Ad agosto 2023 la Fondazione Burri annunciò al Comune di assumersi l'onere per la demolizione ma oggi l'edificio è ancora in piedi nel pieno degrado | In questi giorni scoperti faldoni e archivi con dati sensibili alla mercé di chiunque
Era l’agosto 2023 quando la Fondazione “Palazzo Albizzini-Collezione Burri” diede al Comune di Città di Castello la disponibilità ad assumersi l’onere per la demolizione della ex scuola Garibaldi, oltre alla bonifica dell’area circostante, muovendo di fatto un primo passo verso la realizzazione di piazza Burri secondo l’accordo di programma risalente al 2018.
Ma a quasi un anno di distanza da quella stretta di mano tra il presidente della Fondazione Bruno Corà e il sindaco tifernate Luca Secondi non solo l’edificio è ancora lì tra degrado e abbandono – peraltro pure pericoloso per le auto nel parcheggio che la circonda – ma in questi giorni, al suo interno, sono stati trovati anche numerosi faldoni ed archivi contenenti informazioni e dati sensibili, alla mercé di chiunque.
Dentro l’edificio cadente, infatti, – ormai in palese stato di abbandono da decenni – le informazioni contenute negli scaffali potrebbero essere assunte da qualsiasi persona, incluse quelle ritenute socialmente pericolose. Un fatto molto grave che va contro il rispetto della privacy e dei dati sensibili di ogni cittadino.
“Sarebbe da capire perché i responsabili dell’ufficio comunale competente non abbiano provveduto allo spostamento della documentazione – ha dichiarato il consigliere Tommaso Campagni (Fi) annunciando un’interrogazione in Consiglio – Chiediamo che vengano adottate le più opportune e tempestive azioni per mettere la documentazione in appositi locali custoditi”.
Va ricordato che l’accordo di programma per la realizzazione di Piazza Burri, firmato nel lontano 2018 dall’allora sindaco Bacchetta e dal presidente della Fondazione Corà – prevede che al posto della scuola sorga una struttura a tre piani tutta nera (secondo il volere del Maestro) di 16mila metri cubi (altezza al punto massimo di 20 metri, lunghezza 58 e profondità 16); il patto prevede un investimento di 15 milioni per la struttura e altri 15 della valutazione di mercato dell’opera Teatro Scultura (che sorgerebbe a poca distanza), finanziati da Fondazione e società accreditata ad operare per interesse istituzionale dalle autorità degli Emirati Arabi che insieme, dentro il nuovo edificio, gestirebbero Alveare, un centro internazionale per la promozione di grandi progetti e talenti.