Potrebbe essere fissata per questa settimana l’udienza dinanzi al tribunale del riesame per il vigile urbano del comando di Assisi, agli arresti domiciliari per truffa aggravato, falso in atto pubblico e occultamento e soppressione di atti perché accusato di aver intascato dei soldi di alcune multe falsificate ad hoc. Il suo avvocato, Luigi Niccacci, ha infatti presentato ricorso giovedì mattina dopo che il gip Carla Giangamboni ha confermato i domiciliari nonostante la richiesta del legale di revocarglieli o di concedergli una misura meno afflittiva.
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L’istanza era stata fatta anche in virtù delle ammissioni fatte dal 30enne originario di Deruta, in servizio al Comando di Assisi da circa sette anni, che al giudice ha spiegato di aver avuto bisogno di soldi a causa della sua ludopatia e del suo uso di sostanze stupefacenti.
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L’inchiesta dei carabinieri della compagnia di Assisi, guidata dal maggiore Marco Vetrulli, che hanno indagato con l’aiuto dei colleghi dell’agente della municipale, era partita dopo la denuncia di un cittadino che aveva raccontato di un episodio in cui un vigile gli aveva chiesto di pagarlo immediatamente e di far passare quella multa come fatta ad una targa straniera. Gli investigatori, coordinati dal procuratore della Repubblica di Perugia, Luigi De Ficchy, hanno dunque scoperto che il 30enne si avvicinava prima agli automobilisti prescelti, iniziava a scrivere dei preavvisi di multa a loro carico e poi gli proponeva un pagamento ridotto purché immediato. Della multa che aveva iniziato a scrivere non gli rilasciava alcuna copia. Mentre invece, quelle che depositava al comando, le falsificava. Nello specifico, inventava una targa inesistente e ci metteva vicino la sigla di uno di quei paesi stranieri – come la Francia o la Slovacchia – che non condividono le loro banche-dati con l’Italia e in cui dunque, non è possibile recapitare multe prese in Italia. Era quindi praticamente certo che quelle multe sarebbe finite nel dimenticatoio. Invece, deve aver avvicinato la persona sbagliata, che è andata a segnalare l’accaduto in Comune. Di lì, l’indagine. Dopo l’esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari, anche il Comune ha fatto la sua mossa dovuta e lo ha sospeso dal servizio. Adesso toccherà dunque al tribunale della Libertà decidere se rimetterlo il libertà. Per il gip Giangaboni sussiste il pericolo di reiterazione di reato e anche di inquinamento probatorio. In particolare, questo secondo aspetto riguarda l’accusa di occultamento di atti: ci sono infatti alcune multe scritte (lo testimoniano i blocchetti che hanno numeri progressivi) di cui non è stata reperita la copia.
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