Dibattito acceso in aula a Palazzo Cesaroni oggi: un ordine del giorno molto fitto, che prevedeva la discussione sul rendiconto dell’Assemblea legislativa della Regione Umbria per l’esercizio finanziario 2015, quella sul rendiconto generale dell’ente e infine quella sull’assestamento di bilancio 2016-2018. L’approvazione degli atti è arrivata non senza aspre sbattute tra la giunta e l’opposizione, con Nevi (FI) che ha parlato di “realtà inesistente“, e la presidente Marini che ha tuonato: “su i conti dell’ente le chiacchiere stanno a zero“.
Il rendiconto dell’Assemblea Legislativa ha incassato 13 i voti favorevoli (di Pd, Ser, Mancini-Lega, Ricci-Ricci presidente) e 2 astenuti (M5S). A illustrare il rendiconto è stato il vicepresidente del consiglio Valerio Mancini (Lega Nord). Primo dato importante è la quota dell’avanzo libero che ammonta a 300mila euro. “Il risultato definitivo delle entrate – ha spiegato Mancini – risulta essere complessivamente di 25,6 milioni di euro, di cui 21.097.787 euro quali entrate di parte corrente, 3.337.353 euro quale avanzo di amministrazione dell’anno 2014 applicato al bilancio 2015 e 726.162 euro come Fondo pluriennale vincolato determinato per effetto del riaccertamento straordinario dei residui al 1 gennaio 2015. In particolare, sia l’avanzo di amministrazione sia il Fondo Pluriennale vincolato, pur confluendo nelle entrate 2015, sono il risultato della stringente applicazione delle nuove regole contabili dettate dall’armonizzazione dei bilanci delle pubbliche amministrazioni che riverberano anche sul risultato dell’anno 2014″.
Le voci che incidono maggiormente sul bilancio dell’Assemblea legislativa riguardano le spese per gli amministratori regionali, le cui componenti principali sono riferite alle indennità; il ripiano per l’erogazione degli assegni vitalizi; spese per i contributi ai gruppi consiliari; spese per il funzionamento e spese per il personale.
Il risultato di amministrazione dell’esercizio finanziario 2015 si chiude con un saldo positivo di 4.076.853 euro. Una componente sostanziale dell’avanzo di amministrazione, 2.885.506 euro, deve essere in parte accantonata e in parte vincolata nel bilancio 2016, per garantire principalmente la copertura delle spese derivanti da disposizioni normative regionali, quali l’indennità di fine mandato degli attuali amministratori regionali, la restituzione dei contributi versati al Fondo di previdenza dei consiglieri regionali, il trattamento di fine rapporto e l’integrazione dell’indennità premio di servizio dei dipendenti.
L’avanzo libero è quindi di 1.191.347 euro, di cui 150mila euro da destinarsi alle spese di potenziamento della rete e servizi informatici dell’Assemblea legislativa. La spesa per il personale, nel 2012 era 7milioni e 600mila, oggi è 6 milioni 390 mila. Sono circa 1,3 milioni in meno. L’Assemblea legislativa nel 2000 aveva circa 20 dirigenti, oggi ne ha 5: “stiamo facendo un’operazione di forte impronta alla riduzione dei costi mentre invece ci sono amministrazioni della Regione Umbria che non hanno raggiunto questo risultato di risparmio per quanto riguarda il personale”, ha detto Mancini.
Passata la discussione al rendiconto generale per l’esercizio finanziario del 2015, gli animi si sono scaldati. A prendere la parola sono stati il relatore di maggioranza (Andrea Smacchi-PD) e i due di minoranza (Maria Grazia Carbonari-M5S e Raffaele Nevi-FI). Per la maggioranza si tratta di un bilancio positivo che vede rispettati gli equilibri di gestione, con una diminuzione delle spese, il mantenimento dei servizi e nessun aumento di tasse a carico dei cittadini. Critica l’opposizione: per Carbonari (M5s) si tratta di un “atto nemmeno valutabile, ennesimo assegno in bianco firmato a una giunta totalmente autoreferenziale”, mentre Nevi (FI) contraddice e rovescia la positività espressa nelle valutazioni del relatore di maggioranza. Smacchi ha stretto il pressing: “non vi sono state anticipazioni di cassa, tradizionale segnale di solidità economico-finanziaria dell’Ente, mostrando una liquidità pari a 254 milioni. In merito alla questione di Umbria Mobilità, su cui la magistratura contabile ha rilevato alcune criticità, va sottolineato come la giunta Regionale si sia comportata in maniera responsabile avendo come obiettivi primari quelli di assicurare il funzionamento del servizio pubblico, dell’infrastruttura e la salvaguardia dei livelli occupazionali”. E ancora: “abbiamo attuato la diminuzione delle società partecipate da 7 a 3 di cui 1 spa (Sviluppumbria) e 2 scarl (Umbriainnovazione- Parco tecnologico)“. Quindi Smacchi ha rivendicato “la riduzione dei componenti dei consigli di amministrazione e dei collegi sindacali di enti ed agenzie regionali; la riduzione dei costi della politica con taglio dei compensi, gettoni e retribuzioni corrisposti ad organi ed organismi di enti e agenzie regionali e società partecipate; la diminuzione dell’80 per cento della spesa per consulenze, per relazioni pubbliche, convegni; il quasi azzeramento delle spese di rappresentanza; il dimezzamento delle spese per missioni; la riduzione delle spese per autoparco; la riduzione del personale: i dipendenti della Giunta sono diminuiti da 1093 a 1016 e i dirigenti sono calati del 25 per cento. L’applicazione della ‘pre Fornero’ ha permesso di sopprimere 52 posizioni di categoria B e D. Il recupero dell’evasione fiscale ha dato risultati importanti, 40 sono i milioni recuperati nel solo esercizio 2015“.
Ma Nevi (FI) non ci sta: “la fantasia di Smacchi supera ogni realtà. Oggi sembra che la crisi della maggioranza sia completamente risolta e si scopre che in Umbria tutto è perfetto, è tutto a posto, ma così purtroppo non è. Bisogna farla finita con bilanci fotocopia. Come non sottolineare la precarietà della condizione sociale – si è chiesto poi Nevi – o il preoccupante pil pro-capite. Voi continuate a disegnare una realtà che il cittadino non percepisce. Gli umbri hanno bisogno di una Pubblica amministrazione semplice, accessibile e trasparente”.
In soccorso e con chiarezza è intervenuta la presidente Marini: “in questi ultimi anni come Regioni siamo stati chiamati a fare solo manovre di contenimento. Sui conti dell’ente le chiacchiere stanno a zero. La nostra correttezza amministrativa garantisce la solidità del bilancio“. Nello specifico, ha detto Marini, sono state “ridotte dell’80 per cento le spese per consulenze e convegni”. Sono state “ridotte di 14 milioni di euro le spese per il personale e i costi della politica in generale. A Perugia l’ente ha tutte le sedi di proprietà quindi non paga alcun affitto per i propri uffici. E’ stato dismesso il magazzino deposito di Solomeo con un risparmio di circa 200 mila euro, così come la sede di palazzo Fioroni, con un risparmio di 750 mila euro. Sono stati ridotti i dirigenti del 25 per cento, e oggi i dipendenti della Regione in tutto sono 1.016: solo nei primi dieci anni c’era questo numero. Consulenze e ‘co.co.co’ sono stati tagliati dell’80 per cento. Il costo medio del personale dipendente della Regione è tra i più bassi in Italia: siamo secondi dietro alla Liguria. Terremo conto delle osservazioni della Corte dei conti, e spero che tengano conto delle controdeduzioni dei tecnici della Regione”, ha detto Marini, rivendicando infine “correttezza e trasparenza nella gestione che abbiamo ereditato dalla vicenda di Umbria Mobilità“.
©Riproduzione riservata