Più che indagata (“sono completamente estranea ai fatti“, ribadisce più volte) si sente parte offesa, Catiuscia Marini, nell’inchiesta sulla sanitopoli umbra. Offesa come persona, come governatrice degli umbri e come esponente del Pd, partito travolto da quanto fatto emergere dalla guardia di finanza su incarico della Procura perugina.
Voce tesa, Catiuscia Marini, davanti ai giornalisti convocati a Palazzo Donini (molti i colleghi della stampa nazionale, visto il clamore che ha suscitato il caso) legge una nota, evidentemente preparata insieme all’ufficio stampa (le è accanto il portavoce) e forse vagliata anche dal proprio legale.
Giudica “sconcertanti” i fatti emersi dall’indagine. Accuse che “se confermate” costituirebbero “un vulnus nella gestione della sanità“, ma creerebbero anche preoccupazione perché “il sistema dei controlli” non ha funzionato.
Ricorda quanto di buono fatto dalla sanità umbra, ai vertici delle classifiche nazionali. Un lavoro, dice Marini, che come presidente deve tutelare, così come deve difendere “l’operato e l’onorabilità” di tanti amministratori pubblici e dei dipendenti (circa 10mila) della sanità umbra. Una sanità che intende “mettere al sicuro da interpretazioni e interferenze politiche“. Non risponde direttamente alle opposizioni che, da Roma come da Perugia, le chiedono di dimettersi e di tornare alle urne. “Non mi vedrete scendere nella polemica politica – dice a questo proposito – perché a me interessa solo accertare la verità“.
Concetto che ripete più volte, facendo proprie anche le parole del segretario nazionale del Pd, Nicola Zingaretti. “Anche la mia comunità politica, quella del Pd, prima tra tutti vuole sapere e conoscere. Tanti eletti, iscritti e simpatizzanti chiedono che di essere tutelati, come i valori in cui credono“. E quindi, come auspicato appunto da Zingaretti, si augura che la verità venga accertata in tempi brevi.
Non cita mai il segretario (da venerdì dimissionario e agli arresti domiciliari) del Pd umbro, Gianpiero Bocci. Dal quale, però (così come dall’assessore dimissionario Barberini) cerca di prendere evidentemente le distanze, rivendicando più volte “l’autonomia” della sua azione personale e politica, tesa all’interesse della collettività.
E si mette a disposizione dell’autorità giudiziaria, come “interlocutrice“, oltre che, naturalmente, come persona raggiunta da un avviso di garanzia. Quella magistratura nella quale ribadisce di confidare, anche per la conoscenza personale “dell’accuratezza e della salvaguardia delle garanzie” che contraddistinguono l’operato professionale dei titolari dell’indagine. Avrà dunque un ruolo “attivo e proattivo” nel cercare di far emergere la verità, assicura Marini.
Quanto alla gestione dell’Azienda ospedaliera, con i vertici decapitati, annuncia che lunedì avvierà le procedure per la nomina del commissario. “Ho sempre agito con fermezza, autonomia e indipendenza” dice ancora. Prima di chiudere, ribadendo ancora una volta la propria estraneità ai fatti che le sono contestati. E annunciando: “Tutelerò l’integrità morale della mia persona e della Regione che rappresento“.
Poi i saluti. Nessuna risposta alle domande dei colleghi. “Si sente responsabile per quanto accaduto?” provano a chiederle. “Cercate di capire la situazione…” è la sola risposta mentre torna al piano nobile di Palazzo Donini.