Nessun risarcimento per ingiusta detenzione per Raffaele Sollecito. E’ quanto ha deciso oggi la Corte d’Appello di Firenze che ha rigettato il ricorso presentato dagli avvocati dell’ingegnere barese, assolto definitivamente dalla corte di Cassazione dall’accusa di omicidio volontario in concorso. Sollecito aveva chiesto il massimo del risarcimento, 516mila euro, per i quattro anni trascorsi dietro le sbarre. Ma i giudici di Firenze, dopo essersi presi qualche giorno in più per decidere, hanno scelto di negare il risarcimento perché, secondo loro non ci sarebbero i presupposti.
Dichiarazioni menzognere Nelle dodici pagine di ordinanza si legge infatti che, è vero che sussiste una ingiusta detenzione alla luce della definitiva assoluzione di Raffaele, maè altrettanto vero che, questa detenzione “egli ha concorso a causarla con la propria condotta dolosa o gravemente colposa consistita nel rendere alla polizia giudiziaria, agli inquirenti, e ai giudici, in particolare nelle fasi iniziali delle indagini, dichiarazioni contraddittorie o addirittura francamente menzognere, risultate tali anche alla luce delle valutazioni contenute nella sentenza definitiva di Cassazione”.
Esclusione dal risarcimento Per i giudici fiorentini, le dichiarazioni di Sollecito “hanno sicuramente contribuito, nell’ambito di un quadro indiziario e probatorio ambiguo, ad orientare dapprima gli inquirenti e poi i giudici di merito verso una valutazione complessiva sfavorevole al Sollecito delle prove raccolte e soprattutto dei numerosi indizi suscettibili di varia interpretazione anche da parte di consulenti e periti, fino a far emettere, in due sentenze, un giudizio di responsabilità penale”. E questo configura quel “dolo o colpa grave che, secondo l’articolo 314 cp nella interepretazione da sempre fornita dalla Suprema Corte, esclude il diritto del soggetto giudicato innocente al risarcimento per l’ingiusta detenzione subita”.
Sollecito: pagina nera Immediata la reazione dell’ingegnere barese sul suo profilo Facebook: “Credevo di aver vissuto le pagine più nere della giustizia italiana, ma nonostante la Cassazione mi abbia dichiarato innocente, devo prendere atto che la mia durissima detenzione sarebbe giustificata. Ripeto – aggiunge Sollecito nel posto – la Cassazione aveva sottolineato l’esistenza di gravissime omissioni in questo processo e di défaillance investigative”.
Nuovo ricorso in Cassazione I legali Giulia Bongiorno e Luca Maori che lo difendono, hanno parlato di un’ordinanza costellata di errori. “Basterebbe pensare – ha detto Bongiorno – che esclude il diritto al risarcimento sulla base delle dichiarazioni che avrebbe reso Sollecito e dimentica che esistono delle sentenze in cui è stato attestato che addirittura, nell’ambito della questura, furono fatte pressioni e violenze alla Knox e Sollecito proprio nel momento in cui rendevano queste dichiarazioni”. Gli avvocati hanno già annunciato il ricorso in Cassazione.