Il provvedimento era nell’aria, ma poco fa è arrivata la conferma dal gip Valerio D’Andria: l’ex sottosegretario agli Interni Gianpiero Bocci e gli ex manager dell’Azienda ospedaliera di Perugia, Emilio Duca e Maurizio Valorosi, agli arresti domiciliati dal 12 aprile, possono tornare in libertà. Decadono le esigenze delle misure cautelari, perché per i tre si va al giudizio immediato, come richiesto dai magistrati titolari dell’inchiesta sulla Sanitopoli perugina, Abbritti e Formisano.
E’ quanto deciso nel decreto firmato poche ore fa dal giudice per le indagini preliminari Valerio D’Andria.
Un provvedimento che annulla l’udienza davanti al Collegio per discutere il ricorso contro la proroga degli arresti presentato per conto dei tre indagati dai rispettivi avvocati, David Brunelli, Francesco Falcinelli e Francesco Crisi.
Processo subito, dunque, per Bocci, Duca e Valorosi, ma solo per i reati posti a base della misura cautelare degli arresti domiciliari: a vario titolo, rivelazione di segreto d’ufficio e falso. I pm devono a questo punto decidere se estendere anche la contestazione di associazione per delinquere, accolta solo dal Tribunale del Riesame, i cui giudizi ipotizzano anche il livello politico del presunto sodalizio.
La Procura ritiene di aver raccolto prove a sufficienza (tra intercettazioni con il virus Trojan, documenti trovati nei pc e telefonini sequestrati e sulla base degli interrogatori) per andare subito al giudizio immediato relativamente ai presunti concorsi pilotati. Duca e Valorosi potrebbero optare per un rito alternativo, ma in base alla legge Spazzacorrotti rischiano comunque pesanti condanne. Le difese hanno comunque due settimane di tempo per chiedere eventualmente un patteggiamento (concordando quindi la pena con il pm) o il rito abbreviato, che gli consentirebbe in caso di condanna uno sconto di pena.
(Nella foto di copertina gli avvocati David Brunelli e Francesco Crisi)