Bevagna, il comitato a difesa delle acque sprona le istituzioni - Tuttoggi.info

Bevagna, il comitato a difesa delle acque sprona le istituzioni

Claudio Bianchini

Bevagna, il comitato a difesa delle acque sprona le istituzioni

Chiesto un tavolo di concertazione tra comuni della Valle Umbra Sud e Regione dell'Umbria
Mer, 08/10/2014 - 16:32

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L’ennesimo ‘tentato omicidio ai danni dei fiumi della valle spoletana’ da decenni già in agonia, è la netta riprova che quelle acque, tanto cantate e decantate, vengono utilizzate per scaricare illegalmente e spesso impunemente da personaggi senza scrupolo e senza futuro. Ogni fine settimana e ogni vigilia di festa, che dovrebbe essere il momento beato di tanti, è il pretesto per riversare quantità di sostanze tossiche e dannose, i cui effetti non sono stati ancora del tutto indagati, che diventano la tomba mortale dei nostri corsi d’acqua, da tanto, troppo tempo. Lo diciamo da quasi due anni – scrive in una nota il Comitato per la difesa delle acque di Bevagna – dal momento della nostra costituzione, ed altri prima di noi, che la situazione è drammatica al limite dell’insopportabilità e che non ci saremmo arresi tanto facilmente e forse la nostra azione sta dando i primi frutti, i primi segnali. In questi ultimi mesi non abbiamo fatto altro che segnalare le anomalie, informare le istituzioni, denunciare alle autorità competenti, ai giornali e alle televisioni, lo scempio che si stava perpetrando, contestazioni tutte documentate, in contatto diretto con l’Arpa regionale e territoriale e il Noe di Perugia che avevano promesso un intervento radicale. E sono stati di parola.

“Questo è solamente il primo piccolissimo passo. D’altronde sappiamo tutti benissimo, Arpa compresa – proseguono – che le acque sono fortemente inquinate anche senza la colorazione rossastra di questo ultimo week end. Sono mesi che denunciamo la situazione dei nostri fiumi, Clitumno incluso, che sono neri, a volte con colorazioni indefinite, sudici, maleodoranti, con pesci e volatili che galleggiano morti, putridi con chiazze schiumose e oleose che si ammassano in macchie sempre più grandi che arrivano ben oltre le arcature di Cannara. In questi giorni di acque rosse non pochi sono stati i cavedani e le lasche morte, avvistate a decine, una devastazione dietro l’altra”.

“Noi da tempo chiediamo una revisione complessiva ed un catasto puntuale degli scarichi civili e industriali e un monitoraggio continuo alternativo ai progetti proposti, più stretto e sensibile e soprattutto – incalzano – maggiormente indicativo delle criticità dei fiumi, un controllo radicale del territorio che permetta vigilanza e repressione in tempi brevi. Chiediamo che la politica, le amministrazioni locali e le istituzioni, vadano oltre le proprie personali convenienze territoriali e politiche, e si muovano tutte unitarie a favore di una risoluzione complessiva del problema”.

“Noi ribadiamo che non vogliamo la morte economica della Valle Umbra Sud – precisa il comitato nella nota stampa – ma è ora che l’economia faccia un balzo nel futuro, prendendosi le proprie responsabilità. Gli scarichi illegali e i fiumi utilizzati come scorciatoia per evitare gli smaltimenti sono un danno alla società civile inestimabile che va ben oltre lo schifo che proviamo nel vedere i fiumi e i pesci morti e le gallinelle che vi galleggiano. Per questo pretendiamo che la politica trovi gli strumenti per aiutare e sostenere con forza le imprese virtuose ed oneste, reprimendo e colpendo i comportamenti illegali. In tutto questo è necessario e non procrastinabile un accordo tra tutti i comuni della Valle Umbra Sud, e non solamente un comune, per coadiuvare le azioni delle polizie territoriali, municipali e provinciali, e tutte le istituzioni preposte al controllo ambientale del territorio”.

“A breve, su nostra iniziativa, venticinque associazioni della Valle Umbra Sud firmeranno unitariamente un documento programmatico per chiedere alle amministrazioni comunali e alla politica regionale, senso di responsabilità e lungimiranza politica, per iniziare un azione immediata per la riqualificazione del reticolo fluviale Marroggia-Teverone-Timia, dell’Alveolo e del Clitumno. A tal proposito – avvisano – ribadiamo la necessità di evitare in qualsiasi maniera il declassamento del Marroggia-Teverone-Timia che darebbe il pretesto per evitare di porre il problema tra le assolute priorità delle agende politiche”.

“Solo un azione congiunta, solidale e coordinata della politica amministrativa e delle istituzioni potrà risolvere questo drammatico problema che rischia di divenire un peso sociale ed economico difficile da sopportare, paralizzare di conseguenza l’economia ambientale e turistica della valle e assestare un colpo mortale alla salute dei nostri figli e dei nostri nipoti, con un danno incalcolabile dal quale questa valle farebbe difficoltà a riprendersi. Noi – conclude il comitato -saremo sempre vigili e attenti perché crediamo che l’azione civile, meglio ancora se trasversale alla società, senso civico, cultura e amore del proprio territorio siano gli elementi fondamentali per un inversione di marcia che metta l’uomo al centro dell’interesse principale”.

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