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Marini – Oliverio, Zingaretti tentenna

Redazione

Marini – Oliverio, Zingaretti tentenna

Ma non nel senso auspicato da Perugia, dove i temporeggiatori diventano irriducibili | La lettera di Chiacchieroni | Porzi: "Io, garante delle Istituzioni"
Ven, 10/05/2019 - 19:58

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I temporeggiatori sono diventati ora irriducibili. Guidati, ufficialmente, da Gianfranco Chiacchieroni. Non si rassegnano all’idea che la legislatura regionale sia al capolinea. Fermata dalla magistratura prima ancora (secondo un po’ tutte le previsioni) che dalle urne.
Proprio Gianfranco Chiacchieroni ha scritto a nome del gruppo Pd al segretario nazionale Nicola Zingaretti. Oggetto: due pesi e due misure nel garantismo del Pd. Il riferimento è al caso del governatore della Calabria, Maurizio Oliverio, indagato per l’indagine sugli appalti eppure ancora al suo posto. Mentre Catiuscia Marini, indagata per abuso d’ufficio nell’inchiesta sulla Sanitopoli umbra, era stata caldamente invitata a farsi da parte. Lei, poi, le dimissioni le ha presentate dopo il pressing del partito nazionale (anche attraverso il commissario umbro Walter Verini) anche se proprio la maggioranza in Consiglio regionale ha poi deciso di congelarle. Per questo, il gruppo umbro dei dem vuole incontrarlo. Basta incontri con il commissario umbro Walter Verini, che finora aveva riportato da Roma a Perugia il pensiero del segretario, che riteneva il caso umbro ormai chiuso.

Zingaretti tentenna

Non c’è nessuna differenza di atteggiamento politico tra l’Umbria e la Calabria” ha detto Zingaretti, incalzato da vari esponenti del suo partito. Aggiungendo: “La politica deve sempre garantire trasparenza, difesa del territorio e selezione delle classi dirigenti“.
Il pressing su di lui sembra che lo faccia tentennare. Ma non nel senso voluto da Perugia, cioè chiedere a Catiuscia Marini (le cui dimissioni sono per il momento congelate e quindi revocabili) di restare al suo posto. Zingaretti sembra piuttosto intenzionato a chiedere anche ad Oliverio di farsi da parte, prima del voto del 26 maggio. Anche se il segretario vuole attendere l’evoluzione dei fatti. Un po’ come era accaduto con la stessa Catiuscia Marini, la cui posizione, agli occhi del segretario nazionale dem e dell’opinione pubblica, è peggiorata dopo la pubblicazione di una serie di intercettazioni su presunti favori ad una candidata ad un concorso in ospedale. Nel caso di Oliverio, invece, il gip sembra aver ridimensionato l’impianto accusatorio ipotizzato dai magistrati di Catanzaro. Ecco perché si attende ancora la decisione da prendere, anche sul piano politico, dove i tempi, ha ricordato Zingaretti (ma lo ha detto anche Marini nel discorso letto in Consiglio regionale) sono differenti da quelli della politica.

Rischio Cambogia al prossimo Consiglio

In questo Pd “a tante voci” il prossimo Consiglio regionale sulle dimissioni di Catiuscia Marini (previsto per il 17 o per il 18 maggio) rischia di essere un’altra Cambogia. Perché nonostante gli incontri carbonari di questi giorni, il partito potrebbe arrivare ancora una volta senza una linea comune sul da farsi. Nelle ultime ore sembra aver preso forza l’idea di alzare bandiera bianca per arrivare al difficile appuntamento elettorale senza incognite. Ma il “lodo Leonelli”, che proponeva di accettare subito le dimissioni della presidente, pur accompagnando l’atto con un documento politico che rivendichi il lavoro fatto in questi anni, è stato bocciato da chi non vuole gettare la spugna. Dagli irriducibili, appunto. Il rischio, però, è quello di andare sotto nel voto, considerando che molto probabilmente Barberini (indagato) non si presenterà in Aula e che Catiuscia Marini non si esprimerà sulla sua persona. Con Leonelli che minaccia di non votare un documento che respinga le dimissioni in mancanza di chiarezza politica (posizione tenuta anche nell’ultima seduta) e Paparelli che segue la linea di Zingaretti. Brega ha votato la mozione, da consigliere “libero e forte”, ma poi al momento del voto? Insomma, in caso di voto segreto la maggioranza rischia seriamente di andare sotto finendo dalla padella alla brace.

Porzi: “Io, garante delle Istituzioni”

In questo clima, la presidente dell’Assemblea, Donatella Porzi, cerca di tenere la barra dritta seduta su una poltrona molto scomoda. “In questo momento, certamente molto più di altri, sono chiamata ad essere il garante delle istituzioni umbre, presidente della sua Assemblea legislativa, cuore delle volontà democratiche dei cittadini, delle loro speranze e delle loro aspirazioni” ha detto all’Ansa. Assicurando, nonostante il momento, di essere “ben salda nel garantire a tutti gli umbri certezza istituzionale, equilibrio, responsabilità e soprattutto, attraverso il rispetto delle regole, la garanzia di espletare un dibattito adeguato, cioè capace di dare spazio e voce a quanti vorranno intervenire per esprimere la propria posizione”.
È mio compito – ha sottolineato ancora la presidente – mostrare agli umbri prima che ai politici umbri la possibilità di un confronto politico denso e consapevole che rischia invece, inevitabilmente, di perdersi e di confondere i cittadini. Soprattutto – ha aggiunto – nella cacofonia delle due campagne elettorali nelle quali siamo immersi, quella che riguarda 63 comuni della nostra regione e quella per elezioni europee di portata storica“.
Porzi, più volte chiamata in causa nei vari momenti difficili come possibile figura di garanzia per normalizzare un Pd litigioso, non rinuncia comunque al suo ruolo politico, accanto a quello istituzionale. “Sono comunque una donna del Pd – ha ricordato – appartengo a questa comunità politica dal 2007, ossia da quando nacque questo partito, presentato nella sua idea iniziale per la prima volta sullo sfondo di Spello, di fronte alle nostre colline umbre dal segretario di allora Walter Veltroni. Dunque mi onoro, a maggior ragione da umbra, di essere stata uno dei fondatori di questo partito. A testa alta e con orgoglio, ben consapevole di cosa ciò voglia dire. Di quante fatiche, speranze, auspici quella scelta storica, insomma, sia stata carica. Su questa base, quindi, sarei ben tentata di proporre le mie riflessioni come esponente del Pd in relazione a quanto accaduto e a come questa fase di straordinarietà è stata gestita a livello politico. Tuttavia – ha concluso – so bene che sarebbe un errore cedere a questa tentazione perché vorrebbe dire anteporre il partito alle istituzioni. Le mie passioni di militante al mio dovere istituzionale di rappresentante“.

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