Tabacchicoltori, esponenti delle manifatture, tabaccai e il monopolio di stato. C'era tutta la filiera del tabacco oggi, con tantissimi esponenti delle associazioni di produttori umbri, in una gremita sala della Camera di Commercio di Roma a confrontarsi con il ministro alle Politiche Agricole Mario Catania sul futuro del settore, in occasione della presentazione del XV Rapporto sulla filiera del Tabacco in Italia firmato da Nomisma.
“Siamo pronti a dare tutto il sostegno possibile alla filiera”, ha detto Catania, “quella del tabacco è una filiera che va preservata con particolare riguardo, in considerazione dell'altissima manodopera che richiede in tutte le sue fasi”.
Secondo il rapporto, nel 2010 l’intera filiera ha occupato in totale circa 204.000 addetti: 53.000 nella tabacchicoltura, 5.500 nella prima trasformazione, 740 nella manifattura, 2.700 nella distribuzione dei prodotti da fumo e 140.200 nelle rivendite di tabacchi.
Al centro dell'incontro, i problemi del settore, che si sta progressivamente ridimensionando in tutte le regioni produttrici, a partire dall'Umbria dove le aziende che coltivano sono in netta diminuzione per effetto della progressiva cessazione degli aiuti comunitari. Secondo il rapporto: “Nel 2010 le superfici coltivate a tabacco sono state pari a 28.016 ettari, in calo del -2% rispetto al 2009 e la produzione è scesa a 89.112 tonnellate (-8,9% sul 2009)”.
In particolare, i prossimi nodi individuati dallo studio e dagli esponenti della categoria presenti in sala sono stati la nuova Pac (Politica agricola comunitaria, che definisce il pagamento degli aiuti europei all'agricoltura) e la Direttiva sui Prodotti da fumo.
Riforma della Pac – Nel primo caso, la proposta di riforma della PAC post-2013, attualmente in fase di negoziato, prevede la progressiva convergenza degli aiuti tra agricoltori di uno stesso Stato membro (o di una regione) verso un valore di pagamento ad ettaro uniforme che, dalle attuali stime, sarà una cifra di molto inferiore all’aiuto che storicamente ha percepito un’azienda di medie dimensioni specializzata a tabacco quale compensazione per gli elevati costi di produzione, in larga parte collegati al rilevante utilizzo di manodopera. Il rischio, in assenza di contromisure ad hoc per il settore, è l’abbandono generalizzato della coltura.
Direttiva prodotti da fumo – Il secondo nodo è poi il processo di revisione da parte della Commissione Europea della Direttiva sui Prodotti del Tabacco. In particolare la filiera vede di cattivo occhio il divieto di utilizzare alcuni ingredienti additivi nella produzione delle sigarette, fondamentali per dare sapore al tabacco Burley coltivato in Italia ma che, secondo i promotori della riforma, potrebbero essere motivo di dipendenza da fumo.
La stessa ipotesi di revisione ipotizza poi l’introduzione del cosiddetto pacchetto generico (plain packaging), identico per tutte le marche di sigarette, che secondo la filiera porterebbe ad una contrazione delle vendite riducendo la redditività delle tabaccherie. Il pacchetto generico poi, secondo la filiera, aprirebbe la strada alla crescita esponenziale dei prodotti contraffatti. (fda)