Ricorderete la vicenda del New Bar di Città di Castello, il locale di via Roma andato a fuoco con una tremenda deflagrazione, tanto da essere udita in diverse zone della città. Accadde esattamente un anno fa, nella notte dell’8 gennaio. Le indagini per scoprire la natura dell’incendio e gli eventuali responsabili erano partite immediatamente, grazie all’azione dei carabinieri della stazione locale, coordinanti dal comandante Alfredo Cangiano e dai vigili del fuoco tifernati. Esclusa la pista del racket e delle estorsioni, si riuscì poi a scoprire che il rogo era di origine dolosa, appiccato da un cittadino rumeno rimasto gravemente ustionato, ed arrestato poche settimane dopo, quando organizzava la sua fuga da Città di Castello. Accusate con lui altre quattro persone, ossia i vecchi ed i nuovi gestori del bar, per incendio doloso in concorso e danneggiamento fraudolento di beni assicurati. I cinque avrebbero dunque cercato di truffare la compagnia assicurativa, a causa di alcuni debiti accumulati che volevano così cercare di appianare.
Il processo – E’ dunque cominciato ieri pomeriggio, presso il Tribunale di Perugia, il processo per i fatti di quell’8 gennaio, a carico degli ex gestori del bar, e dei due nuovi gestori, così come del venticinquenne rumeno, autore materiale dell’incendio. A presiedere l’udienza il giudice D’Andria, mentre la compagnia assicurativa Axa ed il titolare dell’immobile, dichiaratosi estraneo alla faccenda, si sono costituiti parte civile. Tutti gli imputati hanno chiesto il patteggiamento della pena, tutti tranne per uno degli ex proprietari che ha chiesto, tramite il suo avvocato, di far trasferire il suo procedimento a Città di Castello.
Le accuse – Secondo quanto stabilito dalle indagini delle forze dell’ordine, durate circa un mese, i quattro avrebbero pagato il venticinquenne rumeno, falegname incensurato, con diverse migliaia di euro per appiccare l’incendio. Il tutto appunto per riscuotere dei soldi dalla compagnia assicurativa, secondo la polizza sottoscritta. L’incendio però fu maldestro: l’uomo usò troppa benzina, tanto che l’odore era chiaramente percepibile nei locali dopo il rogo. Così tanta che lo stesso autore fu scaraventato fuori dal locale ferito e ustionato. (Ale. Chi.)
Riproduzione riservata – Articolo modificato su appello al diritto all’oblio in data 18 maggio 2021