Il Comune di Todi tende la mano ai commercianti del centro storico. O almeno, a quelli la cui attività insiste all’interno di locali di proprietà del Municipio. Perché gli affari vanno male e perché si rischierebbe, altrimenti, di innescare un pericoloso processo di spopolamento dell’acropoli. Vale la pena allora fermare, per altri dodici mesi, la “tagliola” dell’affitto e vedere se – almeno in questo modo – si può contribuire ad alleviare in parte la situazione.
La decisione è stata presa dalla giunta municipale ad inizio mese con una delibera che chiarisce cause e conseguenze di un malanno che si cerca di alleviare. “In particolar modo nel centro storico di Todi – spiega il documento amministrativo – si è evidenziata negli ultimi mesi una contrazione della domanda e un ritorno sul mercato di immobili resisi liberi per la chiusura di alcune attività commerciali”.
Alcuni commercianti inoltre hanno già “ripetutamente evidenziato la contrazione nei fatturati dovuta alla congiuntura economica negativa in atto, registrata soprattutto per i piccoli esercizi commerciali, causando in alcuni casi ritardi nei pagamenti dei canoni dovuti all’amministrazione comunale“.
Sono complessivamente 11 le porzioni di immobili di proprietà comunale che ospitano attività economiche nel centro storico della città di Jacopone. Si tratta di “attività commerciali storiche, molto spesso caratterizzate da prodotti poco remunerativi ed a prevalente conduzione familiare, che faticano a sostenere i costi di gestione dell’attività“, che “si caratterizzano per una pluralità di offerta merceologica che ricomprende servizi e prodotti essenziali e di prima necessità, prodotti alimentari e dell’artigianato locale, svolgendo così un ruolo significativo per la rivitalizzazione della città e per la riqualificazione del tessuto economico e sociale” e per i quali è stato dunque deciso di “assentire una dilazione per la regolarizzazione delle eventuali morosità maturate al 31/12/2017, fino al 31/12/2018, dando atto che in difetto verranno attivate le procedure previste per la riscossione delle entrate patrimoniali”.
Si concede perciò tempo per rientrare di eventuali ritardi nel pagamento dei canoni di affitto e si estende per altri 12 mesi il blocco dell’adeguamento della pigione (come è già stato fatto dal 2014 al 2017) nel tentativo di scongiurare “l’eventuale chiusura di altri negozi nel centro storico, magari con il trasferimento delle attività fuori dall’acropoli” che “porterebbe ad un ulteriore impoverimento della città”. Considerando, tutto sommato, che “stando alla tendenza dell’indice Istat, il mancato aggiornamento per il 2018 non dovrebbe incidere negativamente sulle entrate correnti di natura extra-tributaria”.