Parola d’ordine “responsabilità“. Si cercano, o almeno sembra necessario chiarirle, per la storia dello studentato di San Bevignate: la residenza universitaria che, rinominato ‘steccone’, è rimasta solo un progetto su carta e non è mai stata costruita. Oggi il vaso di Pandora è stato scoperchiato di nuovo, durante la conferenza stampa in Regione per il cambio al vertice di A.Di.S.U. e la presentazione del disegno di legge sulla riforma dell’agenzia umbra tenutasi questa mattina a Palazzo Donini.
TUTTA LA VICENDA SULLA RESIDENZA UNIVERSITARIA A SAN BEVIGNATE
La presidente Marini questa mattina ha dichiarato che A.Di.S.U. ha svolto anche il ruolo di stazione appaltante ed è stata “oggetto di attacchi immotivati, come ad esempio nel caso del collegio universitario di San Bevignate a Perugia. Il tempo e le sentenze amministrative stanno ora chiarendo le responsabilità di quanto avvenuto affermando che sicuramente non appartengono né all’A.Di.S.U. né alla Regione. Ed allora sarà bene chiarire anche che, se ci saranno responsabilità, altri saranno chiamati a risponderne. Dal nostro punto di vista, ha aggiunto Marini, stiamo adesso lavorando anche con il Ministero, per non perdere quelle risorse finanziarie che sono state assegnate alla nostra regione ed utilizzarle per creare nuovi servizi nell’area riqualificata di Monteluce. Qui potremo mettere a disposizione di studenti, ricercatori e docenti servizi e strutture veramente di altissimo livello, così come abbiamo fatto riqualificando altri spazi nei luoghi universitari e di alta formazione dei centri umbri interessati, senza aggiungere un solo metro cubo in più rispetto all’esistente“.
A che punto siamo? – Nell’iter giudiziario, dopo la sentenza del Consiglio di Stato che aveva decretato il “no” allo steccone, lo scorso 1 aprile, il Tar dell’Umbria ha accolto con due sentenze il ricorso di A.Di.S.U. Con entrambe l’agenzia della Regione Umbria aveva portato un punto a casa, contro la Soprintendenza e il Ministero dei Beni Culturali. Le condizioni, per il Tar dell’Umbria insomma, non sono mutate rispetto al 2008, quando venne concesso il permesso a costruire.
“Organi di giustizia amministrativa hanno ribadito una correttezza del procedimento“, ha detto Oliviero questa mattina. “Il compito dell’A.Di.S.U. non era nel 2002 e non è di natura urbanistica. L’A.Di.S.U. non sceglie dove realizzare lo studentato, ma si mette a disposizione delle altre istituzioni che chiedono la realizzazione delle opere. In quel caso è stato chiesto ad A.Di.S.U. qualcosa in più: ossia anche di cercare le risorse. I fondi arrivano da soggetti esterni, grazie a dei bandi, non certo per rapporti di amicizia o vicinanza. Ci sono una serie di graduatorie per il reperimento di fondi all’interno delle quali A.Di.S.U. è risultata prima in questi anni. Nel 2002, quella scelta rifletteva delle esigenze. Avevamo 40mila iscritti, avevamo immaginato di trasferire le università della Conca a Monteluce. Non avevamo spazio e dovevamo chiederne.
Marini rincalza – “Ci dà fastidio immaginare che avevamo a disposizione 2 milioni di euro e ora, per scelte che non sono riconducibili né alla Regione né all’A.Di.S.U., dobbiamo spiegare al Governo come salvaguarderemo altre risorse perché una mattina si alza un signore, che poi un giorno ricoprirà anche la carica di amministratore pubblico e che ha fatto della vicenda di San Bevignate il suo punto di forza per la campagna elettorale, che non condivide un atto legittimo e corretto. Bastava ridefinire un percorso. Non avremo creato un danno pubblico, per il quale la Regione e l’A.Di.S.U. non hanno comunque responsabilità“.
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