Assolti perché il fatto non sussiste. Il professor Enrico Menestò, presidente del Cisam (Centro italiano di studi sull’Alto medioevo), e la moglie, la dottoressa Raffaella Gabetta, sono stati assolti dalle gravi accuse scaturite a vario titolo dalla denuncia di una dipendente del Centro.
Il dispositivo è stato emesso nel primo pomeriggio di mercoledì 5 luglio dal Giudice di Spoleto, Delia Anibaldi, al termine di una breve Camera di consiglio. La Procura, rappresentata in aula dal Procuratore capo Alessandro Cannevale, aveva chiesto l’assoluzione per i due imputati.
La sentenza pone così fine all’inchiesta avviata nel febbraio 2011 e che aveva visto finire nell’occhio del ciclone il professor Menestò, studioso di fama internazionale (in una foto d’archivio all’inaugurazione del Cisam).
La sentenza
Con il dispositivo di oggi il professore è stato assolto con formula piena dai reati di appropriazione indebita, estorsione e maltrattamenti continuati.
Accuse pesantissime che hanno visto sul banco degli imputati anche la moglie, Raffaella Gabetta, titolare di una società di marketing che aveva collaborato con il Cisam.
L’accademico in particolare era accusato di essersi appropriato indebitamente di opere d’arte (2 quadri), di aver ottenuto rimborsi che non gli sarebbero spettati e di aver utilizzato il denaro del Centro per una consulenza affidata alla società della moglie, che sarebbe stata liquidata alla stessa senza alcuna prestazione.
Accuse infondate, come sancisce la sentenza odierna.
Prescritto il reato di violenza privata, il professore è stato condannato ad una multa di 900 euro per diffamazione e minaccia semplice, reati sui quali l’avvocato Franco Libori ha già preannunciato ricorso alla Corte d’Appello di Perugia.
La Conferenza stampa del 2013
“Su di me solo fango” – era stato proprio il cattedratico dell’Università di Perugia a raccontare l’inchiesta nel corso di una conferenza stampa indetta dal Cisam a novembre 2013 ed alla quale presero parte i nomi più autorevoli de Centro come i professori Pani Ermini, Gregory e Carile.“Come si può pensare che mi sia appropriato indebitamente di opere d’arte di proprietà del Comune di Spoleto se qui con me ho la ricevuta che attesta la presa in custodia per il restauro?” disse sventolando il documento alla platea.
“Ho preso quei quadri e li ho restaurati poiché mi servivano per un servizio fotografico, ma c’era una clausola scritta secondo la quale sarei stato tenuto a riconsegnarli al Comune qualora mi fosse stato richiesto. Come in effetti è avvenuto”.
Dieci mesi più tardi però, siamo a settembre 2014, arrivò la doccia gelata: il Gip, accogliendo la richiesta della Procura, aveva rinviato a giudizio i coniugi Menestò.
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L’immagine del CISAM
“Assolti, in appello cadrà anche il resto” – soddisfatto il professor Franco Libori che ha difeso la coppia in questi sei anni. “Sono felice per questa sentenza che rende giustizia ai miei assistiti, assolti con formula piena da reati che, specie per il professore Menestò, erano di inaudita gravità.
Avevamo sin dalle prime battute dell’inchiesta dimostrato l’estraneità ai fatti, oggi questa sentenza ci da piena ragione e soddisfazione.
Per quanto riguarda i due reati minimali come la diffamazione e la minaccia semplice, avvenuti nello stesso contesto, proporremo ricorso in Appello certi della loro insussistenza”.
I legali, a quanto trapela, si metteranno subito al lavoro per avviare le azioni necessarie a tutelare l’immagine della coppia e dello stesso CISAM, lesi da questa inchiesta che suscitò molto clamore in città come negli ambienti universitari, fino ad arrivare al cuore del Mibact e della celebre Accademia dei Lincei, di cui il professor Menestò fa parte dal 2010.
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