“Se i genitori dei bambini lo vorranno, sarà la stessa dirigente scolastica a contattare i sacerdoti per far benedire la scuola, ma comunque, al termine delle lezioni”. Ad annunciarlo è Simona Lazzari, dirigente responsabile del plesso di via Pacinotti a Sterpete di Foligno.
(leggi “Benedizione negata alla scuola”)
Il giorno dopo le feroci polemiche scatenatesi su Facebook, l’infuocato dibattito cittadino e persino la possibilità che la vicenda possa approdare in Consiglio comunale con un’interrogazione urgente a sindaco e vicesindaco con delega all’istruzione, tutto sembra avviarsi verso un compromesso diplomatico. Che forse la dirigente avrebbe dovuto ricercare prima. Oggi infatti è partita un’apposita circolare.
Ecco la nota che la dirigente ha fatto pervenire anche sulla scrivania del primo cittadino Nando Mismetti: “In riferimento alla notizia relativa al divieto di effettuare la benedizione pasquale all’interno della scuola da me diretta – scrive la Lazzari -, si precisa che la mia indicazione contraria è riferita allo svolgimento di tale attività all’interno dell’orario scolastico, così come prescrive il testo unico in materia di istruzione – il dlgs 297/1994 , all’art 311 – che vieta atti di culto in orario scolastico nelle classi e sezioni in cui sono presenti alunni che non si avvalgono dell’insegnamento della religione cattolica. La mia indicazione contraria dunque è stata in risposta all’unica proposta che mi è pervenuta sullo svolgimento del rito così come era tradizione fare nella scuola, cioè durante le lezioni. Tuttavia, sulla base delle esigenze delle famiglie è possibile effettuare tale rito al di fuori dell’orario scolastico nel rispetto dei diritti di tutti e di ciascuno. Questa comunicazione è stata data ai genitori oggi stesso con circolare formale. Ho già provveduto ad organizzare tale momento, se le famiglie esprimeranno la richiesta, al termine delle lezioni, contattando io stessa i parroci per prendere accordi. Sottolineo come sia nello stile educativo dell’istituto accogliere le esigenze dell’utenza e rispettare il contesto del territorio e le sue tradizioni trovando soluzioni organizzative rispettose della legge ma flessibili. Inoltre, la collaborazione con le parrocchie è da sempre un tratto distintivo di questa comunità scolastica e uno stile che come dirigente e come educatore promuovo quotidianamente. Inoltre siamo chiamati a far crescere una scuola laica, radicata nel territorio ma anche in grado di accogliere e integrare tutte le diversità, al di là di polemiche sterili e fuorvianti“.
La norma – leggiamo ora la norma vecchia di 21 anni richiamata dalla dirigente , ovvero il comma 2 dell’art. 311: “Per dare reale efficacia all’attuazione del diritto di avvalersi o di non avvalersi di insegnamenti religiosi, si provvede a che l’insegnamento religioso ed ogni eventuale pratica religiosa, nelle classi in cui sono presenti alunni che hanno dichiarato di non avvalersene, non abbiano luogo in occasione dell’insegnamento di altre materie, né secondo orari che abbiano per i detti alunni effetti comunque discriminanti”. Ora, tralasciando se una benedizione (che non fa male a nessuno, da qualunque credo arrivi) è anche un insegnamento o più semplicemente un momento di ‘pace’, appare evidente che, anziché opporre un rifiuto, si sarebbe dovuto intervenire da subito magari, che so, organizzando la benedizione durante l’ora di ricreazione, avuto riguardo a informare le famiglie di coloro che non avrebbero voluto prendervi parte. O appunto, come ha scritto la dirigente, a scandalo però ‘esploso’, al di fuori della normale attività di istituto. Anche se, pare di capire, sarà compito delle famiglie richiedere o meno la benedizione.
I precedenti – l’intervento della dottoressa Lazzari non è del tutto nuovo. In questi giorni polemiche sull’interpretazione della norma si sono avute un po’ ovunque. Il ‘caso’ più clamoroso a Bologna dove si è arrivati a presentare addirittura un ricorso al Tar dell’Emilia Romagna la cui sentenza è attesa per il prossimo 26 marzo (clicca qui). Il tema è di quelli a dir poco delicati che si presta come sempre a tante interpretazioni e prese di posizione.
Le reazioni – Come quella del consigliere regionale di Fdi/An Alfredo De Sio: “La vicenda del diniego da parte del dirigente scolastico alla benedizione pasquale della primaria di Sterpete (Foligno) è la dimostrazione palpabile di come sia ridotta a livello culturale la scuola italiana. Tutta la vicenda, come diceva Flaiano è ‘grave ma non è seria’; secondo questo schema ci aspettiamo a breve la facoltà di scegliere, nelle scuole italiane pubbliche, di aderire o meno alle festività di origine cristiana, Natale e Pasqua compresi e perciò anche alla libertà individuale di riposo settimanale, abolendo la domenica, per non urtare la sensibilità di chi per convinzioni religiose preferisce il venerdì, il sabato oppure il giovedì in onore di un piatto tradizionale come gli gnocchi”. “Non si trattava di una cerimonia religiosa – continua De Sio – ma di una ‘benedizione’ che in tutte le latitudini è la sintesi dell’auspicio ad una vita di pace e rispetto secondo l’etimologia stessa della parola ‘bene-dire’. Un atteggiamento, quello messo in essere, che non ha nulla a che vedere con la libertà di culto o la laicità delle istituzioni, ma attiene invece in modo direttamente proporzionale all’intelligenza e al buon senso che purtroppo sembrano latitare”. Poi l’affondo: “quello attuato dal dirigente scolastico è stato uno zelo idiota, che spinge verso la negazione dell’identità stessa del popolo e della nazione italiana, delle sue radici e della sua tradizione che, piaccia o meno, è quella cristiana. Un’interpretazione subdola e rovesciata del rispetto di tutte le confessioni con l’unico scopo di rimuovere il cardine di un riferimento culturale che va al di là delle convinzioni religiose” conclude il consigliere.
“Esprimiamo indignazione e sgomento per quanto accaduto presso l’istituto comprensivo “Galilei” di Sterpete – scrivono Riccardo Polli e Marco Maggi della Lega Nord Foligno – da sempre la Lega si batte per il rispetto delle tradizioni e dei costumi che sono alla base della nostra società e riteniamo che, nonostante la preside dell’istituto abbia affermato di aver “solamente” rispettato la legge, la laicità del nostro Stato non può arrivare a derive come questa, impedendo ai ragazzi la conoscenza dei valori e delle tradizioni, indebolendo la loro forza e le loro radici religiose, storiche e culturali. Respingiamo in ogni modo il gesto del dirigente scolastico, attendendo risvolti positivi nella vicenda, prima di una concreta mobilitazione.
Qualcosa di simile anni fa avvenne a Spoleto con il rifiuto di una dirigente a far insegnare ai propri docenti la Divina Commedia, ritenuto probabilmente testo troppo ‘cattolico’ da proporre a classi sempre più multireligiose. Anche lì polemiche su polemiche (terminate però in breve tempo) per quello che è ritenuto un testo di lettura obbligatorio nel sistema scolastico, ritenuto uno dei più grandi capolavori di sempre. Chissà che prima o poi anche il Divin poeta si veda costretto a sbarcare nelle aule di un Tribunale amministrativo.
(ha collaborato Claudio Bianchini)
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