«Sono molto lieto di incontrarvi e vi ringrazio della risposta generosa al mio invito a partecipare alla seconda edizione della “Festa della Famiglia”. Mi fa davvero grande piacere ritrovarmi con voi e dirvi la stima, l’amicizia e la fiducia con cui accompagno il vostro cammino quotidiano». Con queste parole l’arcivescovo di Spoleto-Norcia, mons. Renato Boccardo, ha accolto a Spoleto, in piazza Garibaldi, le oltre mille persone che hanno partecipato la mattina di domenica 11 maggio alla Festa della Famiglia promossa dalla Diocesi sul tema “Famiglia: accoglienza, festa e missione”. Le presenze sono confermate dagli ottocentotrentuno buoni pasto consegnati dai volontari della Diocesi. A questi si devono aggiungere coloro, in modo particolare gli spoletini, che sono tornati a pranzo nelle proprie case. La giornata – pensata per dare visibilità alla bellezza della famiglia, realtà umana semplice e ricca allo stesso tempo, fatta di gioie e di speranze, di fatiche e di sofferenze – è iniziata con l’accoglienza dei partecipanti curata dai ragazzi della Pastorale Giovanile diocesana. I bambini dai 3 ai 5 anni sono stati accolti in alcuni locali del priorato di S. Gregorio, dove alcuni animatori hanno organizzato giochi e attività manuali. Quelli dai 6 ai 10 anni si sono invece ritrovati al Giardino dello Sport e sono stati intrattenuti da varie attività e dai giochi di prestigio del “Mago Cremino”, un bambino di 9 anni (Nicola Amici) di Cascia. Gli adulti, infine, si sono suddivisi in tre luoghi differenti ed hanno partecipato ad un momento formativo sul tema della giornata. Nella Basilica di S. Gregorio don Antonio Sciortino, direttore di Famiglia Cristiana, ha lodato la Festa della Famiglia di Spoleto: «Oggi in questa bella città tante persone sono scese in piazza non per protestare, per recriminare o per manifestare contro qualcuno o qualcosa, ma solo per fare festa, festa alla famiglia. In un clima gioioso si è testimoniato la bellezza della famiglia, che è un bene per tutti e che a tutti deve stare a cuore, perché la famiglia appartiene a tutti e sulla famiglia non ci si può dividere per ragioni ideologiche o per ragioni di appartenenza politica. Tutti devono prendersene cura e far sì che essa stia bene, perché se sta bene la famiglia sta bene anche il Paese. Se cresce la famiglia, cresce anche il Paese. Non ci sono – ha proseguito Sciortino – famiglie perfette, indenne da problemi, ma famiglie in cammino verso la perfezione. In questo cammino ci sono degli idoli da sconfiggere: il successo, l’apparire, la ricerca smodata della ricchezza e dei soldi, da ottenere con ogni mezzo, lecito o illecito. E poi oggi si vuole spacciare per famiglia ogni forma di unione; ma se tutto è famiglia – ha proseguito il direttore di Famiglia Cristiana – niente più è famiglia. Non si spiegano proposte bizzarre come eliminare la differenza di genere e le parole sessuate come padre e madre, marito e moglie, uomo e donna, a favore di termini neutri come “genitore 1” e “genitore 2”, in modo che alla fine ogni unione possa essere equiparata più facilmente alla famiglia. Non possiamo, inoltre, dimenticare che i mass media parlano poco della famiglia tradizionale e quando lo fanno la irridono, la svillaneggiano, banalizzando tutto: dall’amore alla sessualità, dal matrimonio alla vita. Nonostante però la famiglia sia bistrattata, oggi non possiamo fare a meno di ripartire da essa, cominciando a riconoscerle, innanzitutto, quel ruolo sociale e pubblico che le spetta, quegli aiuti necessari che le spettano di diritto e che non sono una benevola concessione dello Stato. Oggi più che mai c’è bisogno disperato della famiglia in quanto tesse relazioni, offre fiducia, chiede collaborazione, educa alla solidarietà, alla fraternità e alla gratuità. Non è un problema, ma una risorsa per il Paese. Purtroppo, a fronte dell’importante ruolo che essa svolge nella società, c’è scarsa attenzione da parte delle istituzioni per promuovere il “benessere familiare”. Lo sviluppo e il futuro passano per la famiglia; e senza i figli non ci sono progetti, non c’è speranza di crescita. Anche come Chiesa – ha concluso don Sciortino – occorre un deciso investimento pastorale sulla famiglia come cellula della comunità ecclesiale. Troppo spesso è vista come destinataria dei servizi pastorali, poche volte ne è la protagonista. È tempo, insomma, di dare parola alla famiglia e non più di parlare della e sulla famiglia».
Nella Sala della Risurrezione del Centro di pastorale giovanile don Renzo Bonetti, già direttore dell’ufficio di Pastorale familiare della Conferenza episcopale italiana, ha esordito dicendo che «se oggi la famiglia è in declino, la soluzione è la forza della coppia e non aspettare che gli altri facciano qualcosa, ma impegnarsi in prima persona. Per far ciò è fondamentale – ha proseguito – il dialogo in famiglia, la conoscenza di Dio e della sua Parola, alimentare ogni giorno l’amore reciproco anche nelle piccole cose, recuperare la dimensione settimanale della festa e chiedersi con frequenza se l’esperienza di coppia sta progredendo oppure no, se è il simbolo del cammino verso la croce o la risurrezione oppure no».
Nella “Sala Antonelli” del priorato di S. Gregorio mons. Lorenzo Chiarinelli, vescovo emerito di Viterbo, ha richiamato i presenti al compito educativo, citando il brano del Vangelo di Luca “A Gerusalemme per la festa di Pasqua” (LC, 2, 40-52). In questo brano si racconta un dramma familiare: nel pellegrinaggio a Gerusalemme Gesù si smarrisce, non è più nella carovana. Maria e Giuseppe si mettono a cercarlo e si domandano “Cosa abbiamo sbagliato?”, “Che cosa non abbiamo fatto?”. Dopo tre giorni trovano Gesù, che non era partito, nel tempio ad ascoltare ed interrogare i maestri. «Gesù – ha detto mons. Chiarinelli – ha voluto insegnare che le relazioni, anche quelle più sane, non sono assolute: il metro è la volontà del Padre, il rapporto con lui. Tutti i legami vanno subordinati a quella libertà vera e profonda che è il rapporto con Dio. Non è facile per i genitori scoprire e accogliere l’originalità dei figli e la trascendenza della propria vocazione. Ciò lo si può dire anche per ogni educatore e per i ministri della Chiesa. È indispensabile, anche in famiglia, non presumere dinanzi alle persone (ognuno ha un’identità singolarissima), non pretendere di ridurre la complessa realtà delle persone entro categorie interpretative generiche, entro schemi astratti, formulando giudizi soggettivi e affrettati, non disattendere alcuno, chiunque sia, quasi non avesse una dignità personale, una rilevanza intrinseca, una personalità irripetibile. Non si dovrà mai dimenticare che l’altro, ogni altro, è come te».