(Carlo Vantaggioli)- Ieri in Consiglio comunale è iniziata la discussione sul nuovo Piano Commercio studiato per la città di Spoleto dall'amministrazione comunale, già salito già all' attenzione delle cronache per la rivoluzione che riguarda il commercio ambulante ovvero lo spostamento della Fiera di Loreto dal “Borgaccio” a V.le Trento e Trieste. In effetti la più grande novità degli ultimi decenni di piani commerciali sfornati dal comune. Non paghi della rivoluzione però gli amministratori locali, in preda ad una sorta di furia iconoclasta che ricorda molto la Rivoluzione Culturale maoista, hanno anche dato in pasto al consiglio comunale una nuova vera provocazione. Il Mercatino delle Briciole cambierà nome e si trasformerà in Mercato dell'Antico. La reazione più sentita e per certi versi anche divertente è stata quella dell'ex-assessore al commercio degli anni '90, ora capogruppo per il Terzo Polo-Udc, Sergio Grifoni, proprio colui che si inventò l'iniziativa battezzandola appunto con l'appellativo di “delle Briciole”. Grifoni, colpito nell'onore, si è scagliato contro la smania di cambiare nome alle cose come se poi queste per miracolo si trasformassero magicamente in altro. E un pò ragione ce l'ha. Chi si intende di comunicazione e sopratutto di quella relativa a fatti commerciali o a iniziative imprenditoriali sà che un marchio non va modificato se non in quegli aspetti che non intervengono sul messaggio primario. Nel caso del mercatino il restyling poteva interessare la grafica della comunicazione, o magari l'organizzazione, ma cambiare solo il nome e per giunta dopo 20 anni circa di esistenza, disorienterà il pubblico. Nè è pensabile che l'iniziativa si “nobiliti” per il solo fatto che si chiamerà “dell'Antico”. In questo è veramente curioso osservare come l'uso delle parole rispecchi anche una certa mentalità che intende serie solo certe inizative, purchè abbiano almeno nomi seri. Via dunque il fiabesco appellativo delle “briciole” che fa tanto Pollicino o smollicone disordinato, e avanti il pomposo “dell'Antico”, con tutta l'orgia di cassettoni, tavoli, sedie, buffet e contro-buffet della nonna. Non mancheranno anche i soliti elmetti nazisti ed i sovietici cappelli rococò dell'esercito, pieni di cordoni e nastrini, omaggio all'antico appena dietro l'angolo. Si spera in un pennacchio napoleonico da qualche parte comunque. Che dire, regna una certa confusione di progetti ultimamente. Auspichiamo l'arrivo delle Guardie Rosse, o in alternativa bipartisan, delle Guardie Svizzere.
Di seguito l'intervento del Consigliere Comunale Terzo Polo-Udc, Sergio Grifoni:
Dopo lo spostamento della Fiera della Madonna di Loreto, adesso hanno cambiato anche il nome al Mercatino delle Briciole.
Non si chiamerà più così ma, udite, udite, …Mercato dell'Antico!
Un nome ” originale”, motivante e, soprattutto, finalizzato.
Immaginate la meraviglia dei turisti che frequenteranno in futuro il mercatino, convinti di trovare solo cose “antiche”, ed inizieranno a transitare invece fra le bancarelle degli ambulanti cinesi.
Alla faccia dell'antico!!!
Con l'approvazione del Piano Commerciale di settore, tutto ciò diventa purtroppo realtà.
Ho cercato di far comprendere ai colleghi consiglieri di maggioranza, che cambiare il nome di un mercato consolidato in corso d'opera, e' comunque un errore di marketing.
Provate a chiedere ai palermitani di cambiare il nome del Mercatino delle Pulci.
Vi lincerebbero!!!
Sono venti anni che esiste questo mercato e, se non e' decollato nella giusta maniera, non e' certo per colpa del nome, ma per cause imputabili a non corrette strategie,sia di giusta promozione, che di organizzazione.
Quando nel 1992, da Assessore al commercio, proposi il nome del mercato, l'allora Commissione e Giunta, lo accettarono convinti che fosse particolarmente caratterizzante, non banale, non trito, non
generico.
Sono passati tanti anni d'allora, ed il nome, piaccia o no, ormai e' conosciuto e consolidato.
Ieri in Consiglio Comunale hanno giustificato tale cambiamento, con la risultanza di un specifico studio di marketing.
Nessuno pero' e' stato in grado di dirci chi lo ha elaborato, dove sta, cosa dice nello specifico, quali motivazioni addotta.
Alibi, alibi e solo alibi, utili per convincere a votare senza porsi tante domande.
Forse sbaglierò io ad essere legato a valori tradizionali, ma non sono questi i giusti espedienti per evidenziare le capacita' innovative.
La fantasia, anche nel commercio ambulante, e' ben altra.
Ho proposto, per esempio, l'organizzazione di piccoli mercati, da tenersi ogni fine settimana, con merceologia specializzata: vimini, ferro battuto, ceramica, libri antichi, etc.
Sarebbe una attrattiva per quel turismo endogeno, ovvero umbro, che proprio nel fine settimana non sa dove andare.
Ci si chiederebbe: ” andiamo a Spoleto?”
“Cosa c'e?”
“Non lo so, ma qualcosa di sicuro c'e!”
Lo sviluppo sta nell'alimentare la fantasia per trovare cose nuove, e non modificare forzatamente quelle già palesemente consolidate.
Ogni volta che si cambia qualcosa per giusta causa, e' sempre comunque un riconoscimento di sconfitta.
Sia ben chiaro, se deve essere fatto, e' bene che si faccia.
Quando si cambia pero' senza bisogno o motivo reale, e' un palese sintomo di confusione.
E la confusione, da che mondo e' mondo, è l’antivetrina dell’approssimazione.