Ha partecipato, a Roma, anche Anci Umbria, attraverso il suo delegato, il sindaco di Norcia Nicola Alemanno, all’audizione della Commissione Lavori Pubblici del Senato congiuntamente alla Commissione Ambiente, in merito al decreto “sblocca cantieri” durante la quale sono stati ascoltati i rappresentanti di Regioni, Province e Comuni.
Il delegato di Anci è stato relatore per i Comuni associati e per la cabina di coordinamento nazionale per il sisma delle proposte di emendamenti alla conversione in legge del decreto 18 aprile 2019 “Disposizioni urgenti per il rilancio del settore dei contratti pubblici, per l’accelerazione degli interventi infrastrutturali, di rigenerazione urbana e di ricostruzione a seguito di eventi sismici”.
Nel Decreto sono presenti anche alcuni articoli che avranno una ricaduta diretta sulla ricostruzione che interessa direttamente il cratere del sisma, ovvero le regioni di Umbria, Lazio, Marche e Abruzzo.
Alemanno ha mostrato apprezzamento per alcuni provvedimenti sulla semplificazione per le procedure di appalto, come l’abrogazione delle linee guida Anac e il ripristino del regolamento unico, il ritorno dell’appalto integrato e soprattutto la deroga dell’obbligo del ricorso alla centrale unica di committenza che, ad esempio, sblocca la situazione per gli incarichi di progettazione per i piani attuativi con importi superiori ai 40.000 euro.
Tuttavia, è stato rilevato che paradossalmente il decreto interviene sui lavori da 200.000 euro fino a un milione, abrogando la procedura negoziata e dimenticando evidentemente che il 70 per cento degli appalti nei piccoli Comuni e per l’adeguamento dell’edilizia scolastica ricadono all’interno di questa fascia. Il sindaco della città di San Benedetto ha richiamato l’attenzione della Commissione sulla responsabilità derivante dalla mancanza di un provvedimento definitivo di semplificazione delle procedure per la determinazione della concessione del contributo e per il pagamento delle imprese e dei professionisti impegnati nella ricostruzione. Se tale emendamento non dovesse essere accolto si provocheranno danni talmente gravi da pregiudicare definitivamente la qualità del processo. Il tempo infatti non costituisce assolutamente una variabile secondaria.
Altro tema affrontato è stato quello della complessa vicenda del personale, che attiene a competenze del Parlamento Italiano e di quello Europeo. E’ infatti impossibile procedere non avendo certezza di riconferma del personale, al termine dei 36 mesi: ciò significherebbe disperdere un importantissimo patrimonio di formazione costruito e investendo ingenti risorse pubbliche.
Alemanno ha poi lasciato alla Commissione alcuni temi che non potevano essere affrontati nell’ambito della materia in discussione nel corso della seduta ma che riguardano argomenti parimenti importanti ai fini della tenuta del tessuto socio-economico delle aree duramente colpite dal terremoto: l’adeguamento del periodo di riferimento della zona franca urbana, il tema dell’Iva per le imprese, la copertura delle mancate entrate Imu e Tari e le modifiche alla Legge 89 sulle piccole difformità nei centri urbani e nelle zone agricole.
Il primo cittadino delegato Anci ha, infine, sottolineato come le popolazioni dopo tre anni non possano più attendere oltre per avere delle risposte. E’ stato ricordato alla Commissione che i cittadini si stanno organizzando in moti di protesta ‘gentile’ come quella dei ‘lenzuoli bianchi’ appesi ai balconi in cui si chiede a gran voce una solida partenza della ricostruzione. “Se le Istituzioni – è stato detto – non sapranno cogliere oggi queste richieste, anticipandone le risposte, queste manifestazioni potrebbero evolvere in forme diverse”.