Alessia Chiriatti
Un 2013 tutto sommato positivo per l'Umbria sul fronte della salute degli enti pubblici: sono tre i comuni commissariati sul territorio regionale, tutti in provincia di Perugia. Stiamo parlando di Gubbio, Gualdo Tadino e Cannara. Una situazione che in realtà appare migliore rispetto al resto d'Italia, dove il trend è decisamente negativo rispetto al 2012: solo quest'anno, infatti, su tutto il territorio nazionale sono 69 i consigli comunali affidati ad un commissario prefettizio o straordinario, una trentina in più rispetto all'anno precedente, dei quali la maggior parte si trova in Campania, Calabria e Lombardia. Le ragioni, almeno in Umbria, non sono poi così diverse tra loro: il trentenne Diego Guerrini (Pd, Gubbio), Roberto Morroni (Pdl, Gualdo Tadino) e Giovanna Petrini (Pd, Cannara) sono rimasti “vittime” di una mancata coesione all'interno delle loro stesse giunte. Se quest'ultima è stata quasi “accusata” di avere una gestione autoritaria dell'amministrazione comunale della città della cipolla, tanto che ben nove consiglieri su sedici sono arrivati a dimettersi quel fatidico 30 settembre, a Gubbio e Gualdo non è di certo andata meglio: nella città dei Ceri gli screzi per l'assegnazione di alcuni assessorati prima, diverse dimissioni poi (a volte rientrate) hanno fatto capitolare l'amministrazione il 20 maggio, dopo tre consigli andati deserti. A Gualdo Tadino la vicenda risale al 22 dicembre, dunque è più recente, anzi dal sapore natalizio: l'unica giunta di centro-destra dal dopoguerra scivola dopo la mancata approvazione del bilancio di previsione 2013, con i consiglieri di minoranza in piazza a manifestare, e tra lettere sospette e dimissioni tra gli scranni della maggioranza. La discussione sul bilancio sembrò essere il tallone d'Achille anche per Gubbio: o perlomeno fu quella, a maggio, la reale causa della caduta di Guerrini. In verità, a guardar bene, si era di fronte ad una maggioranza sfilacciata, con Sel autodimissionaria, e l'ombra dei renziani (di cui Guerrini è stato coordinatore perugino per le primarie del dicembre 2012) che spingeva verso un rinnovamento non tanto celato a fronte dello zoccolo duro del Pd locale e provinciale. Ed un'altra volta poteva essere un buco di bilancio a far cadere anche Spoleto, con l'amministrazione Benedetti, il quale però, con la solidarietà degli altri sindaci umbri, ha salvato capra e cavoli ritirando poi le dimissioni e con un piano di rientro di 9,7 milioni che mancherebbero all'appello nelle casse comunali.
Un bilancio (neanche a farlo apposta) del tutto positivo, se si considera la pressione fiscale di cui attualmente soffrono i comuni, oltre all'arrivo sulla scena del terzo polo del M5S che alle scorse elezioni aveva sbaragliato diverse amministrazioni, guadagnando, solo in Umbria, il 27,16%, e portando una ventata diversa, quasi proporzionale.
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