Sara Minciaroni
Dopo aver sorpreso Ofelia alle spalle e averle tagliato di netto la gola, il suo assassino ha messo in atto un macabro gesto. Si è tagliato i polsi e il collo e con il sangue ha vergato sul muro delle frasi in rumeno. Sono proprio quelle parole, ancora difficili da decifrare ad essere oggetto in queste ore delle indagini degli inquirenti. Tra questa ce ne sarebbe una più comprensibile, “famiglia”, che starebbe all'interno di una frase di senso compiuto ma con due possibili interpretazioni. Potrebbe essere diretta alla famiglia del killer, oppure alla famiglia della vittima che Danut (detto Daniel) Darbu, conosceva molto bene. Le scritte stanno sulla parete che sovrasta la testata del letto nella piccola camera d'albergo di Gualdo Tadino. Dove ieri per un sopralluogo sono tornati i carabinieri coordinati dal tenente Pier Giuseppe Zago, e i due fratelli della vittima Ovidio e Dragos Bontoiu affidatisi all'avvocato Daniele Gubbini.
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Ofelia. Il suo corpo supino, appoggiato alla testata del letto ed esaminato dai medici legali Gualtiero Gualtieri e Luca Pistolesi, presenta una profonda ferita alla gola. E, a quanto si apprende, non presenterebbe alcun segno di lotta, almeno evidente, per questo si pensa ad una aggressione improvvisa, forse alle spalle, che avrebbe consentito al killer la forza necessaria per imprimere con il taglierino una ferita così netta e profonda. Sul mento della giovane Ofelia un'altro taglio, come se il suo assassino avesse in un primo momento dovuto correggere la traiettoria del fendente. Ora, dopo il nullaosta per il ritiro della salma, firmato dal magistrato Angela Avila, i familiari stanno pensando ai funerali della 28enne. Vogliono riportarla a casa, in Romania, e per questo si sta mobilitando la solidarietà di tanti cittadini e associazioni.
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Gli oggetti sequestrati. Oltre alla presunta arma del delitto, appunto un taglierino di grandi dimensioni, tra gli oggetti repertati e sequestrati dagli inquirenti c'è anche un asse, forse una mensola, di legno che non sembrerebbe far parte degli oggetti che erano presenti in camera prima dell'arrivo di Darbu. Anche la mensola, come ogni cosa in quella stanza è intrisa di sangue. Una commistione tra quello di Ofelia e quello del suo assassino. Sarà importante capire quali tracce appartengano alla vittima e quali al suo carnefice per determinare la dinamica dell'aggressione e se vi stata una colluttazione prima del colpo fatale alla gola. Il corpo di Ofelia presenta una ferita lacero contusa alla nuca, forse il risultato della caduta all'indietro sulla testata del letto, o forse, un colpo ricevuto proprio con quell'asse di legno sospetto che il killer potrebbe aver portato con sé insieme al taglierino. Elementi che indicherebbero una premeditazione, aggravando ancor di più la posizione dell'indagato.
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Il carcere. Per Darbu intanto si sono chiuse le sbarre della cella nel Carcere di Capanne dove è stato trasferito già ieri. E dove già domani mattina il Gip Alberto Avenoso potrebbe recarsi per la convalida dell'arresto. Il 28enne, difeso dall'avvocato Francesca Tosti, era già stato sentito in ospedale, ma lei sue condizioni avevano richiesto la sospensione dell'interrogatorio. Restano ancora da chiarire diversi aspetti, sui quali però viene mantenuto il massimo riserbo, compreso il particolare dell'sms inviato alla sorella in Romania a testimonianza del delitto appena compiuto.