“Non solo Renzi: anche il resto del gruppo dirigente deve mettersi in discussione per agevolare un ricambio. Io farò la mia parte per aiutare questo processo”.
Non usa mezzi termini, all’indomani della resa dei conti del suo partito, Mario Oliverio, presidente della Regione Calabria, ospite questa mattina a Spoleto nell’ambito degli Incontri di Paolo Mieli. “Non sono stato mai renziano – ha confessato Oliverio, incalzato dalle domande di Mieli – ma devo dire con onestà intellettuale che Renzi è stata un’occasione sprecata per l’Italia. Ad un certo punto, infatti, aveva messo la marcia giusta per un processo innovativo e per il rilancio del Paese. Il 40% ottenuto alle europee, però, anziché incoraggiare una fase di un nuovo soggetto collettivo, capace di raccordarsi alla società italiana, ha cementato un nucleo dirigente in un campo ristretto allontanando il Pd dai bisogni e dal sentire della società italiana. C’è stato un combinato disposto di ubriacatura per quel risultato, letto come il trionfo di una persona, e un errore di chi dall’interno, piuttosto che lavorare per costruire ha lavorato per distruggere”.
La cronaca attuale dice che uno dei temi sui cui si dovrà prendere posizione è quello dei flussi migratori. E la Calabria fa parte di quelle zone che più sono coinvolte dal fenomeno. “Dobbiamo avere il coraggio di assumere posizioni chiare, ispirate dalla bussola dei valori della sinistra. In questo momento di flussi enormi dal sud del mondo bisogna assumere un’impostazione ispirata dai valori dell’accoglienza e da regole condivise con l’Unione Europea.
In Calabria abbiamo l’esempio virtuoso di Riace, un piccolo comune che era svuotato e abbandonato e in cui le unità immobiliari sono state recuperate con una coesistenza di tante etnie che cooperano proficuamente. Si è messa in pratica l’accoglienza e l’integrazione. Non lo dico per semplificare e ridurre l’accoglienza a un fatto meramente ideologico: io credo che rispetto a fenomeni di questa portata storica una risposta diversa non ci possa essere, se non determinando lacerazioni e violenze che mettono in discussione la stessa coesistenza, la cultura e la civiltà giuridica dell’Europa. Una risposta che va regolata costruendo un nuovo rapporto con il sud del Mediterraneo. Minniti ha fatto bene da ministro, ma gli è mancato il pieno sostegno dell’Europa”.
In Calabria, dopo anni di difficoltà, gli indicatori stanno registrando una ripresa. “Il turismo è tornato a crescere dopo un decennio difficilissimo. Io ho scelto di ritornare alla mia terra, dopo anni in Parlamento, per utilizzare l’esperienza e le relazioni che ho acquisito a Roma a beneficio di una Regione che deve riscattarsi. Negli anni novanta c’è stata una parabola caratterizzata dal prevalere di egoismi territoriali, a partire dalla Lega. Il sud ha subito un allargamento del gap su tutti gli indicatori sociali soprattutto in quella fase. E la Calabria è stata la regione che ha sofferto di più, in termini di occupazione, servizi, infrastrutture”.