceti utilizzando un vaccino nasale anti-Covid. I risultati dello studio sono pubblicati su 'Science Advances'.  

I vaccini contro Covid-19, "sviluppati alla velocità della luce in pochi mesi" dopo la comparsa del nuovo coronavirus, sono stati "un trionfo della scienza moderna" e "hanno salvato milioni di vite", ricordano gli scienziati americani. Ma "nonostante tutto il bene che hanno fatto riducendo malattie e morti, le iniezioni non sono riuscite a fermare la pandemia" perché "non sono state in grado di bloccare la diffusione del virus". Un punto debole che i vaccini mucosali non avranno, sostengono gli autori del nuovo lavoro.  

Usando un vaccino nasale anti-Covid basato su una tecnologia della Washington University, già approvato in India e concesso in licenza all'azienda biotech Usa Ocugen per un ulteriore sviluppo negli Stati Uniti, i ricercatori hanno fornito una prova inedita: i criceti vaccinati con lo spray, anche se infettati, non hanno passato il virus ad altri criceti, interrompendo così il ciclo di trasmissione. Un vaccino tradizionale iniettabile ha confermato invece di non farcela.  

"Per prevenire la trasmissione virale è necessario mantenere bassa la quantità del patogeno nelle vie aeree superiori. Meno virus c'è, meno è probabile che si possa infettare qualcun altro tossendo, starnutendo o anche solo respirando", spiega Jacco Boon, professore di medicina, microbiologia molecolare e patologia e immunologia alla Washington University, autore senior della ricerca. "Questo studio dimostra che i vaccini mucosali sono superiori ai vaccini iniettabili nel limitare la replicazione virale e nel prevenire la trasmissione del virus a un'altra persona. In una situazione epidemica o pandemica - assicura l'esperto - questo è il tipo di vaccino su cui puntare". (segue) 

Niente tirocinio infermieristico senza vaccino covid, protesta studenti a Lecce

(Adnkronos) - "Non hai il vaccino contro il Covid? Non puoi fare tirocinio in ospedale. Ergo non puoi laurearti". A denunciare il problema sui social è Azione Universitaria (Au), puntando il dito contro "una legge regionale che" in Puglia "consentirebbe alle singole Asl di obbligare gli studenti a vaccinarsi qualora lo ritenessero (sulla base di non si sa cosa) opportuno. Peccato che quasi ovunque nel resto d'Italia questo vaccino non sia ormai più richiesto per effettuare il tirocinio", scrive l'associazione di destra. "Per questa controversa decisione - precisa - sono arrivate richieste di chiarimento del Garante della Privacy".  

"Un problema ancora più paradossale", osserva Azione Universitaria, "se consideriamo che medici, infermieri e in generale i membri del personale sanitario sono già stati reintrodotti a lavorare nella struttura anche senza alcuna dose di vaccino già a fine 2022 e continuano a farlo tuttora. Allora perché - chiede Au - uno studente che ha solo bisogno di fare esperienza lavorativa e di capire come funzionano i meccanismi ospedalieri viene ostavolato da un ricatto esclusivamente politico? A tal proposito - riporta l'associazione - quando ottenemmo il colloquio con il rettore" dell'università del Salento "e con il direttore generale" dell'Asl di Lecce, "proponemmo come soluzione la creazione di convenzione con altre strutture sanitarie (anche private, dove non è richiesto il vaccino) alternative al Fazzi", ospedale leccese sede universitaria, "per poter effettuare il tirocinio. Proposta immediatamente rifiutata senza ulteriori spiegazioni", sostiene Au. "Parlando invece con la Asl - aggiunge - ci viene detto che esiste una legge regionale" che permette appunto alle aziende sanitarie di prevedere l'obbligo vaccinale per gli studenti.  

"Come al solito la Puglia e l'amministrazione Emiliano devono sapersi distinguere", protesta l'associazione che fa riferimento in particolare al caso di Martina Mitrugno, studentessa la cui vicenda rimbalza sulla stampa locale. La giovane, "di 21 anni - si legge sul 'Corriere del Mezzogiorno' - a settembre sarebbe pronta ad iscriversi al terzo anno di Infermieristica, salvo però non poter frequentare il tirocinio obbligatorio per il suo corso di studi. La causa è la mancanza dei vaccini per il coronavirus. La ragazza, infatti - ricostruisce la testata - ha deciso fin dall'inizio della pandemia di non sottoporsi a nessuna profilassi, accettando per i primi 2 anni di sostenere delle visite specifiche con un medico competente che gli garantissero l'autorizzazione temporanea a frequentare i reparti". Ma "per il terzo anno il procedimento è cambiato, escludendola di fatto dall'attività all'interno delle strutture sanitarie". Conclude Au: "Come anche detto in un articolo de 'La Verità', su cui è comparsa la nostra Martina Mitrugno, chiediamo che nel 2024 uno studente non debba più subire il ricatto politico del vaccino anti-Covid e che si possa laureare".  

"Un infermiere che non capisce l'importanza delle vaccinazioni è bene che faccia un altro mestiere", commenta con l'Adnkronos l'epidemiologo Pier Luigi Lopalco, docente di Igiene all'università del Salento. 

"La vaccinazione del personale sanitario dovrebbe essere un obbligo etico, prima ancora che amministrativo", osserva Lopalco. "Gli operatori sanitari - spiega l'esperto, consigliere regionale del Pd - devono essere i primi a vaccinarsi per diversi motivi: proteggere se stessi ed i pazienti; evitare assenteismo nella stagione epidemica; essere d'esempio per i cittadini. Se uno studente delle professioni sanitarie non comprende questo concetto, significa che ha studiato poco e male". 

 

Da ‘influenza intestinale’ strascichi fino a 5 anni, lo studio

(Adnkronos) - Mai sottovalutare la cosiddetta influenza intestinale: la gastroenterite acuta può lasciare strascichi pesanti, persistenti fino a 5 anni. Può infatti evolvere in sindrome dell'intestino irritabile (Ibs), anche in forma grave. Lo ha scoperto uno studio pubblicato su 'Gut' (gruppo British Medical Journal) da un gruppo di ricercatori dell'università Cattolica del Sacro Cuore-Fondazione Policlinico Gemelli di Roma. Sotto accusa virus come Sars CoV-2 e batteri aggressivi come Campylobacter ed Enterobacteriaceae, responsabili di tante infezioni gastrointestinali estive. La Ibs, in altre parole, potrebbe rappresentare un'ennesima 'eredità' del Covid, o anche una sequela della 'maledizione di Montezuma' o 'diarrea del viaggiatore'. 

"La sindrome dell'intestino irritabile, un disturbo che coinvolge l'asse intestino-cervello - spiega Giovanni Cammarota, professore ordinario di Gastroenterologia della Cattolica e direttore della Uoc di Gastroenterologia del Gemelli - è caratterizzata da dolori addominali a insorgenza 'capricciosa', gonfiore, stipsi alternata a diarrea. Secondo le stime della Sige (Società italiana di gastroenterologia), affligge il 20-40% della popolazione italiana, con una predilezione per le donne e la fascia d'età compresa tra 20 e i 50 anni". Per alcuni è un disturbo di lieve entità, ma per molti altri è una condizione che impatta pesantemente sul quotidiano e sulla qualità di vita. Le cause non sono né ben definite, né univoche, e questo non aiuta a trovare soluzioni terapeutiche efficaci. Un contributo per colmare questa lacuna arriva dal nuovo lavoro, che ha puntato i riflettori sul coronavirus pandemico e su batteri aggressivi per l'intestino e pro-infiammatori come Proteobacteria ed Enterobacteriaceae. 

"Dopo aver fatto una ricognizione accurata di tutta la letteratura scientifica sulla comparsa di Ibs in seguito a un episodio di gastroenterite - illustra Gianluca Ianiro, docente di Gastroenterologia della Cattolica, gastroenterologo del Gemelli e autore corrispondente dello studio - abbiamo evidenziato che i sintomi di Ibs compaiono in una persona su 7 dopo un episodio di infezione gastrointestinale. L'analisi dei dati ha consentito anche di appurare che, dopo questo 'innesco', i disturbi permangono per 6-11 mesi in almeno la metà delle persone colpite da una gastroenterite acuta; ma altri studi suggeriscono che la durata dell'Ibs potrebbe protrarsi fino a oltre 5 anni". Non solo. "La presenza di disturbi d'ansia, prima dell'episodio di gastroenterite - sottolinea Serena Porcari, contrattista presso la Uoc di Gastroenterologia del Gemelli e primo autore della ricerca - triplica inoltre il rischio di sviluppare Ibs". 

"Per quanto riguarda gli agenti infettivi - precisa Porcari - il nostro studio ha evidenziato che la maggior comparsa di Ibs si ha dopo una gastroenterite acuta da Campylobacter (21%); le probabilità di sviluppare Ibs sono 5 volte maggiori dopo infezione da Proteobacteria o da Sars-CoV-2, e 4 volte maggiori dopo infezioni da Enterobacteriaceae". 

"La fisiopatologia dell'Ibs - commenta Antonio Gasbarrini, coautore del lavoro e preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'università Cattolica, ordinario di Medicina interna e direttore della Uoc di Medicina interna e Gastroenterologia del Gemelli - non è ancora sufficientemente nota e nell'immaginario collettivo, ma anche nell'opinione di molti medici, quelli che vanno sotto il nome di Ibs sono disturbi con un'importante componente psicologica e non una malattia di tipo 'organico'. Questo comporta il rischio di sottovalutare e sotto-trattare i pazienti, abbandonandoli ai loro disturbi". 

"Visto che la gastroenterite è un'evenienza molto comune, i risultati del nostro studio - rimarca Gasbarrini - potrebbero essere rilevanti in un'ottica di salute pubblica e portare i medici a seguire con più attenzione l'evoluzione di questi disturbi in un paziente che abbia presentato un episodio di gastroenterite acuta". 

L'associazione culturale TuttOggi è stata premiata con un importo di 25.000 euro dal Fondo a Supporto del Giornalismo Europeo - COVID-19, durante la crisi pandemica, a sostegno della realizzazione del progetto TO_3COMM

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