Da una parte i giovani del Pd di Bastia Umbra, che chiedono che la segreteria regionale del partito e quanti sono indagati, a vario titolo, nell’inchiesta sulla Sanitopoli perugina si dimettano tutti. Dall’altra, una parte dei membri di quella segreteria che, a loro giudizio, viste anche le decisioni assunte, è legittimata a continuare a lavorare.
Nonostante il commissario Walter Verini continui a predicare umiltà e coesione in un momento così difficile, l’inchiesta sulla Sanitopoli perugina spacca il Partito democratico. E non solo per le diverse valutazioni dei consiglieri regionali del gruppo in vista del voto di martedì sulle dimissioni di Catiuscia Marini da governatrice.
Il partito è diviso anche sui propri organi di rappresentanza, dopo che Gianpiero Bocci, trionfatore alle primarie solo lo scorso dicembre, finito agli arresti domiciliari ha lasciato la segreteria e riconsegnato la tessera.
I giovani dem di Bastia: si dimettano tutti
L’affondo è arrivato dai giovani di Bastia Umbra. Annachiara Apostolico, Pier Luca Cantoni, Luisa Fatigoni, Roberta Lunghi, Roberta Mancinelli hanno avuto il coraggio di dire quanto tanti altri mugugnano: “Quanto contestato ai nostri dirigenti e membri delle istituzioni, qualora venisse confermato dall’attività dell’autorità giudiziaria ma che risulta già ben evidente dalle intercettazioni agli atti, rappresenta un potente attacco alla legittimazione della politica e dei valori democratici in cui fortemente crediamo“.
Per i giovani dem bastioli (come un po’ aveva detto il segretario nazionale Nicola Zingaretti, i tempi della politica non sono quelli della giustizia. E le intercettazioni sulla Sanitopoli perugina mostrano già quanto dovevano mostrare, indipendente dall’esito degli eventuali processi. Anzi, i giovani dem bastioli vanno oltre, prendendo le distanze da un “sistema evidenziato dalle carte giudiziarie che sussiste da decine d’anni nell’indifferenza e nei silenzi accomodanti di troppi”. Quindi l’inevitabile, a loro giudizio, conclusione: “Crediamo che tutti gli indagati, le persone sottoposte a limitazione della libertà o comunque coinvolte a vario titolo nella vicenda che appartengono al nostro Partito e che ancora insistono in posizioni di rappresentanza politica debbano dimettersi, per trasmettere il messaggio che nessun ombra può toccare le istituzioni da loro rappresentate“.
Ma per i giovani dem bastioli, tutta la Segreteria regionale deve andare a casa: “Considerato inoltre che la Segreteria Regionale del Partito Democratico è espressione di un soggetto che ha restituito la tessera del Partito ed è indagato per reati gravissimi chiediamo alla segreteria del Partito Democratico dell’Umbria di dimettersi in blocco, per consentire uno sperato rinnovamento nella classe dirigente regionale“. Sì, Gianpiero Bocci non lo nominano neanche. Ma citano Gramsci: “L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare“.
La replica di una parte della Segreteria
Ci hanno pensato un po’ su, Letizia Guerri, Federica Lunghi, Domenico Caprini, Patrizia Cavalaglio, Francesco Lubello, Diego Pierotti, Francesco Rossi, Mario Zeno Rossi, membri di quella Segreteria chiamata in causa. Ed hanno deciso di replicare ai giovani dem bastioli.
La premessa è che “ogni tesserato, simpatizzante del Partito democratico umbro e ogni onesto cittadino è rimasto colpito e amareggiato dalle indagini in corso”. Avvertendo però che il dna del Pd è “garantista e non giustizialista“.
E ricordano ai giovani candidati consiglieri di Bastia Umbra “che la proposta della Segreteria regionale del Partito Democratico nella sua composizione, è avvenuta a seguito di un congresso regionale recente e straordinariamente partecipato, è stata condivisa da tutte le anime presenti nel partito in prospettiva di una gestione collegiale e unitaria come ha dimostrato la nomina a presidente dell’Assemblea regionale dell’attuale commissario Verini“.
Rivendicano il lavoro fatto in questi mesi. E aggiungono: “A seguito del commissariamento del nostro partito regionale tutti gli organi ‘nominati’ dal Segretario dimessosi sono automaticamente decaduti da Statuto, tranne l’Assemblea regionale. Tuttavia il commissario Walter Verini, nei suoi pieni poteri e nella sua piena autonomia gestionale, ha deciso legittimamente di continuare a convocare la Segreteria regionale e la Direzione dimostrando di aver ben compreso la necessità di coesione e di prosecuzione del lavoro iniziato in vista delle imminenti scadenze elettorali“.
Quindi proseguono: “Da giovani amministratori e semplici iscritti, studenti, professionisti, semplici lavoratori, ‘volontari della politica’ – molti dei quali alla prima esperienza negli organismi regionali di partito – che stanno lavorando con passione, trasparenza e dedizione nei territori, impegnando tempo e cuore per i valori in cui credono; vogliamo rassicurare i giovani candidati consiglieri di Bastia Umbra, che un’altra politica c’è ed è possibile, con l’impegno, l’umiltà e lo spirito di collaborazione di tutti“.
Perché, spiegano, il Pd è diverso da altri partiti e movimenti proprio perché al proprio interno si confronta nei “luoghi democratici” e non sui social o sulla stampa. Il confronto, dunque, dovrà avvenire all’interno del partito, subito dopo le elezioni. Per ora, è il loro invito, “tutti al lavoro, ‘pancia a terra’, per far conoscere le buone intenzioni e i validi contenuti dei programmi dei candidati sostenuti dal Pd sui Comuni che andranno al voto“.
Insomma, dopo i tormenti dei big (quelli che non si sono già autoeliminati) l’inchiesta Sanitopoli spacca anche le seconde linee del Pd.