Aziende a rischio fallimento per blocco credito, a Terni sono 125. L'allarme di CNA "A rischio oltre 700 posti di lavoro"
Il blocco della cessione del credito e di conseguenza lo stop al Superbonus sta facendo sentire i propri effetti anche nella provincia di Terni. “In base all’indagine condotta dalla CNA nazionale delle oltre 33.000 imprese italiane a rischio fallimento almeno 125 sono ternane” – è questo il dato riportato dalla Confederazione Nazionale Artigianato. “Nel nostro territorio – afferma la responsabile di Terni, Laura Dimiziani – sarebbero devastanti gli effetti negativi oltre che sul sistema delle imprese, già messo a dura prova negli anni passati, anche sul fronte occupazionale con oltre 700 posti di lavoro a rischio. In questo momento le imprese più in difficoltà – continua Dimiziani – sono quelle che hanno rilasciato ai propri clienti e committenti lo sconto in fattura per tutti i lavori eseguiti in riferimento al superbonus e a tutti gli altri bonus edilizi”.
Blocco crediti, rischio fallimento
“Le imprese hanno i cassetti fiscali pieni di crediti maturati a seguito dei lavori svolti ma purtroppo le tasche vuote per l’impossibilità sopraggiunta improvvisamente di cedere il credito alle banche e alle Poste Italiane che fino a pochi giorni fa sono stati i principali interlocutori ai quali si sono rivolte le imprese per la cessione. Ora le banche – si legge ancora nella nota di Cna – hanno comunicato ufficialmente la loro indisponibilità ad acquisire nuovi crediti e stanno rallentando le acquisizioni dei crediti già concordati tra la fine del 2021 ed i primi mesi del 2022, L’ENEA annuncia che sono terminate le risorse disponibili per il 2022 e le imprese, che rappresentano l’anello debole della catena, rischiano di fallire perché hanno creduto e scommesso su un’opportunità prevista dalle norme statali. Sono urgenti interventi immediati da parte del Governo.
Imprese a rischio fallimento
“Non si possono far fallire tutte imprese che hanno scommesso sulla ripresa, realizzato investimenti importanti e assunto nuovo personale. Pertanto come CNA stiamo chiedendo un intervento urgente del governo che abbia come obiettivo principale quello di riattivare la cessione del credito almeno per tutti i lavori già avviati e per quelli per i quali sono stati già rilasciati i permessi a costruire. Poi dovranno essere affrontate, per evitare l’insorgere di contenziosi tra i committenti, i tecnici e le imprese, tutte quelle situazioni per le quali sono già stati stipulati contratti d’appalto o realizzati progetti di fattibilità. Solo successivamente magari in sede di discussione della nuova legge di bilancio si potrà ragionare sul futuro rispetto al quale, una volta messe in sicurezza tutte le imprese, siamo disponibili ad un ampio confronto”.
“Sbloccare il credito”
“Nell’immediato per la nostra associazione – si legge ancora nella nota – le migliori soluzioni potrebbero essere rappresentate dalla possibilità di trasformare i crediti d’imposta in BTP direttamente acquisibili anche dalle imprese, oppure di allungare le tempistiche entro le quali gli intermediari finanziari possono usufruire delle detrazioni portandoli da cinque a dieci anni ampliando così i loro plafond disponibili permettendo di fatto il riavvio della cessione del credito. Quello che è certo è che la cessione del credito nei prossimi mesi costerà molto di più sia ai committenti privati che alle imprese; d’altronde l’inflazione galoppante, l’incremento degli spread e gli annunci della BCE già stanno provocando l’innalzamento dei tassi d’interesse per tutte le tipologie di finanziamento”.