Il board di Spoleto Credito e Servizi, l’ex azionista di maggioranza di Banca Popolare di Spoleto, istituto da un anno nelle solide mani di Banco Desio (dove oggi Scs vanta una quota di poco superiore al 9%), ha chiesto al Tribunale di Spoleto l’ammissione al concordato preventivo. La notizia, clamorosa, già trapelata nel week end trova ora conferma dalla visura camerale della cooperativa di piazza Pianciani che Tuttoggi.info ha visionato. Non è dato sapere quali elementi abbiano convinto il Cda del presidente Massimo Marcucci, in sella dallo scorso 30 ottobre, ad attuare questa richiesta. Ma non è neanche difficile ipotizzarlo. Il grave dissesto economico e finanziario, già certificato al termine della gestione commissariale di Bankitalia, non darebbe molte possibilità di poter rientrare in tempi ragionevoli dei tanti debiti accumulati dalle passate gestioni. Si parla, ma la notizia è ufficiosa, di un ‘buco’ di oltre 20 milioni di euro e l’analisi dei bilanci che il nuovo consiglio di indirizzo ha affidato ad uno studio di professionisti di Perugia, avrebbe fatto emergere ulteriori ‘lacune’ sfuggite alla lente di ingrandimento dei commissari di palazzo Koch. Su tutto pesa ovviamente la restituzione a Monte dei Paschi di Siena dei 15 milioni di euro a fronte dei 60 mln investiti a suo tempo con i famosi Patti parasociali; rotti da Rocca Salimbeni nell’estate 2012, pochi mesi prima del commissariamento di banca e capogruppo.
Una bella gatta da pelare. Specie per tutelare gli interessi dei quasi 19mila soci che con gli ultimi scandali e la definitiva vendita a Desio del loro gioiello hanno visto andare in fumo la quasi totalità dei risparmi investiti.
Il Cda ha convocato una conferenza stampa per il tardo pomeriggio di domani. Impossibile al momento saperne di più. A quanto trapela dai locali di piazza Pianciani, ci sarebbero novità clamorose anche sotto il profilo legale, con la Scs pronta a dare battaglia su diversi fronti. Sembra anche nei confronti di Bankit.
Al momento restano cordiali i rapporti con la nuova proprietà di Bps, ovvero con il presidente Lado e il d.g. Antoniazzi. I quali si erano impegnati a offrire un prestito ponte per ripianare il debito con Siena. Ma la cifra da rifondere resta troppo elevata per le attività della Scs, che ha ripreso a muoversi sul mercato solo da un trimestre.
Solo così si spiega la decisione di procedere al concordato preventivo. Ma non è l’unico preoccupazione dei legali della Scs. Sembra infatti che nelle ultime ore sarebbero state intraprese iniziative su più fronti di natura penale. Voci su la Scs no è intenzionata a rilasciare alcuna dichiarazione.
© Riproduzione riservata