Foligno: la leggenda narra da sempre che la città sia ‘al centro del Mondo’ ed ora il nuovo cuore pulsante è il cosiddetto ‘quadrilatero della Movida’ tra piazza della Repubblica, piazza del Grano, piazza XX Settembre e piazza San Domenico. Punto di riferimento e simbolo stesso è l’ormai famosa ‘fontana della tartarughe’.
Ma a breve, è pronta a tornare al ‘centro del centro’ dell’attenzione la storica Chiesa di Sant’Apollinare meglio conosciuta dai folignati come la Chiesa della Morte e – ma questo solo in tempi assai recenti – la ‘chiesetta della Movida’.
Pochi, pochissimi i folignati che hanno avuto la fortuna di poter accedere al suo interno. La chiesa è rimasta chiusa per anni ed anni, poi lasciata nel più totale abbandono lasciando il passo ad un inesorabile degrado. Poi è arrivato il terremoto del ’97 a dargli il colpo di grazia finale. Tempi lunghissimi per i lavori, ed un cantiere che è rimasto sino allo scorso anno, presenza tra l’altro non poco ingombrante.
La struttura religiosa è così tornata a destare l’interesse e la curiosità degli stessi folignati e dei numerosi operatori e frequentatori della ‘Movida folignate’. Ebbene, abbiamo avuto modo di riuscire a vedere in anteprima gli interni in fase di ristrutturazione e di proporvi le prime foto esclusive.
Il cantiere è ancora agli inizi, basta vedere i cumuli di materiale edile e detriti, sui quali ‘svetta’ un antiestetico e quasi dissacrante water vecchio stile. A quanto sembra però, gran parte degli elementi architettonici e decorativi sono rimasti in buono stato.
La chiesa viene considerata tra le più antiche di Foligno, se ne ha infatti traccia sin dal 1148 a croce greca, cosa abbastanza rara dal punto di vista costruttivo, frutto infatti di una ristrutturazione effettuata intorno alla metà del ‘700 su progetto di Francesco Antonio Bettini.
All’interno – ancora visibili dalle foto proposte – l’altare maggiore, che ospitava l’Annunciazione di Gaetano Gandolfi. Sugli altri altari, una Resurrezione ed una Deposizione attribuite rispettivamente a Nasini e Lamparelli.
La chiesa non presenta una facciata particolarmente elegante, anzi a dirla tutta è anche difficile capire che si tratti di un edificio sacro se non fosse per la grande vetrata centrale e la croce sulla sommità. Prima dell’ultima guerra mondiale era anche ‘coperta’ da un edificio seicentesco poi colpito dai bombardamenti, da qui per altro, la creazione dello spazio che è l’attuale piazza Don Minzoni.
L’altra particolarità sta nel nome di ‘Chiesa della Morte’: ospitava la Confraternita della Buona Morte che aveva il compito di accompagnare e prestare gli ultimi uffici religiosi ai condannati a morte. Le figure incappucciate che si vedono nei film sul medioevo che accompagnano i condannati sino al boia di turno.
Ma non solo. Nella facciata retrostante, sul lato di piazza del Grano è ancora visibile la riproduzione di un teschio incastonata tra i mattoni. Ora è logorata dal tempo e dagli agenti atmosferici ma potrebbe essere rivalutata con un’illuminazione ad hoc o con un pannello informativo di tipo turistico.
E intanto gli operatori della zona già iniziano a farci qualche pensierino. “Sarebbe bello una volta conclusi tutti i lavori – commenta Samuele Ciccioli, presidente del Consorzio In Centro – poterci organizzare piccoli eventi, mostre, concerti ed iniziative culturali. Potrebbe dare all’attuale offerta commerciale e ristorativa quel plus capace di fare il salto di qualità e segnare la differenza”.