“Se quello che mi si chiede è di adoperarmi perché l’obiettivo di riconoscimento del tartufo come patrimonio immateriale dell’umanità da parte dell’Unesco possa essere raggiunto sono onorato e lo farò senza dubbio”. Così Massimo D’Alema, a Norcia, ha risposto alla richiesta di diventare ambasciatore del tartufo presso le istituzioni italiane e nel mondo, arrivata durante un convegno promosso dall’Associazione nazionale città del tartufo per fare il punto sullo stato della candidatura che riguarda il pregiato fungo. “Credo che il tartufo – ha proseguito D’Alema –, un prodotto straordinario della natura, diventato simbolo di cultura, tradizione, ricerca e di una particolare gastronomia italiane, rappresenti la qualità e l’eccellenza del nostro Paese. Intorno ad esso si è vista fiorire un’economia che, per molti anni, è stata quasi ‘clandestina’ con i suoi regni, i suoi canali e le sue pratiche estremamente affascinanti. Dobbiamo cercare di proteggere questo sistema, con il suo patrimonio naturale e umano, di preservarlo e anche di farne leva di ricchezza e di sviluppo. Attorno a tutto questo occorre l’attenzione delle istituzioni”.
Un incontro che si è svolto nell’ambito della 50esima edizione di Nero Norcia e ha visto anche la partecipazione, insieme a Giancarlo Picchiarelli, presidente delle Città del tartufo, e a Giampalo Stefanelli, primo cittadino nursino, di Claudio Ricci, presidente dell’Associazione beni italiani patrimonio mondiale Unesco. “Da oggi – ha detto Ricci, quasi facendo eco a D’Alema – diamo la nostra disponibilità tecnica a supportare questa candidatura di straordinaria importanza non solo per i territori legati al tartufo, ma per tutta l’Italia a livello internazionale. Mi sento, peraltro, di dare un consiglio all’associazione che porta avanti la richiesta. Sono, infatti, due le cose che non si devono perdere di vista, la prima è insistere sul fatto di essere un ‘sito’ seriale, cioè che coinvolge una serie di luoghi intorno a una valenza, che è il tartufo. I territori legati al pregiato fungo, in pratica, garantiscono la serialità del bene, nella ricerca, valorizzazione e promozione. In secondo luogo, insistere sulla tutela diretta, ma soprattutto su quella indiretta e questo significa essere in grado di dimostrare che si è capaci di mantenere la tradizione legata al tartufo, di sensibilizzare la popolazione sulla tematica, anche attraverso capacità progettuale, partendo dalle giovani generazioni e dalla scuola. Quello che deve essere chiaro è che si trasferisce una sensibilità, un bene duraturo, che una comunità custodisce a beneficio dell’intera umanità”.
“Anche quest’incontro – ha aggiunto Picchiarelli – è in grado di dimostrare la complessità della nostra realtà e, anche grazie alle nostre città, molte delle quali legate a vario titolo all’Unesco, diamo sostegno al percorso che abbiamo avviato. Il legame tra i nostri associati è impiantato su valori comuni di collaborazione e solidarietà ed è la prova che si può lavorare insieme per un obiettivo e per promuovere il sistema nazionale”.
L’appuntamento nursino si è caratterizzato anche per una nutrita presenza di associati delle Città del tartufo, dal Piemonte alla Campania, rappresentati da sindaci e amministratori, e per la partecipazione dell’istituto comprensivo “Alcide de Gasperi” di Norcia, scuola associata Unesco, che, attraverso il suo dirigente Rossella Tonti, ha lanciato la proposta di costituire, insieme all’associazione, una rete di scuole delle Città del tartufo.