Con il 5° posto di Perugia e il 14° di Terni, i due dei capoluoghi umbri confermano i risultati ottenuti lo scorso anno nella classifica delle città italiane di medie dimensioni nella 19^ edizione di Ecosistema Urbano, il Rapporto annuale di Legambiente, Sole 24 Ore e Ambiente Italia.
Un risultato sicuramente positivo se paragonato alle altre città italiane e che merita comunque un'analisi più approfondita dei dati. Infatti dal dettaglio dei singoli indicatori emerge che rispetto agli anni recedenti non ci sono stati significativi cambiamenti per la sostenibilità ambientale dei due capoluoghi umbri e che i principali problemi vengono sostanzialmente confermati.
Il dato infatti che emerge a livello locale, così come a livello nazionale, è la brusca e preoccupante battuta d'arresto delle politiche ambientali urbane, arresto però non giustificato dalla penuria di risorse: infatti prima ancora di quella economica, pare esserci una crisi della capacità di fare buona amministrazione che investe molte, troppe realtà locali. Nella maggior parte dei capoluoghi italiani ed anche a Perugia e a Terni, ad esempio, torna a crescere l'inquinamento atmosferico, la media delle polveri sottili a Perugia passa da 21 a 23,3 microgrammi per metro cubo e Terni da 26,3 a 32 microgrammi per metro cubo, un dato quello della qualità dell'aria che è strettamente legato alla densità delle autovetture e di come ci si sposta in città, ai consumi di idrocarburi, alla vivibilità delle città. Ed infatti ai due capoluoghi umbri va la maglia nera per il numero di autovetture circolanti: 69 auto/100 abitanti a Perugia, poco meno Terni con 65 auto/100 abitanti. A questo si aggiunge anche la ridotta estensione delle ZTL, delle piste ciclabili e delle aree verdi.
Anche i dati sui rifiuti sono emblematici: Terni rimane al palo per la gestione dei rifiuti attestandosi al 32,6% di raccolta differenziata e con un aumento di produzione procapite di rifiuti (606 Kg ab/anno) rispetto allo scorso anno, ben lontana da Perugia con il 45,9% a sua volta però ben lontana da Novara con il 72,4% e Salerno con il 68,5%.
Questo vuol dire che a Perugia occorre continuare nella direzione della raccolta differenziata spinta estendendola a tutta la città ma nello stesso tempo intervenire con maggior convinzione nel miglioramento della qualità della raccolta differenziata a cominciare dall'organico. Non dimentichiamoci che Gesenu, nel centro storico per la raccolta dell'organico, ancora distribuisce i sacchetti di plastica invece di quelli compostabili e, caso unico in Italia, i pannolini vengono raccolti con l'organico. Il difetto sta in un'impiantistica vecchia che condiziona il modello di raccolta, che consente di produrre compost di qualità ma producendo troppo scarto.
A Terni invece l'entrata in funzione dell'impianto a biogas di Green ASM a Nera Montoro dovrà essere l'occasione per incentivare la raccolta differenziata dell'organico in tutta la conca ternana.
Per i consumi energetici domestici emerge invece il buon risultato di Terni che conferma il suo virtuosismo (al 3° posto con 970 kWh/ab).
Meritano attenzione anche i dati della gestione dei servizi idrici: ad alti consumi idrici (144,4 l/ab/gg a Perugia e 140,3 l/ab/gg a Terni) corrispondono anche alte perdite di rete (30% a Perugia e addirittura 44% a Terni).
“Al di là della posizione in classifica – ha dichiarato Alessandra Paciotto, presidente di Legambiente – se si vanno a guardare i dati di Perugia e Terni, salta immediatamente agli occhi che non ci sono sostanziali variazioni rispetto allo scorso anno. Questo in Umbria come nel resto d'Italia. Le città sono praticamente ferme e questo perché le amministrazioni locali hanno paura di cambiare passo e di imboccare con determinazione la strada del cambiamento ma anche perché mancano serie politiche a livello nazionale”.
“Anche Perugia e Terni – spiega Mirko Laurenti, responsabile per Legambiente del Rapporto Ecosistema Urbano – possono essere il fulcro di un rinnovamento radicale dell'Umbria, perché insieme alla costruzione di un'economia a bassa emissione di anidride carbonica e la messa in sicurezza dei territori e degli edifici, rappresentano l'opportunità per uscire dalla crisi economica e dal declino. Il rinascimento urbano è possibile, non è un'utopia, ma oltre ad una politica regionale e dei comuni più attiva in questa direzione, serve anche il coinvolgimento e la consapevolezza delle singole persone. C'è un mondo di cose da fare ed Ecosistema Urbano fotografa fedelmente lo stato delle città italiane, mai come quest'anno così statiche nella qualità ambientale”.
Ecosistema Urbano, l'annuale ricerca di Legambiente e dell'Istituto di Ricerche Ambiente Italia, realizzata con la collaborazione editoriale de Il Sole 24 Ore, quest'anno alla sua diciannovesima edizione, è realizzata attraverso questionari e interviste dirette ai 104 comuni capoluogo di provincia e sulla base di altre fonti statistiche, con informazioni su 25 parametri ambientali per un corpus totale di oltre 100mila dati. I dati di questa edizione del rapporto fanno quindi prevalentemente riferimento all'anno 2011.
Perugia ottiene quest'anno una menzione 19^ edizione Ecosistema Urbano
Quest'anno un riconoscimento particolare va alle best practices dell'Area C di Milano, del porta a porta per i rifiuti di Andria, dei tetti solari delle scuole di Bergamo, degli orti urbani di Bologna, degli acquisti verdi di Perugia. Esperienze che dimostrano come anche in tempi di vacche magre, il vero motore resta la voglia di fare.
Con la firma del protocollo d'intesa tra il Comune di Perugia e Viscolube, ha iniziato una sperimentazione sull'utilizzo di oli lubrificanti formulati completamente con basi rigenerate a bordo di uno dei propri mezzi. Si tratta del secondo esperimento del genere in Italia – dopo quello partito lo scorso ottobre a Savona – che risponde alla direttiva europea sugli “Acquisti Verdi” da parte delle Amministrazioni Pubbliche.
La sperimentazione prevede un test in cui verranno messe a confronto, su due automezzi per la manutenzione stradale del Comune di Perugia, le prestazioni dell'olio lubrificante “tradizionale” (cioè con base lubrificante di prima raffinazione) e dell'olio formulato con base rigenerata, per una durata di esercizio di10.000 km o 1 anno. Il test permetterà una valutazione comparata volta a confermare che il lubrificante rigenerato possieda caratteristiche equivalenti ai lubrificanti ottenuti da cicli produttivi di prima raffinazione, e pertanto garantisca ai motori prestazioni analoghe, consentendo nel contempo all'amministrazione di conseguire chiari vantaggi ambientali ed economici.
L'esito positivo del test consentirà ai Comuni, alle Province e alle aziende partecipate, di predisporre bandi di gara che contengano la richiesta esplicita di lubrificanti composti da una quota di olio rigenerato.