Sara Minciaroni
Gli studenti si sono radunati intorno alle 8.30 in Piazza Partigiani, con loro i Cobas e la Usb, al grido di “Youths of Europe rise up” in corteo hanno raggiunto Piazza Italia, manifestando prima sotto la sede della Banca d'Italia per poi proseguire verso piazza IV Novembre. Dopo un sit-in sulle scalette del Duomo hanno deciso di dirigersi verso la Facoltà di Lettere e Filosofia, occupandola per qualche ora. Una manifestazione colorata e pacifica che non ha mancato certo di slogan contro il governo Monti e contro la Bce.
Occupata la Facoltà di Lettere – Non è durata molto, ma è stata significativa, l'occupazione da parte degli studenti della Facoltà di Lettere e Filosofia a Perugia. Il corteo è salito fin dentro le aule dell'ateneo perugino, interrompendo le lezioni in corso. Gli studenti sono scesi in piazza Morlacchi e sono rimasti raccolti aderendo di fatto alla protesta.
Giovani e sindacati contro – Protestano, perchè vedono a rischio il loro futuro, contro le politiche della Ce, Bce e Fmi che “stanno impoverendo e precarizzando donne e giovani, lavoratori e migranti, impiegati e pensionati. Contro le politiche recessive e antipopolari che “anche in italia, grazie al governo Monti e alla maggioranza di Pd, Pdl, Udc che lo sostiene, stanno smantellando diritti e tutele. Contro il “social compact” della Confederazione Europea dei Sindacati e contro la concertazione neo corporativa di Cgil, Cisl, Uil, Ugl, che condividono di fatto la riscrittura neo liberista della legislazione e il blocco della contrattazione”. Contro le burocrazie politiche, partitiche, imprenditoriali e sindacali, “che partecipano al massacro sociale e monopolizzano la democrazia”.
Dalla Spagna a Perugia- Dalle piazze spagnole, dal popolo portoghese, dalle lotte grehe, la rivolta sociale contro il debito e l'austerità è arrivata anche a Perugia, per la riappropriazione della ricchezza e della democrazia. Erano moltissime le iniziative oggi nelle piazze perugine, filo conduttore una protesta diffusa per le strategie messe in atto dal governo per affrontare la crisi. Anche in umbria, con il crollo della produzione industriale e della ricchezza locale si è registrata una peridita di 20mila posti di lavoro e cassa integrazione per altri 30mila. Su queste condizioni le politiche di austerità pesano come un macigno tagliando trasferimenti e riducendo servizi: dal taglio dei fondi per la non autosufficienza, ai tagli alla sanutà, tagli per il trasporto pubblico locale; riduzione del tempo di scuola, delle cattedre, del sostegno alle disabilità, oltre al sovraffollamento delle classi, all'espulsione dei precari per una perdita complessiva di 2000 posti di lavoro tra docenti e ata.
Le decine di vertenze locali – Lo urlano a gran voce i manifestanti, elencano le decine di vertenze locali, tra cui spiccano quella “no tubo” e contro gli impianti a biomasse, contro l'incenerimento a Perugia e Terni, contro la vicenda di Umbria Mobilità, contro il mancato rispetto dell'esito referendario sull'acqua pubblica, ci dicono che “c'è bisogno di un'altra democrazia e di un nuovo welfare oltre alla privatizzazioni e le gestioni pubbliche asservite e clientelari”.
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