La trifola di Città di Castello si impone anche all’attenzione dei mass media norvegesi. “Questo grazie ai tartufai, che sono i migliori testimonial delle eccellenze e del fascino dell’Alto Tevere Umbro” dichiara l’assessore al Turismo e Commercio Riccardo Carletti, mostrando con soddisfazione la foto a 6 colonne che uno dei maggiori quotidiani di Oslo ha dedicato ai tifernati Rudy Becchetti e Andrea Attala, per raccontare il soggiorno in Umbria di Hans Petter Kjoge, giornalista che ha provato l’esperienza di andare a tartufi nel boschi di Città di Castello, rimanendone così colpito da trasformare un soggiorno per turismo in una notizia.
Nella foto uno dei tifernati, che di mestiere gestisce un bar nel centro storico, brandisce il “vanghino” e l’altro, acconciatore con il negozio a pochi metri dal bar, si stringe al cane Cuki, lagotto dal fiuto imbattibile (stando a quello che dicono i protagonisti dell’articolo). Per entrambi l’interesse della delegazione norvegese per la ricerca della trifola “non è episodico ma contraddistingue tanti stranieri, che hanno scelto Città di Castello come dimora d’elezione per come la modernità convive con tradizioni, usi secolari ma di buon senso, sapori e ricette di primo livello per qualsiasi palato”.
Rudy Becchetti è figlio e fratello d’arte: molti esponenti del jet set (Trapattoni, Vicini, Banfi) hanno scelto i vanghini artigianali del padre Giancarlo, un maestro nel dare forma a questo strumento essenziale per il tartufaio. Il fratello Mirco è un tartufaio di particolare talento. Insieme ad alcuni amici, con cui condivide la stessa passione, Rudy coinvolge gli stranieri di stanza a Città di Castello nelle battute e nelle degustazioni a base di prodotti locali, tra cui il tartufo trovato appena qualche ora prima dagli stessi commensali.
“Non sempre stupire con effetti speciali paga: a volte mostrare nella loro essenzialità poetica e arcaica le vere consuetudini di una terra, la sapienza della conservazione e del rispetto ambientale è sufficiente a fare della ricerca del tartufo un’esperienza pregnante e della nostra cultura locale un mondo in cui è interessante addentrarsi” prosegue Carletti, sottolineando come “abbiamo delle basi di grande valore: habitat di pregio, dove nasce spontaneamente uno degli ingredienti più nobili della gastronomia internazionale e chi sa frequentarlo, senza distruggerlo o snaturarlo. Non è poco e soprattutto è autentico: la trifola è un’icona del nostro territorio. Per questo ritengo che i tartufai e quanto gira intorno al tartufo siano un elemento di promozione permanente da valorizzare con circuiti informativi e consolidando l’immagine di Città di Castello e dell’Alto Tevere come vera patria del tartufo bianco”.