Da.Bac.
Esclusa dalla squadra perché “non all’altezza”. E’ successo ad una ragazzina tifernate, allontanata dalla società sportiva di cui ha fatto parte per quattro anni, perché il padre avrebbe tardato a iscrivere la figlia. Questa la motivazione ufficiale da parte del club. Il genitore, però, non ci sta e ha scritto una lettera aperta di denuncia dell'episodio. “Quando sono andato a effettuare l’iscrizione – scrive – mi è stato detto che ormai l’organico era al completo”. La ragazzina, per quest'ultima “scusa”, se l’è un po’ presa anche con il padre, a cui ha anche rimproverato la scarsa sollecitudine.
Il padre, però, si giustifica su questo punto e nella lettera scrive: “E’ vero, ho tardato di qualche giorno, però qualche amico dirigente di altre società, mi ha detto: “qual è il problema? Le iscrizioni si accettano sempre. Peraltro anche in questo club si paga una retta, quindi niente arrivava in maniera gratuita”.
La lettera continua, con amarezza, fino ad arrivare ad altre giuste osservazioni: “Lei fin da piccola ha fatto parte del gruppo, si è allenata con passione e noi, in famiglia, eravamo contenti. Erano in 4 o 5 nella prima stagione, lei c’era, anzi per fare numero gli stessi dirigenti sollecitavano che andasse ad allenarsi. Sì giocava poco, forse perché non è una campionessa, e adesso mi viene sempre più il sospetto che non è stata accolta nella squadra perché non ritenuta indispensabile sul piano tecnico”.
Il papà deluso, ricordando che anche i dirigenti dovrebbero ricordarsi di essere genitori, conclude: “Io speravo che fosse questa la ‘società’ ideale per mia figlia. Invece ha trovato la porta chiusa. Portarla da altre parti? Lei ha tutte le amiche in quel gruppo, sono compagne di classe, non vedo perché dovrebbe allontanarsi da loro. Complimenti alla società che potrà vincere, anzi, stravincere, mille campionati, questa sconfitta però resta la più grande”.
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