La presidenza del Festival potrebbe avere i giorni contati. E’ la notizia, clamorosa, che è trapelata sin dalla fine dei fuochi d’artificio e che trova continue, autorevoli conferme in ambienti molto vicini alla stessa Fondazione. In discussione quindi non è il ruolo di Giorgio Ferrara quale direttore artistico, quanto quello di Presidente della Fondazione. Al suo posto potrebbe arrivare, o meglio ritornare, Innocenzo Cipolletta, l’attuale presidente delle Ferrovie dello Stato, che della Fondazione era stato Presidente, seppur per pochi mesi. In effetti, a dispetto degli annunci sensazionalistici, sono molte le cose che non hanno funzionato durante questa 51.ma edizione: nel mirino la comunicazione, il cerimoniale, il marketing, etc. Su cui la città, le forze economiche e quelle imprenditoriali non sembrano disposte a stendere nessun velo. Stando ai bene informati – anche se per la verità qualcosa si era intuito ieri nel discorso di Massimo Brunini e persino stamani fra le righe di un quotidiano nazionale – una prima trattativa con Cipolletta sarebbe stata avviata pochi giorni fa nel corso di una cena a tre al Tric Trac.
Non è dato sapere quale sia stata la risposta di Cipolletta, classe 1941, docente alla Luiss e con un passato anche di d.g. di Confindustria. Anche se è certo che il “prof” ha accettato di fornire la propria ‘collaborazione’ al festival.
Ferrara, da parte sua, non perde occasione per ricordare, ai giornali come a qualche imprenditore locale, che lui ha “un contratto di cinque anni e che le due cariche sono inscindibili”.
Ma è probabile che dovrà tornare sui suoi passi e già dalla prossima settimana, quando si dovrebbe riunire il Comitato di gestione. Se il ruolo artistico è vincolato da un contratto di 5 anni, quello di Presidente soggiace comunque alla fiducia degli altri componenti del Comitato. Che sarebbe venuta meno, il condizionale è d’obbligo, anche per la testardaggine di non aver voluto delegare nulla, trovandosi all’improvviso a ‘combattere’ con una realtà a lui totalmente sconosciuta. Cipolletta invece non è così. Lui a suo tempo aveva delegato. La ‘fuga’ da Spoleto, dopo una sola edizione, era da ricondursi ad alcune ‘beghe’ che si era ritrovato sul proprio tavolo e che dovevano esser risolte dalla Città. Situazioni a volte imbarazzanti che è riuscito a risolvere, o quanto meno a stemperare, un diplomatico come Gilberto Stella, l’unico ad aver resistito tanti anni a far da contro-altare alla Associazione Festival.
La politica cittadina sembra dunque convinta a dare immediatamente un cambio alla gestione. Non da meno i rappresentanti dei due istituti di credito, Alberto Pacifici e Giovannino Antonini.
Insomma, in moti attendevano che l’ultimo riflettore si spengesse sulla città. Ed ora che spoleto è ripiombata nel clack out, si può cominciare a dire quello che prima non si poteva. In attesa che si conoscano ufficialmente i dati, a cominciare da quelli della Siae. E i relativi incassi, con esclusione del Concerto Finale. C’è molto attesa, fra i tanti appuntamenti convocati per parlare del festival (anche alcuni consiglieri comunali di maggioranza attendono chiarimenti), per la riunione che si terrà stasera all’AsCom, dove i commercianti faranno il punto della situazione. Di poco fa la notizia che un esercente avrebbe messo in mano al proprio legale di fiducia un contratto commerciale stipulato per il festival. “Avevo diritto ad alcune serate di gala che sarebbero state realizzate durante il festival, ma non ho mai ricevuto alcun invito” dice a TO®, chiedendo di non svelare la propria identità. Svela invece il nome del proprio legale di fiducia che, ironia della sorte, è l’avvocato Carmelo Parente, uno degli avvocati di fiducia dei Menotti.