Cgil, Uil, Csa e Usb contestano il ricorso del Comune di Spoleto alla sentenza del giudice del lavoro sul contratto integrativo decentrato firmato solo dalla Cisl
Quattro sigle sindacali stupite dal ricorso alla sentenza del giudice del lavoro annunciata dal Comune di Spoleto. Una questione che, secondo Cgil, Uil, Csa e Usb, rischia di creare un “danno economico” ai dipendenti dell’ente dopo che il Tribunale di Spoleto aveva riconosciuto le ragioni difese dalle quattro sigle di categoria contestando il contratto integrativo decentrato firmato solo dalla Cisl.
In una nota, quindi, le quattro sigle sindacali di categoria contestano gli ultimi provvedimenti del Comune, ripercorrendo la vicenda.
“Se un Giudice del Lavoro accoglie il ricorso di FP CGIL, UIL FPL e CSA R.A.L. e condanna un’amministrazione comunale per comportamento antisindacale questa cosa fa? Invece di tornare sui suoi passi e rispettare un diritto costituzionalmente garantito, decide di accogliere i suggerimenti della Cisl Fp e presentare il ricorso opponendosi al pronunciamento del Giudice.
Quello che può sembrare un paradosso (un sindacato che spinge affinché una parte pubblica perseveri nella condotta antisindacale, tra l’altro appena sanzionata) sta accadendo in questi giorni al Comune di Spoleto dove il Commissario Straordinario Tiziana Tombesi, coadiuvata dal Segretario generale Mario Ruggieri e dal dirigente al personale Giuliano Antonini, il 26 luglio scorso ha firmato il decreto commissariale per il ricorso in opposizione.
Riavvolgiamo il nastro. Dopo oltre due anni di trattativa l’amministrazione comunale decide di ignorare la volontà della Rappresentanza Sindacale Unitaria (R.S.U.) e di quattro sigle sindacali su cinque e firma il Contratto Integrativo Decentrato (CID) con il solo territoriale della Cisl Fp. FP CGIL, UIL FPL e CSA R.A.L. decidono di denunciare l’amministrazione per comportamento antisindacale (fatto mai accaduto in epoca recente).
L’11 luglio scorso il Giudice del lavoro, dott.ssa Marta D’Auria, conferma in toto la fondatezza delle motivazioni rappresentate dalle sigle sindacali e riafferma in sintesi tre principi:
- 1. per la sottoscrizione del CID non si può ignorare la volontà della maggioranza della R.S.U.;
- 2. se invece questa volontà viene ignorata l’amministrazione comunale fa un uso distorto della libertà negoziale e il CID firmato è illegittimo (condotta antisindacale);
- 3. anche in caso di illegittimità del CID firmato non può esserci un vuoto normativo, per cui deve essere applicato il contratto in vigore precedentemente.
È a questo punto che interviene la Cisl Fp con una lettera inviata al Commissario Tombesi, al Segretario generale Ruggieri e al dirigente Antonini, in cui esorta l’amministrazione comunale ad agire contro il pronunciamento del giudice e ad applicare un CID appena dichiarato illegittimo. La Cisl Fp ordina e l’amministrazione esegue, chiedendo la revoca del decreto con cui il Giudice ha accolto il ricorso dei sindacati e apostrofandolo come “erroneo, illogico, viziato e censurabile”: alla faccia degli interessi legittimi dei lavoratori che il Giudice aveva appena salvaguardato.
Cosa comporta questa decisione per i lavoratori del Comune di Spoleto? Il rischio ad oggi è che la richiesta del Giudice di riaprire immediatamente la trattativa venga disattesa e che l’amministrazione, immaginando un ricorso in appello, decida anche di bloccare il pagamento del salario accessorio a tutti i dipendenti pur in presenza di un decreto la cui esecuzione è obbligatoria e vincolante per le parti. Si configurerebbe in questo caso un notevole e ingiustificato danno economico, rispetto al quale agiremo con determinazione in ogni sede per far rispettare l’esecuzione di una sentenza e il diritto dei lavoratori a ricevere il salario accessorio del 2020.
Restiamo sbigottiti dal modo in cui l’amministrazione di Spoleto, ormai da quasi due anni, ha deciso di relazionarsi con le rappresentanze sindacali della funzione pubblica (ad eccezione della Cisl Fp ovviamente), manifestando costantemente una spiccata predisposizione a dialogare solo con chi è accomodante sulla spinta, questa la versione più volte propinata, di un fantomatico “principio meritocratico” che la parte pubblica è ben lungi dall’individuare. Chi pensava che tutto questo fosse esclusiva responsabilità della parte politica, dovrà oggi constatare che la problematica ha radici più profonde e ricade negativamente sulla gestione stessa dell’Ente e del personale che ne fa parte”.