Tanto tuonò che piovve. Alla fine, dopo le insistenti voci di questi giorni, il consigliere Luciano Domenichini ha ufficialmente annunciato le dimissioni dal Partito Democratico tifernate, fornendo anche la sua versione dei fatti in merito al caso Schiattelli.
Domenichini è partito dal principio. Da solo, in mezzo alla Sala del Consiglio, ha voluto ricordare come dopo l’elezione del vicesindaco Bettarelli in Regione, sia stato avvicinato, in modo informale, “da più persone del mio stesso partito (non ha voluto specificare quali, ndr)”, che mi hanno avvertito di “tenermi pronto per un percorso all’interno della giunta“.
Dopo l’elezione di Bettarelli è iniziata una processione di “personaggi” a Trestina (il suo paese, ndr), tutti venuti con l’intenzione di sostenere la mia candidatura
“Era tutto pianificato – ha detto Domenichini – anche se io non avevo chiesto niente a nessuno. ‘Loro’ mi hanno chiesto la mia disponibilità e io l’ho data. Si era parlato anche di eventuali deleghe, era uscita pure l’ipotesi di un ruolo da presidente del Consiglio. Mi dichiarai onorato, in una riunione, per questa loro proposta, non tanto per me quanto per il mio territorio, la zona sud, bacino importante ma in sofferenza”
“Poi all’improvviso – ha continuato l’ex consigliere Pd – la mia candidatura ad assessore si è disciolta in una settimana, senza che nessuno abbia avuto coraggio di telefonarmi, o si sia degnato a spiegare il motivo dell’esautorazione del mio nome“.
Mi sono sentito tradito soprattutto per i cittadini che rappresento. La gente era euforica per la possibilità che Trestina venisse da me rappresentata e io ero felice per quello che consideravo un premio alla carriera dopo 15 anni di politica
Da qui è poi nata la decisione di Domenichini, “ampiamente anticipata al partito, che durante l’elezione del presidente del Consiglio comunale, non avrei mai potuto votare il candidato del Pd (la Mencagli, ndr). Una scelta che ho pubblicamente dichiarato in precedenza. Sono stato coerente“. Uno dei tre dissidenti della maggioranza, tra i 12 voti di Schiattelli, era quindi proprio lui.
Dopo questo “tradimento” da parte del Pd, Domenichini ha quindi annunciato le sue dimissioni dal Partito democratico ma, “poiché i cittadini credono ancora in me, – ha aggiunto – e mi hanno richiesto di recedere dal proposito di lasciare la politica e di continuare a rappresentarli, ho già consegnato la lettera protocollata per passare al Gruppo Misto e continuare a sostenere – ci tiene a sottolinearlo – la politica amministrativa di Bacchetta e della sua giunta“.