In Umbria è Città di Castello a firmare il primo protocollo per le locazioni a canone concordato che recepisce le prescrizioni di base della Regione Umbria.
L’intesa è stata siglata in Comune alla presenza del sindaco Luciano Bacchetta, unitamente all’assessore al Bilancio Mauro Alcherigi, delle rappresentanze delle organizzazioni degli inquilini – Sunia, Sicet, Uniat e Unione Inquilini – e della proprietà edilizia – Confedilizia, Asppi, Appc.
“Il disagio abitativo è uno degli effetti della crisi che colpisce le famiglie con maggiore impatto” dichiara il sindaco a margine della firma “alle azioni specifiche varate dalla Regione Umbria oggi si aggiunge uno strumento, di carattere negoziale e, per le sue caratteristiche, destinato ad una applicazione molto estensiva. Nel protocollo infatti sono previste agevolazioni nella tassazione per i proprietari che concederanno a canone concordato i propri immobili ad uso residenziale e riduzione dei canoni di affitto e un aumento della detrazione fino a 491mila euro nella denuncia dei redditi per gli inquilini, configurando un doppio vantaggio per le parti interessate. In particolare i proprietari che aderiscono al protocollo beneficeranno di una riduzione nella cedolare secca che passa dal 21% al dieci e di un’aliquota Imu dello 0,69 %, parificata ai comodati ad uso gratuito, e non dell’1,06 prevista a livello generale per tali tipologie”.
Il territorio è stato definito sulla base di cinque aree urbane omogenee, – il centro storico, il capoluogo e le frazioni di Trestina e Cerbara, la zona periferica e la zona rurale – all’interno delle quali vigeranno le stesse condizioni contrattuali di massimo e minimo. “Abbiamo perseguito l’obiettivo di un accordo con particolare determinazione – conclude il sindaco – considerando la dimensione che il disagio abitativo ha assunto e la complementarietà rispetto manovre di sostegno al reddito dirette. La misura ha di certo un valore anticiclico rispetto ad un bene essenziale e necessario come l’abitazione ma i suoi effetti sono di lunga durata perché si innesta stabilmente in un mercato immobiliare che la crisi ha reso più recettivo all’affitto che non all’acquisto. Da questo punto di vista il protocollo può agire come elemento di un nuovo equilibrio tra la domanda e l’offerta a livello locale, riqualificando la residenza sia nel centro storico che nelle frazioni”.