Nocera Umbra, Cristina Betti e la tesi sul terremoto

Nocera Umbra, Cristina Betti e la tesi sul terremoto: “Esperienza che fortifica”

Alessandro Orfei

Nocera Umbra, Cristina Betti e la tesi sul terremoto: “Esperienza che fortifica”

Nocera Umbra, Cristina Betti e la tesi sul terremoto: "Esperienza che fortifica". Presto convegni della dottoressa anche a Nocera Umbra
Gio, 19/12/2019 - 07:32

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Chi vede la propria casa crollare di fronte agli occhi sa che la sua vita non sarà più la stessa. Il terremoto, come ogni evento calamitoso, è un’esperienza devastante, una di quelle che ti travolge e non ti lascia come prima. È il caso di Cristina Betti, giovane laureata nocerina.

Cristina aveva cinque anni nel 1997, quando quel tragico sisma, devastò la città e tutta la dorsale appenninica. Di acqua ne è passata sotto i ponti e oggi Cristina ha discusso la sua tesi in cui mette a confronto il sisma del 1997 con quello del 2016. Tesi in “Scienza della politica e della pubblica amministrazione”, con il professor Marco Damiani come relatore.

Differenze

Due sismi differenti, quelli del 1997 e del 2016, in tutto a partire dal modello adottato: il primo decentrato con i cittadini protagonisti e partecipi del processo decisionale con incontri anche aperti alla cittadinanza.

Nel 2016 invece c’erano interventi urgenti ed è stato scelto di impostare tutto in maniera più accentrata. Maggiore ruolo al commissario straordinario nominato dal governo e meno agli enti locali. Differenze anche di modello di finanziamento.

Il modello migliore

Il modello migliore però, secondo la tesi di Cristina, che l’ha portata a intervistare personalità del calibro di Alfiero Moretti, Filippo Battoni, Roberto Segatori, Bruno Bracalente e Nicola Alemanno, non c’è. Non esiste perché ogni evento di questo tipo è a se stante.

Ci sono variabili come le dimensioni del territorio, la popolazione. Simili, in alcuni casi, sono le mancanze, a partire da un Testo unico sulla gestione delle emergenze, “per non ripartire sempre daccapo”.

Il terremoto di Cristina

Il terremoto, si diceva, segna. E Cristina lo ricorda con dovizia di particolari: “Non c’è difficoltà solo quando vedi quello che hai perso ma il problema è soprattutto quello che viene dopo. Un trauma che però, nel mio caso – dice – mi ha formato in maniera positiva. Chi vive queste situazioni ne esce meno materialista e più vicino alla bellezza delle piccole cose. Ricordo infatti lo spirito di comunità e di vicinanza che accomunava tutti coloro che erano costretti a vivere in una tendopoli”.

E ancora: “Ricordo anche i vigili del fuoco di Frosinone che vennero a scuola e donarono a tutti un regalo. E il gemellaggio che ne nacque con la città”.

Il prossimo obiettivo di Cristina è organizzare convegni per presentare la sua tesi.

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