Spoleto Jazz su 3 appuntamenti totali -con un programma fuori dal mainstream- ha già totalizzato un soldout e un pienone al limite
Diciamoci la verità, Spoleto se la merita proprio una rassegna del Jazz come quella ideata e progettata da Visioninmusica. Una serie di appuntamenti “Shaken, not Stirred”– agitati non mescolati, come i Martini di James Bond. Un grande lusso!
Quando un Martini si agita e non si mescola…
Ci vuole classe e una dose sapiente di conoscenza del settore per capire cosa offrire al pubblico. Quando poi si tratta di una platea come quella di Spoleto, non proprio digiuna di frequentazioni artistiche e che ne ha viste di tutti i colori in più di 70 anni di palcoscenico attivo, tra Lirico Sperimentale e Festival dei Due Mondi, si può comprendere la ferrea volontà di fare bene il proprio mestiere, anche fosse solo nel servire un Martini. E in verità la musica agitata e non mescolata ci piace proprio di più!
Ed intanto, nel nostro piccolo territoriale, se volessimo “confrontare” la riuscita della manifestazione spoletina rispetto ad altre più blasonate della regione, possiamo constatare che Spoleto, su 3 appuntamenti totali -e con un programma fuori dal consueto mainstream– ha già totalizzato un soldout e un pienone al limite del tutto esaurito (mancavano appena una 20ina di posti disponibili nel Loggione).
Sul terzo appuntamento poi ci si aspetta una discreta ressa, visto che l’artista in programma (Jesus Molina quintet) arriva per la prima volta in Italia, dopo aver vinto un Latin Grammy Awards ed essere considerato l’astro nascente del pianismo virtuoso nel jazz.
Il Crooner arrochito…
Dopo l’apertura vorticosa con Matteo Mancuso che ha proposto all’eterogeneo pubblico spoletino un genere e uno stile di suono, completamente riarrangiato, che non si ascoltava da anni, il secondo concerto ideato da Visioninmusica di Silvia Alunni, si è indirizzato al puro gusto dell’ascolto e alla tradizione dei grandi crooner di stampo americano.
Voci “leggermente” arrochite da sigarette senza filtro e discrete libagioni di Bourbon che rendono l’atmosfera rilassata e incline a qualche curva pericolosa.
Non crediamo serva fare la lista completa ma giusto per memoria ricordiamo Frank Sinatra, Dean Martin, Tony Bennet, Sammy Davis Jr., quei ragazzoni scapestrati che frequentavano il Sands o il Desert Inn di Las Vegas.
“Extra” Strong, direttamente da London city
Ed allora ecco arrivare da Londra a Spoleto per l’unico suo concerto italiano del 2022, Anthony “extra” Strong e il suo gruppo. Esattamente “extra” Strong come le caramelle alla menta che cambiano temperatura alla gola.
Basterebbe il solo tener di conto il fatto che questo affermato crooner, so much british, fa visita a Spoleto per una data unica in Italia, per far capire il lavoro di relazione con gli artisti che c’è dietro ai 20 anni di attività di Visioninmusica.
Gli artisti, di qualunque arte si tratti, sembra vengano volentieri a Spoleto perchè nell’immaginario internazionale rappresentiamo ancora il contenitore culturale più adatto, confortevole e dotato di fascino che si possa trovare in circolazione. Da noi i teatri sono perfetti per qualsiasi dimensione di spettacolo e l’offerta di altri spazi-contenitore non è proprio da buttare, chiese incluse.
Per gestire una simile ricchezza occorre dunque avere ben chiaro cosa ci ritroviamo per le mani, senza tremolii o tentennamenti, con poche idee chiare e supportate da esperienza.
Esattamente come accaduto per Spoleto Jazz 2022, un esempio tangibile di quanto appena illustrato.
Il concerto unico e irripetibile
Anthony Strong è decisamente un crooner, leggero quanto basta, ma dalla solida formazione culturale e musicale. La cosa straordinaria di questo artista che bazzica i più importanti palcoscenici d’Europa è che oltre la voce, ha delle mani d’oro. Strog è infatti un eccellente pianista e la cosa si sente tutta soprattutto negli arrangiamenti dei pezzi che mostrano capacità descrittive di primissimo livello. Basta ascoltare una ritmica e discontinua cover di Yesterday per accorgersene. Un brano che è stato suonato in qualche milione di modi diversi, ma che a Spoleto Strong offre con un gradevole sapore jazzy.
E se nella parte musicale il nostro “extra” crooner sa decisamente il fatto suo, nella parte molto attesa del vocalizzo l’artista offre un voce modulare leggermente arrochita che soprattutto in Nature Boy del grande Nat King Cole diventa a tratti dissonante ed anche fuori registro, ma dal fascino decisamente piacione. Il nostro british Strong la sa davvero lunga ed è anche merito della sua lunga frequentazione con il teatro in gioventù.
Per un crooner di classe, una solida formazione di palcoscenico non è affatto un dato secondario. Basta ascoltare qualche registrazione live dei concerti di Frank Sinatra per rendersi conto che i dialoghi introduttivi ai pezzi musicali fatti con il pubblico in sala erano quasi la metà esatta del concerto.
E Anthony Strong non rinuncia infatti a raccontare la genesi dei pezzi anche se nel concerto spoletino la scelta è quella di inondare la platea di suoni nella maniera più copiosa possibile.
Consumato chansonnier che scherza sul suo accento francese, in On A Marché Sur La Lune scritta insieme a Guy Mathers, Strong trasferisce la platea spoletina direttamente ai tempi (1936) del ben noto Charles Trenet quando cantava Vous obliez votre Cheval (Vi siete dimenticato il cavallo!). Un pezzo di musica simpaticissima che, se non si è anche attori non rende giustizia, allo stesso modo di chi semplicemente la canta.
E quando invece Strong decide di farla grossa, basta sparare a velocità supersonica, con le note che escono dal pentagramma come molle impazzite, una improbabile ma divertente Cheek to Cheek dove di azzardi cromatici il nostro “extra” crooner ne prende a iosa, con la faccia tosta di chi sa che il pubblico non farà in tempo a canticchiare nemmeno la prima strofa, perchè nel frattempo la canzone è già finita. Nemmeno 2 minuti e mezzo. Nemmanco i razzi di Kim Jong Un sono così veloci.
Ma il concerto non è solo gioco, passione e divertimento. Strong sa riarrangiare seriamente delle cose meravigliose dove si sente un mestiere profondo e solido come nel caso dello standard I can’t give you anything but love, oppure On a clear day.
Fantastici e senza sbavature i comprimari di Anthony Strong, Nick Costley White eccellente chitarrista e fantastico nello stile manouche, il robusto Spencer Brown contrabbassista e infine David Ingamells, batterista senza fronzoli ma efficacissimo.
Spoleto e il magnetismo orbitale
Roba seria che ci siamo goduti con grande soddisfazione proprio a Spoleto, quel posto che per soli 25 chilometri non è il centro del mondo (lu centru de lu munnu) ma che se non altro gli orbita intorno con grande magnetismo attrattivo.
Applausi a non finire e bis a raffica senza nemmeno il bisogno di chiederli a gran voce. E credeteci, si sente molto bene quando una platea è completamente soddisfatta. Diventa un organismo che risuona all’unisono con gli artisti sul palco.
Abbiamo dunque una missione da compiere, subito dopo l’attesissimo concerto di Jesus Molina del 18 novembre prossimo, ed è sbarcare direttamente a Spoleto Jazz 2023, possibilmente con una serie di appuntamenti da far tremare i polsi con tutti i polsini.
Foto: Tuttoggi.info (Carlo Vantaggioli)