Lo scopo degli studi è quello di verificare la reale pericolosità di queste faglie e determinare le corrette fasce di attenzione
Primi risultati per gli studi sulle faglie attive e capaci nel territorio interessato dalla ricostruzione post sisma del 2016. Si tratta di un’attività avviata dall’Ingv (istituto nazionale di geofisica e vulcanologia) il 5 ottobre scorso dopo un accordo con la struttura del Commissario straordinario alla ricostruzione.
Grazie a quest’ultimo, è già stato possibile avviare un approfondimento sulle faglie con una forte accelerazione dei tempi ed un’ampia revisione delle procedure rispetto a quanto era stato ipotizzato nel 2019 con l’Ordinanza 83, avente appunto come oggetto “Approfondimenti conoscitivi in zone di attenzione per faglie attive e capaci”, e che stanziava 568mila euro per questo.
Primi studi sulle faglie attive, buone notizie per Frontignano
I risultati della prima fase, a cui ora ne seguirà una seconda, sono stati ai sindaci dei territori interessati durante una riunione in videoconferenza con il commissario straordinario Giovanni Legnini.
Sono emerse intanto buone notizie per parte del territorio marchigiano ed in particolare per Frontignano di Ussita, dove finalmente la ricostruzione post sisma potrà partire.
La prima fase degli studi di approfondimento sulle faglie note che interessano alcuni centri urbani nel cratere del sisma 2016, e che fino a questo momento avevano bloccato la possibilità di presentare i progetti di ricostruzione e riparazione degli immobili danneggiati, ha infatti consentito di escludere l’esistenza di una faglia attiva e capace, e dunque pericolosa, nel nucleo abitato del centro sciistico. Nello stesso tempo, questa prima fase di analisi ha permesso al gruppo di lavoro di escludere la presenza di ogni fattore di rischio legato alle faglie per la zona urbana di Macerata.
La seconda fase degli studi sulle faglie e gli obiettivi
La prima parte di questo lavoro, realizzato insieme alle Università del territorio, si è conclusa venerdì con la presentazione dei risultati ai sindaci dei 12 Comuni interessati, nel pieno rispetto dei tempi previsti. Nella seconda fase del lavoro, che si concluderà entro la primavera, saranno effettuati studi più dettagliati sulle altre faglie attive e capaci presenti nei Comuni di Norcia, Preci, Capitignano, Montereale, Barete, Pizzoli, Leonessa, Cittaducale, Rieti, Cantalice e Rivodutri.
Lo scopo degli studi è quello di verificare la reale pericolosità di queste faglie e determinare le corrette fasce di attenzione, ovvero le distanze minime che debbono avere le nuove costruzioni da queste fratture del terreno, pericolose perché possono riattivarsi con un sisma, e che possono essere significativamente ridotte accertandone le singole specificità.