Il cromo VI e gli altri metalli pesanti che precipitano nel tunnel Tescino, da mesi non più, perché raccolti in apposite vasche, derivano dalla discarica di scorie Thyssen: è la conclusione dei periti incaricati dal Tribunale, resa nota in queste ore. Un esito scontato. Anche un bimbo delle elementari avrebbe intuito. Ma a Terni no. Ci sono tabù. Del soggetto inquinatore si parla poco o nulla. E così tutto si aggroviglia in un infinito cicaleccio giuridico, nell’attesa della prossima prescrizione.
Eppure a Terni un tabù di recente è caduto: quello di una diocesi al centro di manovre affaristiche che l’hanno pian piano spolpata all’osso. Ebbene, non ci si poteva pronunciare, fin quando qualche prete ‘ribelle’ e qualche giornalista ‘irregolare’ hanno coraggiosamente rotto la cupola criminale giunta sin quasi ad aggredire il Santissimo Sacramento. Nel mentre, come talora accade, negligenti dirigenti dello Stato, notabili beneficiari di incarichi, risorse pubbliche e prebende, restano ordinatamente al loro posto; le persone perbene finiscono viceversa in cassa integrazione.
Allo stesso modo, per taluni ‘lungimiranti’ personaggi locali, non si deve parlare dell’inquinamento plateale della Thyssen: altrimenti ‘chiudono’. Ricatti miserabili cui uno Stato con gli attributi avrebbe da tempo reagito, ripristinando la legalità, evitando un danno socio-ambientale miliardario. Cui prodest? La conseguenza prevedibile di un’ignoranza tanto crassa quanto interessata è nella contaminazione di alimenti e persone, peraltro sottaciuta da alcune autorità. Ora l’epilogo, con un’ecatombe occupazionale alla quale, chi potrebbe, risponde con cerbottane e iniezioni di cuore.
Thyssen e Diocesi su binari paralleli: le ha unite il filo rosso di un’imbarazzante omertà che, in specifici casi di pertinenza curiale, ha condotto addirittura a neutralizzare articoli giornalistici delle più importanti testate nazionali. Thyssen e Diocesi unite poi anche da una rovinosa gestione, con debiti milionari su cui rari cronisti hanno scritto.
Come mai? Come mai questo è accaduto proprio a Terni e per così tanto tempo? Quale malattia attanaglia brani significativi di questo Paese? Se la Magistratura non è stata imbrigliata da alcuno, attendiamo fiduciosamente un passo concreto, nell’un caso e nell’altro. Oppure che chi ha sbagliato provveda prima di subito, restituendo verità e risorse, affinché non siano sempre altri a pagare. Proprio per la Diocesi, in assenza di auspicabili ‘conversioni’, è doveroso, come già detto mesi fa, che il nuovo vescovo proceda sollecitamente alle denunce del caso. Certo, non è politicamente corretto dirlo, non è chic richiederlo, ma è l’unica forma di possibile rispetto da tributare a molte famiglie ignare e devastate dai giochini di pochi. Si offra ictu oculi il buon esempio e questo valga anche per Thyssen, soggetta alla legge dello Stato e non sui iuris: chi sa delle discariche, del cromo esavalente nelle acque e del resto, parli. Chi può ricostruire i tasselli, parli. E lo faccia per amor di verità, per la comunità, per i più piccoli, per le famiglie di quei lavoratori che perderanno il posto pure a causa dei silenzi complici di chi sapeva, ma nulla ha detto, riattivando in favore di stranieri l’antico ius vitae necisque, un illimitato diritto di vita e di morte sulla città.
Thyssen e Diocesi, infine, sono legate da altro: di entrambe è richiesto il commissariamento, ossia un legittimo e fermo intervento statuale. In un caso -la Diocesi- è avvenuto, col Vaticano che, informato anche dallo scrivente, ha tempestivamente provveduto; nell’altro -la Thyssen- non si intravede alcun serio interlocutore, a dispetto di una pletora di politici nazionali, regionali, locali, impacciati, imbelli e talvolta inetti. Senza bussola. In questo senso ‘autolesionistico’, caro sindaco, è continuare così, tra inettitudine e Grandi Bugie, come sull’inquinamento. Non si creda dunque che, quale che sarà il cammino di AST e della Diocesi, tutto finisca a tarallucci e vino. Sono terminati l’assopimento, l’asservimento, le ignobili coperture, le squallide omissioni, il chiudere un occhio e anche due. Spazio invece a un sano rigore anglosassone. Anzi, evangelico.