di Roberto Settimi (*)

I dati sul comprensorio turistico spoletino nel 2011, nella statistica redatta dalla Regione Umbria, ci danno un aumento complessivo delle presenze piuttosto rilevante pari al 9/10%. Leggendo però la statistica non sulle basi percentuali rispetto ad anni precedenti, ma con i crudi numeri delle presenze nei vari comprensori regionali, si nota come la situazione del comprensorio turistico Spoletino sia davvero deprimente avendo registrato infatti 242.829 presenze. In Umbria solo il comprensorio Amerino e di un soffio quello Tuderte hanno rilevato un dato peggiore del nostro, mentre nel Perugino ci sono state 1.218.633 presenze, nell’Assisano 1.110.833, nel comprensorio del Trasimeno 990.128, nel Folignate 538.478, in Valnerina ed alta valle del Tevere ben oltre le 330.000/340.000 presenze, insieme all’Eugubino, all’Orvietano e al Ternano.

Andando a scorrere indietro di qualche anno, per esempio al 2000, il comprensorio Spoletino aveva avuto 232.000 presenze, molto meglio del Tuderte, leggermente meglio dell’alta valle del Tevere e di poco lontano dall’Eugubino, Orvietano e Valnerina.

In undici anni, il comprensorio spoletino è rimasto più o meno costante nelle presenze (+ 10.000) a differenza degli altri comprensori che hanno avuto incrementi significativi e costanti negli anni fino ai 60.000 in più per la Valnerina, 110.000 per l’Alta valle del Tevere, 80.000 per il Folignate, 53.000 per l’Eugubino, 75.000 per il Tuderte, 18.000 per l’Amerino, 53.000 per l’Orvietano, 160.000 per il Perugino. Hanno avuto un decremento solo il comprensorio Ternano e quello Assisano che, tuttavia, nel 2011 vantava oltre 1.110.000 presenze. Questi sono i crudi dati forniti dal servizio turistico regionale facilmente visionabili sull’apposito sito.

Occorre fare quindi una seria riflessione. Spoleto, città di grande vocazione culturale, con i suoi tesori d’arte e di storia, è il fanalino di coda dell’Umbria. Non fabbriche, non industrie e nemmeno turismo: una città destinata ormai da anni ad accartocciarsi sempre di più su se stessa. Non è un problema regionale, ma tutto locale, al quale si deve dare assolutamente una risposta.

Può bastare il festival o altre piccole manifestazioni come accaduto in questi anni? Assolutamente no. La città deve vivere tutto l’anno, come recitava lo slogan che per anni ha accolto i turisti all’ingresso della città. E’ ora che questo slogan torni a rappresentare una realtà! Per questo ci vuole un idoneo piano marketing territoriale, inteso come attività strategica di sviluppo economico e sociale, che si pone l’obiettivo di analizzare, comprendere, valorizzare e definire le strategie per lo sviluppo di sistemi economico-produttivi locali. La prioritaria esigenza è quella di produrre una sostanziale evoluzione del comprensorio territoriale in virtù delle specifiche caratteristiche espresse o potenziali. La vera sfida nell'era della globalizzazione e nel pieno di una pesante crisi economica, è quella di formulare una strategia di sviluppo competitivo organico per l'intero territorio accentuando l'attenzione sulle tipicità e le valenze dello stesso. Per questo, come associazione, vorremmo dare il nostro contributo organizzando a breve un convegno sulle potenzialità presenti e future che la nostra città ha, o potrebbe mettere in atto.

(*) Vicepresidente Associazione Culturale “I Cento Comuni”