Finisce nel più tragico dei modi, a soli 48 anni, la vicenda umana di Whitney Houston, sicuramente una delle più importanti e dotate voci nere del PopSoul degli anni '80-'90. Erano note ormai a tutti le cronache degli ultimi tempi in cui la Houston, prima tossicodipendente e recentemente in preda a crisi depressive, veniva sempre descritta in bilico sul baratro. Solo una settimana fa l'ultimo gossip che l'ha riguardata, la dava completamente al verde e sostenuta solo dalla generosità degli amici, si spera almeno di quelli che hanno ricevuto fortune alla sua corte durante gli anni d'oro. Alla vigilia della cerimonia dei Grammy altre notizie la davano addirittura in gravi condizioni. Nata nella periferia del New Jersey, il padre era un militare e la madre Cissy era una cantante di gospel. L'arte e il canto era una dote di famiglia: Whitney era cugina della star pop Dionne Warwick e figlioccia della grande Aretha Fraklin. Nel 1986 vinse il Grammy e per anni domino' la scena con tantissimi successi mondiali. Nella Billboard Hot 100 riusci' a piazzare sette singoli consecutivi al numero uno, battendo il record di cinque appartenente a stelle del calibro di Diana Ross, e perfino dei Beatles. Assieme a Michael Jackson detiene il record dell'artista di colore di maggior successo. Tutti ricordiamo poi il famoso film del 1992 “The Bodyguard”, che la vide protagonista con Kevin Costner in uno dei maggiori successi di cassetta di quegli anni, un vero tormentone. Il dramma della cantante ha una fase centrale nel matrimonio con il cantante Bobby Brown durato, tra botte ed abusi di ogni genere dal '92 fino al 2006. Un calvario in cui la Houston si è trascinata aiutata dall'uso degli stupefacenti e degli psicofarmaci. Il corpo della cantante e attrice è stato trovato ieri pomeriggio in un hotel di Beverly Hills, a Los Angeles, alle 15:55 ora locale (00:55 ora italiana di oggi 12 febbraio -ndr.).