La resa dei conti: e a cadere sotto la scure delle divisioni tra i correntoni del piddì sarebbe proprio il segretario comunale di Perugia Francesco Giacopetti. Lo stesso che nella sua conferenza stampa, a 48 ore dalla disfatta di Boccali al ballottaggio dell’8 giugno, aveva dichiarato chiaramente di non voler fare un passo indietro, pur assumendosi le proprie responsabilità. Cosa che nel partito non proprio tutti hanno fatto, dopo le debacle perugine e spoletine. Lui, che ha sempre sostenuto Boccali fin dalle primarie contro Anna Rita Fioroni, si è poi ritrovato in una battaglia contro il segretario regionale Leonelli: a chi fosse presente durante la conferenza stampa di quest’ultimo, il 9 giugno, perugino e renziano della prima ora, non saranno sfuggite le occhiate tra i due, con Giacopetti in prima fila. Odore di sfida, con il suo guanto raccolto il giorno dopo: eppure i colpi ancora riecheggiano per Corso Vannucci, che collega Palazzo dei Priori, ormai al centrodestra con Romizi, e Piazza della Repubblica, sede del Pd umbro. Poi oggi quello che in molti avevano sospettato già dal giorno dopo del funereo ballottaggio: sul tavolo dell’Assemblea comunale arrivano le dimissioni di Giacopetti. Ai suoi membri toccherà accoglierle o meno. “Ancora troppo spesso, e malauguratamente anche in un grande partito come il nostro – scrive l'(ex) segretario – le vittorie hanno sempre molti padri mentre le sconfitte sono destinate a rimanere orfane. Abbiamo tentato, in questi giorni, di accompagnare una riflessione franca, severa e profonda sulle ragioni della debacle perugina. Ma in troppi si sono fermati a guardarsi la punta del naso, distorcendo l’analisi del voto sotto lenti “particolari” e perdendo, invece, di vista l’interesse generale, che è un progetto di cambiamento e di rinnovamento del Pd per farne un partito al passo con i tempi e in grado di connettersi compiutamente con le esigenze della città e dei cittadini, maturando nuovi spazi, nuove strategie, nuovi metodi, nuovi linguaggi. Vedo, invece, all’orizzonte il rischio concreto che l’assemblea di domani, convocata per favorire un dibattito franco approfondito, si trasformi nell’ennesima resa dei conti autoassolutiva per alcuni, in un clima di caccia alle streghe. Fermiamoci un attimo prima. I cittadini non ci chiedono di dividerci su chi ha più colpe, pratica da vecchia politica. Ci chiedono di cambiare. E’, dunque, per responsabilità e generosità nei confronti del Pd, con l’obiettivo di sgombrare il campo da ogni pericolosissima strumentalità e favorire, invece, un dialogo serio e non impantanato in logiche meramente spartitorie, che domani rimetterò il mio mandato all’Assemblea Comunale che mi ha eletto. Auspico che questo passaggio non serva a chiudere la pratica dietro la logica del capro espiatorio quanto piuttosto ad aprire una riflessione più profonda in tutto il partito, che deve riconciliarsi con la comunità definendo meglio il proprio profilo, i propri programmi e investendo di più sulla qualità della sua classe dirigente. Altrimenti faremmo torto alla nostra intelligenza, alla richiesta di cambiamento che ci viene dai cittadini, all’impegno della nostra militanza”. Ancora una volta, dunque, il nodo delle repsonsabilità, della riflessione, delle logiche partitiche.
Dal regionale – Leonelli non aspetta molto: ha diverse beghe da risolvere, su tutto il territorio umbro, con il nazionale che di certo non è felice di aver perso delle piazze importanti come Perugia, Spoleto e, in parte, Gubbio. Alle insinuazioni dei malpensanti che credono che qualcuno nel partito volesse affossare personaggi come Boccali, in diversi dal partito storcono il naso, lasciando intendere che al massimo gli si voleva dare una lezione importante. “Oggi abbiamo fatto la segreteria regionale a Terni – scrive Leonelli -: preso atto delle dimissioni dei segretari comunali di Perugia, Spoleto, Gubbio e Bastia, siamo pronti a dare il nostro contributo con impegno e generosità al fianco dei livelli territoriali per far ripartire il PD nelle città e per vincere le prossime elezioni regionali. Non servono “lunghi coltelli”, ma una seria riflessione sulle cause dei risultati negativi, e una grande volontà di riorganizzarci, tenuto conto che nel voto amministrativo non siamo riusciti a intercettare quel voto di “speranza” che invece Matteo Renzi è riuscito ad attrarre alle elezioni europee”. Neanche a dirlo: un’altra volta al centro c’è la discussione tra i renziani e quelli che in tanti, già al tempo delle primarie per il segretario regionale, hanno definito l'”apparato”.