Sabato 10 e domenica 11 marzo prossimi le Pastorali Giovanile e Familiare dell’archidiocesi di Spoleto-Norcia propongono alle persone dai 20 ai 50 anni l’iniziativa: “Offesa, ferita, perdono. Cammini di ricomposizione interiore”. Questo percorso è frutto dell’Assemblea sinodale che la Chiesa spoletana-nursina ha celebrato nell’anno pastorale 2016-2017.
Leggiamo, infatti, nel Documento pastorale conclusivo redatto dall’arcivescovo Renato Boccardo «che una delle priorità della comunità cristiana è avere cura della fragilità, mostrando concreta e fattiva attenzione, investendo tempo e forze affinché tutti indistintamente possano farsi strada nella vita».
Il fine settimana sarà condotto da Ignazio Punzi, formatore, psicologo e psicoterapeuta familiare e si terrà a Spoleto presso il Centro di pastorale giovanile (Piazza Garibaldi, 35): sabato dalle 10.00 alle 20.00 e domenica dalle 10.00 alle 16.00. Per informazioni ed iscrizioni contattare suor Anna Maria Lolli (320-8071441).
Questa iniziativa focalizza l’attenzione su alcuni “nomi” della prigione dell’uomo: amarezza, odio, rancore, senso di colpa, paura, vendetta. «Tutti – scrivono gli organizzatori nella brochure dell’incontro – portiamo le ferite della nostra storia di figli, di fratelli, di coniugi, di genitori, di amici o di colleghi. Ferite come conseguenza del male ricevuto ma anche del male dato, sia intenzionale che involontario. È il dolore provocato dalle delusioni, dai tradimenti, dagli abbandoni, dalle violenze. Sul fondo delle nostre ferite giacciono dei grumi di energia vitale congelata, simili a legacci che rendono faticoso il nostro cammino. Il rancore, le ferite, il dolore e i sensi di colpa vivono in noi come tessere sperate di un mosaico che non riesce a comporre il proprio disegno, unico, bello, conclusivo. Abbiamo allora bisogno di questa ricomposizione, c’è necessità di procedere verso un’armonia interiore che dia leggerezza al nostro passo, che ci faccia sentire meno frammentati e col cuore meno spaccato. Questo processo di ricomposizione – dicono ancora gli organizzatori – lo chiamiamo perdono. Sabato e domenica quindi esploreremo i suoi sentieri, misureremo le sue fatiche, ci stupiremo dei suoi paesaggi». Alcune domande scandiranno le due giornate: possiamo provare a ricomporre i nostri frammenti interiori? È possibile perdonare? Come perdonare? Come liberare le ferite interiori e trasformarle in energie vitali? Come uscire dalla spirale della colpa e dell’autocondanna? Il filo rosso del week end sarà questa frase di Nelson Mandela: “Quando ho camminato fuori dalla porta verso il cancello che avrebbe portato alla mia libertà sapevo che se non avessi lasciato l’amarezza e l’odio dietro di me, sarei rimasto ancora in prigione”».