Sara Cipriani
Arriva alla battuta finale la terza edizione di OpenOpportunity Meeting 2013, serie di incontri e confronti sul mondo del digitale, che si è svolta all'Isola Polvese nelle giornate del 19 e 20 settembre. Arriva al termine lasciando sul tavolo tante nuove idee, tanti semi di nuove collaborazioni, ma anche molti interrogativi aperti.
Fondamentali i temi affrontati in questa due giorni: scuola, turismo e startup. Tre mondi infinitamente vasti e apparentemente distanti tra loro che all'Isola Polvese hanno trovato un trait-d'union nell'impatto trasversale delle nuove tecnologie.
Dopo la serie di interessanti dibattiti su Scuola e Turismo e la premiazione della startup vincente al contest Convincimi, l'attenzione si è spostata oggi sul tema degli Open Data. Molti i relatori che si sono succeduti coordinati da un competente Nello Jacono – Stati Generali dell'Innovazione – e molti gli aspetti affrontati sull'utilità di poter accedere a dati pubblici.
Ad aprire il panel è Cecilia Anesi, giovane startupper del mondo del giornalismo di inchiesta e data journalism. Lampante in questo caso l'utilità di poter accedere a database e informazioni pubbliche, anche se in Italia è ancora lontano il tempo in cui i tantissimi e preziosi dati custoditi da aziende ed enti potranno essere consultabili, non fosse altro che per i tempi tecnici di realizzazione di interfacce fruibili. Un dato su tutti, l'Italia è uno dei pochi Paesi in Europa a non aver ancora aderito al Freedom of Information Act – FOIA – che garantisce l'accesso alle informazioni della PA.
Il Belpaese parte dunque da un ritardo considerevole rispetto a molti altri Paesi Europei, solo per confrontarci con i più vicini. Stessa considerazione che era emersa nel breve panel mattutino in cui erano intervenuti, chiedendo al Governo scelte e interventi maggiormente incisivi nel settore tecnologico e digitale, sia l'assessore Vinti – Infrastrutture tecnologiche immateriali – che l'assessore Paparelli della Regione Umbria – responsabile per l'Agenda Digitale. A ribadire il concetto di urgenza è Ernesto Belisario – avvocato nel settore amministrativo – che con un chiaro quanto appassionato intervento ha sottolineato la difficoltà di mettere a sistema gli open data e di trovare metodi per mettere a patrimonio comune i dati dei vare settori. “Siamo bravissimi in Italia – ha detto Belisario – a inventarci progetti pilota, il problema è che quand'anche si arrivi ad un successo del progetto, non abbiamo più i soldi né le competenze per mettere a regime quanto sperimentato”.
Un quadro ancora una volta poco rassicurante, nonostante la buona volontà e le capacità di alcune amministrazioni pubbliche, tra la quali annoveriamo sicuramente la regione Umbria – di ieri la notizia che il Cuore Verde d'Italia è tra le prime Regioni italiane per trasparenza e partecipazione su tutti gli aspetti dell’organizzazione e dell’attività dell’Ente. E a raccontare cosa si sta facendo in merito di egov e opendata in questo territorio erano oggi presenti Stefania Cardinali – Sistema Informativo regionale – e Mario Conte AD di Webred. Secondo quest'ultimo la ricetta giusta sta nell'unire le forze, mettere a sistema alcune PMI, con le istituzioni, coinvolgendo anche le associazioni di categoria (oggi presente Assintel) in una partnership equilibrata nei ruoli tra pubblico e privato, finalizzata a liberare dati, raccoglierli, manternerli aggiornati e renderli fruibili a tutti i cittadini. “Dobbiamo far incontrare, sugli open data, la domanda (necessità di essere informati da parte dei cittadini) e l'offerta (pubblicazione dei dati pubblici aggiornati)” ha affermato Conte.
Una sfida ancora tutta da comprendere quella dei Dati di libero accesso, al pari di quelle per gli interventi infrastrutturali dedicati alle nuove tecnologie, per non parlare dell'alfabetizzazione informatica. Sfide sulle quali si gioca un buona fetta di futuro del Paese e sulla quale non possono più bastare solo dibattiti e parole.