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Terni / Crisi Isrim / Parlano i lavoratori / Esclusiva TO®

Redazione

Terni / Crisi Isrim / Parlano i lavoratori / Esclusiva TO®

Lun, 02/12/2013 - 11:05

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Riccardo Foglietta

In data 25 ottobre si è svolto, a Palazzo Spada, un’audizione dei presidenti dei gruppi e delle commissioni consiliari avente come tema centrale il futuro dell’ISRIM di Terni. In quell’occasione, al termine dell’audizione, uscendo dalla sala consiliare l’assessore regionale allo sviluppo economico ed alle attività produttive Vincenzo Riommi ha avuto la possibilità di confrontarsi direttamente con i ricercatori e di dichiarare che, dal suo punto di vista, la soluzione migliore sarebbe consistita in un salvataggio del settore ricerca e dei corrispondenti posti di lavoro grazie ad un investimento pubblico, alimentando nel contempo il settore dei servizi mediante iniziative private. Qual’è però, al momento, la situazione in cui versano i lavoratori impiegati presso l’ISRIM? TO® ha avuto la possibilità di incontrare alcuni dipendenti dell’Istituto (Alberto Zingaretti, Daniela Ruco, Alberto Annunziata, Alessandra Conti, Silvia Saleppico, Emiliano Camuzzi e Simone Perugini); di seguito riportiamo il contenuto dell’intervista.
TO®: L’assessore Riommi, in precedenza, aveva prospettato un percorso di salvaguardia del personale che sarebbe passato attraverso la formazione di una società di servizi a capitale privato ed attraverso la formazione di una società pubblica per la ricerca; al momento qual’è lo stato delle cose?
Lavoratori ISRIM: Il 2 ottobre siamo stati ricevuti, a Palazzo Gazzoli, dall’assessore Riommi che in quella occasione ci tranquillizzò asserendo che, dal suo punto di vista, il settore della ricerca andrebbe tutelato mediante fondi pubblici, a differenza del settore dei servizi che trova il suo sostentamento nell’investimento privato. Il 29 ottobre, sempre a Palazzo Gazzoli ed in presenza dei rappresentanti sindacali, invece ci ha detto che avevamo frainteso; ad oggi (29 novembre n.d.r.) i liquidatori ci hanno comunicato che sono stati contattati dagli enti pubblici per monitorare l’andamento della situazione, senza fornire delle alternative. Si sta davvero cercando di intervenire per risolvere la situazione? Il 30 luglio la presidente della Regione Umbria Catiuscia Marini aveva dichiarato che sarebbe stata sua cura, a proposito della situazione ISRIM, assicurare un’iniziativa parallela all’azione di risanamento, volta all’individuazione di un percorso atto a non disperdere un patrimonio di conoscenze e di professionalità. Se qualche passo in avanti è stato fatto, ci piacerebbe saperlo.
TO®: Al momento in quali condizioni lavorano i ricercatori ISRIM? Quali sono le prospettive possibili?
L.I.: Questa mattina i liquidatori ci hanno comunicato che la situazione economica determinerà la cassa integrazione garantita fino al 31dicembre, ma non sappiamo ancora quanti lavoratori verranno interessati dalla cosa ed a quanto ammonterà, eventualmente, il monte ore previsto. La messa in cassa integrazione, probabilmente, riguarderà i ricercatori al momento impegnati in commesse che dovranno essere pagate e che, quindi, contribuiranno all’indotto dell’Istituto; ma questa è la prospettiva di un mese, dopo di che dovranno essere valutate le offerte di eventuali compratori, senza le quali si chiuderà. Nella migliore delle ipotesi, a partire da lunedì 2 dicembre, molti di noi resteranno a casa ed al momento non abbiamo nemmeno ricevuto rassicurazioni in merito agli stipendi arretrati. Si tenga conto, inoltre, del fatto che i lavoratori co.co.pro. (contratto di collaborazione a progetto n.d.r.) non potranno usufruire di nessun tipo di ammortizzatore sociale, di contratti di solidarietà o di alcuna cassa integrazione e che stiamo parlando di lavoratori che non percepiscono lo stipendio dal mese di agosto. Ci è stato anche comunicato che attualmente non ci sono nemmeno i soldi per pagare il riscaldamento, infatti lavoriamo nei laboratori e negli uffici ad una temperatura di circa 10° C, con infiltrazioni d’acqua alle pareti.
TO®: Avete in progetto delle iniziative per rivendicare i vostri diritti? Vi siete già mossi in tal senso?
L.I.: Fino ad oggi, nonostante le difficoltà incontrate negli ultimi anni e le pesanti decurtazioni alla busta paga, non abbiamo fatto nemmeno un giorno di sciopero per senso di responsabilità ed attaccamento al lavoro. Il personale ha continuato a lavorare con regolarità anche dopo la votazione per la messa in liquidazione dell’Istituto, nonostante si sia arrivati al quarto mese senza stipendio. Abbiamo consegnato al consiglio comunale una lettera per descrivere la nostra situazione e per chiedere delucidazioni; ci è stato detto che ci faranno sapere. Ci vengono a parlare di appetibilità per i privati quando invece siamo stati noi ricercatori, grazie alle nostre competenze ed al nostro impegno, ad aprire l’Istituto al settore dei servizi e, soprattutto, sapendo che i problemi finanziari si sono acuiti quando il socio di maggioranza, Tecnofin S.p.A., è fallito. Alcuni di noi sono impegnati in progetti europei di ricerca da quattro milioni di euro, con copertura fino al 2015, ottenuti con tanta fatica ed invece, andando in liquidazione, verranno ritirate le sovvenzioni al progetto e quei soldi non verranno investiti a Terni. L’ISRIM rappresenta uno dei pochi strumenti realmente operativi che la Regione ha a disposizione per le politiche di sviluppo, innovazione e supporto alle imprese. Lasciando l’Istituto allo sbando stanno mettendo in difficoltà non solo noi lavoratori, ma anche le aziende con commesse all’attivo che sono in attesa di riscontri da parte nostra e, più in generale, le ditte che necessitano di strumenti innovativi.

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