Dieci giorni di sciopero, un presidio fuori dal palazzo comunale di Spoleto e l’appello alle istituzioni finora latitanti cercando di arrivare ad una svolta per il futuro gruppo Maran entro fine mese. Hanno iniziato a incrociare le braccia questa mattina i lavoratori di Maran e R&S, da mesi ormai protagonisti di una lunga ed estenuante vertenza che ha di fatto portato al loro dimezzamento nella sede spoletina, con l’incognita che riguarda il futuro anche di quelli di Catanzaro.
A scatenare il nuovo braccio di ferro tra lavoratori e proprietà è stata la comunicazione, arrivata ieri sera dall’amministratore delegato Andrea Marzapane, del pagamento di solo il 35% dello stipendio. Una decisione vista come l’ennesimo affronto in una situazione che vede poca chiarezza, tanto che le organizzazioni sindacali hanno annullato l’incontro che era previsto per oggi proprio con l’ad del gruppo Maran, avviando lo sciopero, per il momento fino al 22 settembre. L’obiettivo è che, da qui a 10 giorni, le acque si schiariscano ed arrivino le garanzie attese in merito alla nuova proprietà, la Nuova Maran del gruppo Hoist che finora ha preannunciato l’ennesimo piano lacrime e sangue, con il ridimensionamento dell’organico ma anche il taglio degli stipendi.
Nel mirino dei sindacati, però, ci sono anche le istituzioni, che in questi mesi hanno per lo più latitato, salvo il Comune di Spoleto. Dopo l‘appello ai parlamentari umbri qualcosa finalmente sembra muoversi. In primis l’onorevole Virginio Caparvi si è attivato con il ministero dello Sviluppo economico. Mentre questa mattina, in occasione della visita del ministro Luigi Di Maio alla Tagina di Gualdo Tadino, lo stesso è stato informato della vertenza spoletina dal segretario provinciale della Cgil Filippo Ciavaglia. “Ho spiegato a Di Maio – evidenzia Ciavaglia – dell’importanza di rivedere il territorio dell’area di crisi complessa ed inserire Spoleto in quello di Terni. Da parte del Governo, comunque, c’è attenzione”. Ai lavoratori, il segretario provinciale della Cgil ha spiegato come il poter usufruire delle misure dell’area di crisi complessa, la legge 181 del 1989, consentirebbe sia di avere strumenti aggiuntivi straordinari, come la Cigs, ma anche fondi per gli imprenditori, circa il 40% a fondo perduto.
Tra le prossime azioni che le organizzazioni sindacali metteranno in campo c’è la richiesta di incontro ai commissari giudiziali nominati dal tribunale di Spoleto nell’ambito della procedura di concordato preventivo aperta nei mesi scorsi e che si chiuderà il 1 ottobre. “Ad oggi, stante il concordato, l’amministratore delegato parla solo se autorizzato, chiederemo quindi un incontro ai commissari per capire la solidità di Hoist in questa operazione ma anche per capire come è stato autorizzato il pagamento di soltanto il 35% della retribuzione dei lavoratori” ha spiegato Simona Gola della Fisascat Cisl. “La nostra paura – hanno sottolineato i sindacati di categoria – è che si arrivi a fine settembre senza alcuna negoziazione: ad oggi la Hoist non ha dato mai una risposta alle nostre domande, noi invece chiediamo di continuare la trattativa, ma vogliamo anche che qualcuno si assuma la responsabilità di verifica, le istituzioni questo devono fare”.
Nel pomeriggio lavoratori e sindacati, nonostante il tempo, hanno dato vita ad un presidio fuori dal Comune di Spoleto, incontrando poi il sindaco Umberto De Augustinis. “La situazione occupazionale nello spoletino è preoccupante, in particolare ci preoccupa la situazione Maran, siamo da parte dell’occupazione e delle famiglie, seguiremo i lavoratori con tutta l’attenzione possibile” spiega il primo cittadino.
Il tavolo sindacale sulle varie vertenze del territorio che sarebbe dovuto rimanere chiuso al pubblico, però, si è poi trasformato in un incontro aperto ai lavoratori Maran. Nel corso dell’incontro – viene riferito dal Comune – tutti hanno espresso la completa solidarietà ai lavoratori delle imprese in crisi e, in particolare, della Maran, oggi entrati in sciopero fino al prossimo 22 settembre, chiedendo al contempo l’apertura di un tavolo regionale di confronto che affronti i problemi più urgenti, in vista degli interventi del Governo che saranno rapidamente richiesti, anche mediante inserzione nella Legge di Stabilità.