Tutti favorevoli meno Nicola Morini di Tiferno Cambia e la collega Luigina Flamini (astenuta), ai matrimoni e unioni civili in Pinacoteca. Nell’ultima seduta del Consiglio comunale (lunedì 20 febbraio), è stato approvato a larga maggioranza il regolamento che autorizza le cerimonie.
“In altre realtà è stato adottato con una delibera Giunta ma penso che il consiglio debba parlarne” ha detto il vicesindaco e assessore alla Cultura Michele Bettarelli – Decidiamo dopo una riunione di commissione e un sopralluogo per permettere la celebrazione di matrimoni e unioni civili in Pinacoteca, proprietà del Comune”.
Non è una stravaganza ma una prassi già in vigore per valorizzare un patrimonio nostro, perché quanto verrà introitato (meno spese per personale e oneri, circa un 30%) verrà destinato al museo in modo vincolato. E’ un piccolo passaggio nell’ambito di una promozione complessiva dei nostri beni artistici. In tempi in cui i trasferimenti statali sono passati da 11 a 3 milioni, non possiamo prescindere da forme ad impatto contenuto ma in grado di sviluppare risorse. Il regolamento risponde ad una domanda esistente e per ora non soddisfatta
Il fatidico “sì” in Pinacoteca. Cosa dice il regolamento – Per sposarsi in Pinacoteca si entrerà dal giardino in Largo Muzi, ma soltanto a piedi. La celebrazione potrà avvenire nell’orario di apertura del museo e non potrà durare più di un’ora. Quanto alla cerimonia, è concesso un impianto di amplificazione con il microfono senza filo, ma niente arredi aggiuntivi né spostamenti dei presenti. Mobilio e sedute saranno messe a disposizione degli ospiti, per un massimo di 70 invitati, che potranno frequentare solo la sala della cerimonia. L’accompagnamento musicale dovrà essere discreto e non amplificato. Vietati rinfreschi e tradizionale lancio di riso, confetti e coriandoli all’interno di salone, scalinata di accesso e spazi del museo, possibili solo all’uscita del giardino su Largo Muzi. I servizi fotografici potranno usufruire non solo del Salone ma anche della Loggia, dal lato del giardino e dei vialetti o spazi esterni alle aiuole del giardino. Niente allestimenti di mobilio o luci suppletive e obiettivo riservato a sposi, testimoni e tecnici. Un operatore seguirà la cerimonia e gli sposi per tutto il periodo di permanenza, verificando che il regolamento sia rispettato. I promessi sposi dovranno compilare un modulo, che sarà pubblicato nel sito web, inviare domanda all’ufficiale di Stato civile che attiverà l’ufficio preposto alla gestione del museo. Nella risposta, se positiva (ma è previsto anche un diniego motivato) saranno specificate le tariffe da corrispondere per usufruire di spazi e servizi connessi.
Già sostenitore di questa apertura nella scorsa legislatura, Cesare Sassolini, capogruppo di Forza Italia, si è detto “favorevolissimo” a questa scelta: “Liberiamo risorse per la cultura e veicoliamo le eccellenze locali, contrastando la moda dell’Ikea. Sarà educativo per le giovani generazioni. Infine daremo il ruolo originario alle opere, create per essere guardate e elevare la qualità della vita”.
Anche Riccardo Augusto Marchetti, capogruppo della Lega, ha espresso il suo consenso alla proposta: “Dovremmo aggiungere una polizia assicurativa per tutelare il Comune”.
Per il Psi, Benedetta Calagreti, ha sottolineato di essere “pienamente favorevole e in linea con altri Comuni che hanno autorizzato i matrimoni in siti storici artistici. Avvicineremo la popolazione ai nostri musei e sarebbe uno stimolo per la ricezione turistica. Dobbiamo distaccarci dalla sacralizzazione di tali luoghi. D’accordo anch’io sulla polizza”.
Andrea Lignani Marchesani, capogruppo di Fratelli d’Italia, ha ritenuto congrue l’idea e le tariffe, “entrate supplementari sono auspicabili e mi spingerei anche più in là. Oltre alla cerimonia e al servizio fotografico, si potrebbe aggiungere un ricevimento nel giardino, già sperimentato per la mostra di Andy Warhol”.
Parere positivo per il consigliere di Castello Cambia Vincenzo Bucci: “Non mi scandalizza l’utilizzo dei due saloni ma mi preoccupa una gestione aperta che travalichi l’evento stesso. Verifichiamo tra sei mesi o un anno qual è l’impatto”.
“L’idea è bellissima ma le tariffe non sono concorrenziali. Ci vogliono 800-900 euro per un matrimonio, troppo!“ ha detto Marco Gasperi, capogruppo M5S.
“Dovremmo differenziare le fasce – ha proposto Valerio Mancini, consigliere della Lega – perché il business del matrimonio è molto importante e a basso impatto. Dobbiamo rivolgerci con un prezzo equo alla nostra comunità e una tariffa di mercato per gli esterni“.
Nicola Morini, capogruppo di Tiferno Insieme, ha annunciato voto contrario: “E’ prematuro, non c’è ancora il parere della Soprintendenza; in secondo luogo mi sarebbero sembrati opportuni luoghi come la Montesca, la Sala degli Specchi, Palazzo Vitelli a Sant’Egidio. E’ logico che gli sposi vogliamo contornarsi del bello ma la Pinacoteca no, perché è ha già una funzione nel patrimonio storico artistico tifernate, è un museo. Non si tratta di profanazione ma i musei non sono la cornice di un evento ma l’evento. L’operazione ha una finalità economica: francamente quei pochi guadagni potrebbero essere capitalizzati con maggiori ingressi. Per renderla famosa allora spostiamoci sulla apericena, la prima notte di nozze, un funerale”.
Nella replica Michele Bettarelli ha sottolineato come “l’obiettivo non è il guadagno ma la promozione a tutto tondo di quel luogo. Le tariffe vanno in questa direzione e sono forse troppo basse. Iniziamo la sperimentazione e verifichiamo cosa succede. La polizza già esiste e il parere positivo della Soprintendenza mi è stato informalmente comunicato. La Pinacoteca è stata individuata perché di proprietà. Vogliamo estendere la gamma anche ad altri siti ma è una procedura complicata”.