Serata di grande musica quella di ieri, 23 agosto al Teatro Romano di Spoleto per la chiusura del primo dei 2 weekend di programmazione del Festival dei Due Mondi.
In scena la talentuosa pianista Beatrice Rana, che a soli 27 anni, è unanimemente riconosciuta come una delle migliori artiste del panorama internazionale. La Rana per altro aveva vinto già nel 2016 il prestigioso Premio Abbiati.
Il recital al Romano
Un recital per piano solo al Teatro Romano è decisamente una sfida, non soltanto per il fatto dell’esibizione all’aperto e quindi con una serie di possibili disturbi all’acustica che rendono complicata la pulizia assoluta del suono, a cui molti artisti tendono maniacalmente.
Ma è una sfida anche per la scelta di un programma che non consenta al pubblico di distrarsi.
Fatta eccezione per gli appassionati e per i puristi, al Festival dei Due Mondi, da sempre, il pubblico è decisamente eterogeneo e il problema dell’attenzione, o meglio del coinvolgimento, può diventare in alcuni casi persino di natura esiziale.
Ma Beatrice Rana è stata una vera calamita ed il programma scelto non lasciava spazio a, “riposini“ pensosi.
I 4 Scherzi di Fryderyk Chopin proposti in apertura di concerto hanno predisposto il pubblico ad un ascolto curioso ed attento. Anche se molto famosi tra gli addetti ai lavori, non si possono definire per questo, partiture note ai più.
Siamo al cospetto di una vera sfida tecnica tra modulazioni tematiche, arpeggi, sobrie melodie e una ritmica molto decisa dove le scansioni dei bassi sono quasi una costante “portante”.
Monumentale la tecnica esecutiva di questa straordinaria e giovanissima artista che a dispetto di un fisico minuto, domina lo strumento con determinazione sapiente.
Passione e tecnica
Potrebbe sembrare politically incorrect parlare di grandezza delle mani (pensiamo a quelle di Benedetti Michelangeli, di Glenn Gould o di Martha Argerich), un dettaglio fisico determinante sulla capacità di gestire gli 88 tasti.
Ma Beatrice Rana fa della tecnica e della passione un suo punto di forza. E per questo le mani grandi sono solo un dettaglio.
Una capacità che diventa pura poesia quando si affrontano partiture come quella in programma di Isaac Albéniz-estratti da Iberia.
Affascina della giovane pianista, la concentrazione e il coinvolgimento emotivo durante l’ esecuzione, la perfetta conoscenza della partitura frutto di uno studio profondo e meticoloso.
Tutti dettagli che ne fanno una artista di assoluto prestigio mondiale.
Il pubblico del Romano si è poi sciolto definitivamente davanti alla passione esecutiva di La Valse di Maurice Ravel.
E l’applauso scrosciante e i “brava” sono esplosi inevitabili, come la richiesta di bis concessi dall’artista generosamente dopo essere stata chiamata più volte alla ribalta.
Una splendida serata che chiude il primo weekend di programmazione di questo mini-Festival dei Due Mondi che mantiene intatta, però, la grandezza delle scelte artistiche.