Il 19enne T.C., finora unico indagato per la morte di Lamberto Lucaccioni, a cui avrebbe venduto la dose mortale di ecstasy al Cocoricò, dovrà rimanere nella propria abitazione nelle ore serali e notturne. A deciderlo è stato il gip di Rimini Vinicio Cantarini, che ha di fatto accolto la richiesta della misura cautelare da parte della procura del capoluogo romagnolo. Il ragazzo, inoltre, verrà di nuovo interrogato giovedì 30 luglio. Ma le indagini non sono terminate. Le Forze dell’Ordine sono ancora alla ricerca del “secondo pusher”, colui che avrebbe a sua volta venduto la droga al giovane tifernate fratello di un amico di Lamberto.
Ma mentre il dibattito è acceso e l’attenzione altissima dal Cocoricò un altro ragazzo minorenne è stato ricoverato dopo aver assunto droga, sempre Mdma, all’interno della nota discoteca romagnola. A renderlo noto è stata la Fondazione Ema-Pesciolino Rosso fondata da Giampietro Ghidini (padre di Emanuele, il ragazzo morto a 16 anni, poco meno di due anni fa gettandosi in un fiume dopo aver assunto Lsd). Anche in quest’ultimo caso è stata aperta un’inchiesta per spaccio da parte della procura riminese. Il giovane, un 17enne di Como, avrebbe riportato gravi danni al fegato tanto da non poter far escludere la necessità di un trapianto.
Intanto, all’indomani dei funerali di Lamberto e del lutto cittadino, è tornato a riunirsi (lunedì 27 luglio) anche il Consiglio Comunale di Città di Castello. La seduta si è aperta, su proposta del presidente del consiglio comunale Stefano Nardoni, con un minuto di raccoglimento in segno di cordoglio per la tragica scomparsa di Lamberto.
Il sindaco Luciano Bacchetta ha poi preso la parola per sottolineare come la vicenda del 16enne tifernate “imponga una riflessione alle istituzioni, al mondo educativo e alla collettività”. “Dobbiamo perseguire la strada dell’informazione, della collaborazione e della comunicazione con i nostri giovani”, ha sostenuto il primo cittadino, che ha evidenziato: “Siamo chiamati a parlare coi nostri figli di fronte a un dramma che riguarda adolescenti e giovanissimi, e impone per questo un salto di qualità nella nostra azione, per lavorare affinché questa vicenda sia di insegnamento generale”.
Il sindaco, nel rivolgere un pensiero anche al 19enne tifernate indagato, ha parlato dell’esigenza di
“iniziare una fase di collaborazione più stretta con il mondo scolastico, con le forze dell’ordine, con il mondo sportivo e le parrocchie, per costruire un percorso di consapevolezza nel quale i nostri adolescenti sappiano riconoscere i pericoli che possono correre e siano messi quanto meno in condizione di poter scegliere.
“Dobbiamo prenderci ognuno le nostre responsabilità – ha concluso Bacchetta – per fare uno sforzo enorme e difficile finalizzato alla formazione e all’educazione dei ragazzi credo che questo lo dobbiamo a Lamberto”.
Il consigliere del Pd Riccardo Celestini ha osservato: “Tutte le certezze che ci eravamo creati nella nostra formazione di genitori, cioè che ad esempio sport e altre attività tengano lontani da ambienti pericolosi i nostri figli, onestamente ora traballano. Bisogna riflettere sulle dinamiche emerse. La responsabilità è la nostra, c’è un’impostazione evidentemente sbagliata del vivere quotidiano, ci sono espressioni di violenza tali nella società che destano allarme assoluto e dobbiamo alzare la guardia, stare attenti a tutte le scelte che possono agevolare situazioni di pericolo per i nostri ragazzi”.
Il capogruppo de La Sinistra per Castello Alessandro Alunno ha sottolineato: “Trovo assurdo che in un contesto civile e democratico come il nostro molti genitori ritengano inopportuno introdurre elementi conoscitivi su certi pericoli nelle scuole e negli ambienti frequentati dai giovani”. Il consigliere della maggioranza ha espresso preoccupazione per “la sostanziale inconsapevolezza che c’è stata dietro la morte di Lamberto”. “Più che giudicare dovremmo sentirci direttamente coinvolti e un po’ colpevoli – ha puntualizzato Alunno – dovremmo trovare, in sinergia con la scuola, canali di comunicazione che alzino l’attenzione sulle droghe”. Nel dirsi sbigottito che l’altro ragazzo coinvolto nella vicenda venga definito spacciatore, “perché – ha detto – è anch’egli vittima del sistema che lo ha reso inconsapevole”, Alunno ha manifestato la speranza che le forze dell’ordine “risalgano ai veri colpevoli”.
A evidenziare l’importanza di “cercare di dare una risposta di fronte all’accaduto” è stato il capogruppo di Fdu Luca Cuccaroni, che ha sostenuto: “Come consiglio comunale dovremmo capire che problema stanno affrontando i nostri giovani. La mia proposta è di convocare una commissione servizi che ci faccia capire la dimensione effettiva del problema. Il nostro dovere è capire, cerchiamo di trarre da questa situazione qualcosa di positivo da poter proporre ai nostri giovani”.
Ad ammonire sul fatto che quanto è avvenuto non deve essere sottaciuto è stato il capogruppo del Patto Civico per Città di Castello Cristian Braganti, che ha invitato a riflettere come “il fenomeno della droga abbia ormai una diffusione che inizia già dalle scuole medie”.
A esprimere l’esigenza di “essere più attenti sul versante della prevenzione” è stato il consigliere Pd Vittorio Massetti, che ha rilevato:
“Vivo situazioni come questa con un senso di rimprovero per la mia generazione. Credo che l’errore fondamentale sia stato riversare sui figli tutto quello che non abbiamo avuto. Dobbiamo, invece, far capire loro che ottenere qualcosa richiede sacrificio”.
“E’ impensabile – ha concluso – che quelli che sono poco più che bambini possano circolare con 200-300 euro in tasca. Serve un controllo da parte delle famiglie più sostanzioso.”