E’ toccato agli esperti della Siad (Società Italiana Acetilene e Derivati) di Bergamo fare chiarezza sulla morte dei tre sub morti nelle acque delle Isole Formiche due domeniche fa: la Procura di Grosseto aveva infatti richiesto tutte le analisi del caso, incluse quelle sull’attrezzatura (computer, erogatori e bombole, con annesso compressore per ricaricale) in uso a Fabio Giaimo, Enrico Cioli e Gianluca Trevani, tutti e tre perugini, che hanno perso la vita mentre coltivavano una delle loro più profonde passioni, la subacquea. La dinamica dell’incidente era apparsa da subito poco chiara, e alcuni momenti del dramma erano stati parzialmente chiariti dal racconto dei testimoni. Solo le indagini puntuali e approfondite, insieme all’autopsia, possono chiarire quanto accaduto: perchè il dubbio già persisteva, e, senza volersi sbilanciare, le indagini si serano già indirizzate sulla probabilità che nelle bombole ci fosse anidride carbonica, anche se in percentuale minima, poi divenuta letale a determinate profondità.
Le analisi sulle bombole – Questa mattina si sono dunque concluse le analisi sul contenuto delle bombole. Il risultato è shock: la perizia ha rivelato che all’interno delle bombole, infatti, vi sarebbe un’alta percentuale di monossido di carbonio. Sono intanto arrivati anche i risultati delle analisi tossicologiche: nel sangue dei tre sub è stata riscontrata la presenza di carbossiemoglobina, che dunque trova riscontro medico legale rispetto al contenuto delle bombole. Da quanto emerso da fonti investigative le tracce rilevate sarebbero state in misura letale. I risultati degli accertamenti sulle bombole, effettuati da una ditta di Osio (Bergamo), saranno ufficializzati domani.
Rimane ora da capire come sia stato possibile che le bombole contenessero monossido di carbonio: se il problema ha riguardato le apparecchiature per caricarle o l’ossigeno stesso, se l’errore sia stato umano, se si sia verificato a terra, nel diving, o se le bombole possano essere state ricaricate a bordo dell’imbarcazione con cui i sub si erano recati alle Formiche. Motivo per cui saranno necessari ulteriori attività investigative.
L’esito dell’autopsia – L’esame autoptico si era invece concluso una settimana fa, ad eseguirla i medici legali dell’Università di Siena, Emanuela Turrillazzi e Sara Vita, dell’Università di Foggia, alla presenza dei periti di parte Laura Paglicci Reattelli e Walter Patumi. L’autopsia aveva rilevato che la morte per i tre era sopraggiunta non per cause patologiche, come la distensione polmonare e l’infarto. Già le autopsie effettuate il 13 agosto, duque, avevano contemplato, tra le ipotesi, che Gianluca, Enrico e Fabio potessero essere morti avvelenati. Poi domenica si erano tenuti i funerali dei tre sub a Perugia e Bastia Umbra.
Le indagini – Al momento resta indagato per omicidio colposo plurimo Andrea Montrone, il proprietario del diving Abc di Talamone, dove i tre sommozztori avevano noleggiato le bombole prima dell’immersione maledetta. Ma non è escluso che altre persone possano essere coinvolte. Intanto la Guardia Costiera di Porto Santo Stefano ha sequestrato le 30 bombole di proprietà dell’Underwater Activity Srl, società che gestisce anche in diving di Talamone. Si è poi scoperto che solo sette erano state utilizzate, e tra queste le 3 fornite a Fabio, Gianluca e Enrico. Insieme alle bombole, era stata sequestrata anche la barca, la Emery Island, con cui i tre sub si erano recati sul punto di immersione quel 10 agosto. L’avvocato di Montrone, Riccardo Lottini, presenterà ora un’istanza per effettuare accertamenti su tutte e 30 le bombole sequestrate dalla procura, non solo su quelle dei sub morti, e anche sui computer che le tre vittime avevano al polso per le immersioni.
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