di Ada Spadoni Urbani (*)
Chiedo da tempo alle associazioni pro-aborto che si contrabbandano “per la tutela della salute della donna” quale malattia curi la RU 486, la pillola abortiva che potrà presto essere somministrata anche in Umbria. Lo chiedo, ora, anche a quei politici che si sono intervenuti sulla stampa regionale quasi a pubblicizzare i benefici dell'aborto praticato con questo metodo.
L'aborto è una possibilità – qualcuno arriva, erroneamente, a definirlo un “diritto” – prevista da una legge dello Stato. Una legge che non discuto. Discutiamo invece se questo metodo abortivo comporta davvero minori rischi per le donne. Discutiamo anche delle ricadute nella mentalità corrente – specie di ragazze giovanissime che rappresentano una quota crescente delle donne che fanno ricorso all'aborto. Perché il rischio è la trasformazione totale dell'aborto in metodo anticoncezionale (in parte tale trasformazione è già avvenuta, vista la frequenza con cui percentuali crescenti di donne compiono il secondo o il terzo aborto).
La proposta di rendere obbligatorio il ricovero nel caso della somministrazione della RU 486 è importante per la salute delle donne. La RU 486 non rappresenta una “passeggiatina al parco” e in vari casi ha presentato controindicazioni per la salute di chi ne ha fatto uso. Non può essere effettuato in pazienti che presentino allergia al mifepristone, insufficienza surrenalica, disordini emorragici o che siano in terapia con anticoagulanti o cortisonici. L'RU-486 non può essere somministrato oltre le 7 settimane di gravidanza. È controindicato in caso di gravidanza extrauterina. Le prostaglandine non possono essere somministrate in caso di ipertensione arteriosa, angor (angina), sindrome di Raynaud, insufficienza cardiaca, aritmia…
Vogliamo dirle queste cose o ne facciamo una questione ideologica ?
Il day-hospital somiglia più ad una affermazione ideologica preconcetta che non ad una scelta medica prudenziale.
Oggi siamo tutti portati a rendere facile e semplice anche ciò che non lo è: la semplificazione aiuta. Occorre però distinguere le situazioni: sulla salute le decisioni devono essere prese con calma e con cognizione di causa !
Sul cambiamento di mentalità provocato da un aborto “facile come bere un bicchier d'acqua” (e non è così) ci sarebbe da dire molto. Io mi metto sempre dalla parte del più debole, quel “grumo di cellule” che io so essere una persona. Col valore di una persona. Un aborto è un gesto estremo, non un diritto. Ma se chiedeste a tanti giovani e adulti la risposta sarà l'opposto.
È alla vita umana che non si pensa più, si dà sempre meno valore.
E il dramma continua anche dopo il concepimento !
(*) Senatrice Pdl